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Nimis: un incanto di colline e vigneti nel cuore del Friuli, patria del Ramandolo

Immerso in un abbraccio di colline verdeggianti, dove i vigneti si rincorrono in un disegno geometrico e rigoglioso, sorge Nimis, un comune del Friuli Venezia Giulia che custodisce un’anima antica e un paesaggio di rara bellezza.

Un luogo dove la natura incontaminata regna sovrana, tra boschi secolari e le acque limpide del torrente Cornappo che scorre sinuoso tra le valli. Un territorio che profuma di storia, dalle sue origini romane testimoniate da antiche cronache, alle pievi medievali che punteggiano il paesaggio come gemme preziose.

Ma Nimis è soprattutto la culla di un tesoro enologico dal colore dell’oro antico: il Ramandolo. Questo vino passito, un vanto per l’intera regione, è molto più di un semplice prodotto tipico; è l’espressione più autentica di questa terra, un nettare da meditazione che racchiude in sé il calore del sole e la dolcezza delle sue colline. Venite con noi in un viaggio alla scoperta di questo angolo di paradiso, un’oasi di pace dove la tradizione contadina si fonde con un’enologia di eccellenza.

Un paesaggio che emoziona: le colline di Nimis tra vigneti e natura selvaggia 🌳

Il territorio di Nimis è un vero e proprio dipinto a cielo aperto, un’ode alla bellezza della natura che qui si manifesta in tutta la sua generosità. Le colline, dolci e sinuose, sono il cuore pulsante di questo paesaggio, un susseguirsi di pendii soleggiati dove i vigneti sono i protagonisti indiscussi.

Qui, il lavoro dell’uomo si è fuso in perfetta armonia con l’ambiente circostante, creando un mosaico di filari che in ogni stagione regala scorci mozzafiato. In primavera, le vigne si risvegliano in un tripudio di gemme e germogli, mentre in estate il verde intenso delle foglie crea un contrasto cromatico meraviglioso con l’azzurro del cielo.

nimis ramandoloÈ in autunno, però, che questo paesaggio raggiunge il suo apice di bellezza: i vigneti si tingono di calde sfumature di giallo, arancione e rosso, trasformando le colline in una tavolozza di colori infuocati. Un vero spettacolo per gli occhi e per l’anima, un invito a perdersi con lo sguardo in questo mare di foglie cangianti. 😊

Ma la bellezza di Nimis non si esaurisce nei suoi vigneti. Il territorio è un scrigno di biodiversità, con boschi di faggi, olmi e acacie che offrono rifugio a una ricca fauna selvatica.

Silenziosi sentieri si snodano tra gli alberi, invitando a piacevoli escursioni e passeggiate rigeneranti a contatto con una natura eloquente e incontaminata. Il torrente Cornappo, con le sue acque limpide e tranquille, attraversa queste valli, creando suggestive forre e grotte che meritano una visita.

Le sue acque sono l’habitat ideale per la trota, a testimonianza della purezza di questo ambiente. Per gli amanti delle due ruote, Nimis offre anche numerosi percorsi per mountain bike ed e-bike, che permettono di esplorare in modo sostenibile gli angoli più nascosti e affascinanti di questo territorio, pedalando tra il silenzio dei boschi e la maestosità dei panorami.

Chiesetta di Nimis e vigneti - vista dall'alto
Chiesetta di Nimis e vigneti – vista dall’alto

Questo paesaggio incantato è stato fonte di ispirazione anche per la letteratura. Passeggiando tra queste colline, si ha la sensazione di entrare in un’altra dimensione, dove il tempo sembra scorrere più lentamente e i ritmi sono scanditi dalla natura. Un luogo ideale per staccare dalla frenesia della vita quotidiana e ritrovare un contatto autentico con se stessi e con l’ambiente, lasciandosi cullare dalla quiete e dai suoni della campagna friulana. ✨

Un’esperienza che va oltre la semplice visita turistica, diventando un vero e proprio toccasana per lo spirito!

Il Ramandolo: l’oro di Nimis in un bicchiere 🍷

Nimis è indissolubilmente legata al suo vino più pregiato, il Ramandolo. Questo vino bianco dolce è stato il primo in Friuli Venezia Giulia a ottenere la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), un riconoscimento che ne attesta l’eccellenza e il profondo legame con il territorio. Prodotto esclusivamente con uve di Verduzzo Friulano, un vitigno autoctono tra i più antichi della regione, il Ramandolo è un vino passito che racchiude in sé secoli di storia e tradizione. Le sue origini sono antichissime e nobili, testimoniate da documenti storici che ne celebrano la prelibatezza già molti secoli fa.

La zona di produzione del Ramandolo DOCG è circoscritta all’intero territorio del comune di Nimis e a una parte del vicino comune di Tarcento, in provincia di Udine.

Mappa di Nimis
Mappa di Nimis

Qui, le condizioni climatiche e pedologiche sono ideali per la coltivazione del Verduzzo Friulano. Le Alpi Giulie, infatti, proteggono i vigneti dai venti freddi del nord, creando un microclima mite e favorevole, mentre la vicinanza della pianura favorisce le escursioni termiche notturne, essenziali per lo sviluppo degli aromi nell’uva. Il segreto del Ramandolo risiede nel processo di appassimento delle uve, che vengono lasciate sulla pianta ben oltre la normale vendemmia.

Questo processo, chiamato surmaturazione, permette agli acini di concentrare gli zuccheri e gli aromi, regalando al vino una complessità e una ricchezza uniche. La raccolta avviene tardivamente, spesso tra ottobre e novembre, quando i grappoli hanno raggiunto il perfetto grado di maturazione e disidratazione.

Scopri la Cooperativa di Ramandolo di Nimis, guarda il video!

Un’esperienza sensoriale unica: colore, sapore e gusto del Ramandolo

💛 Il Ramandolo è un vino che conquista al primo sguardo. Il suo colore è un giallo dorato intenso, brillante e luminoso, che con l’invecchiamento assume splendidi riflessi ambrati, ricordando l’oro antico o il miele più pregiato.

💛 Al naso, si apre in un bouquet complesso e avvolgente, un vero e proprio concerto di profumi. Le note dominanti sono quelle della frutta matura e disidratata: si riconoscono chiaramente l’albicocca passita, i fichi secchi, la scorza d’arancia candita. A queste si uniscono sentori dolci di miele di castagno e di acacia, con un tocco di vaniglia e spezie dolci che deriva dall’eventuale affinamento in legno. Non mancano delicate note floreali di ginestra, tiglio e fiori di campo, che aggiungono un ulteriore strato di eleganza e finezza al suo profilo olfattivo.

💛 Al palato, il Ramandolo è un’esplosione di gusto, un’esperienza memorabile. È un vino dolce, ma mai stucchevole, grazie a un perfetto equilibrio tra la dolcezza residua degli zuccheri, una vibrante acidità che dona freschezza e pulizia, e la presenza di tannini delicati, una caratteristica tipica del vitigno Verduzzo Friulano che conferisce al vino una struttura solida e una piacevole sensazione leggermente astringente sul finale.

Questa particolarità lo rende unico nel panorama dei vini dolci, donandogli una personalità che si distingue e che invita a un nuovo sorso.

È morbido, vellutato e di corpo, avvolge il palato con calore e intensità, chiudendo con un retrogusto lunghissimo e persistente che richiama fedelmente le note fruttate e mielate percepite all’olfatto.

Abbinamenti e momenti di degustazione: il Ramandolo come vino da meditazione 🙏

Ramandolo micossiIl Ramandolo è per eccellenza un “vino da meditazione“. Questo non significa che vada bevuto in solitudine, ma che merita attenzione e tempo. È un nettare da sorseggiare lentamente, magari la sera, davanti al calore di un camino o in compagnia di buoni amici, per coglierne appieno tutte le sfumature e la complessità del suo bouquet. La sua degustazione è un’esperienza che coinvolge tutti i sensi e che invita alla contemplazione, un piccolo lusso da concedersi per celebrare un momento speciale o semplicemente per rilassarsi.

Tuttavia, il Ramandolo è anche un vino sorprendentemente versatile che si presta a sublimi abbinamenti gastronomici. Si sposa magnificamente con formaggi saporiti, piccanti ed erborinati come il Gorgonzola, lo Stilton o il Roquefort, creando un piacevole e intrigante contrasto tra la dolcezza del vino e l’intensità sapida e pungente del formaggio.

È eccellente anche con il foie gras, un abbinamento classico e di grande raffinatezza, dove la grassezza del fegato viene bilanciata dalla freschezza acida del vino.

Vino Ramandolo accompagnato da un formaggio fresco e dolceNel campo dei dessert, il Ramandolo dà il meglio di sé con la pasticceria secca tradizionale friulana, come la Gubana, ma anche con i biscotti, torte a base di noci, mandorle o frutta secca, e crostate di frutta fresca. Si abbina piacevolmente anche a dolci a base di frutta e cioccolato bianco. Ma le sorprese non finiscono qui!

Il Ramandolo può essere abbinato con successo anche a piatti salati. È ottimo con il prosciutto crudo di San Daniele e fichi, con il lardo e con i salumi tipici della zona.

La sua struttura gli permette di accompagnare anche carni bianche preparate con salse agrodolci o a base di frutta.

La temperatura di servizio ideale per il Ramandolo è di circa 12-15°C, per esaltarne al meglio i profumi e il gusto senza che la componente dolce prenda il sopravvento.

Oltre il vino: cosa vedere e fare a Nimis ⛪

Vista dalla chiesa di San Giovanni Battista, Nimis
Vista dalla chiesa di San Giovanni Battista, Nimis

Nimis non è solo una meta per gli amanti del buon vino e della natura, ma anche un luogo ricco di storia e cultura, testimone di un passato che affonda le radici in epoche lontane. Una visita a questo incantevole comune non può prescindere da una sosta alla Pieve dei Santi Gervasio e Protasio, uno degli edifici di culto più antichi e significativi del Friuli. Altri luoghi di grande interesse spirituale e artistico sono il Santuario della Madonna delle Pianelle, immerso nel verde appena fuori dal paese, e le chiese di San Mauro e San Giovanni Battista, che custodiscono opere d’arte e una profonda atmosfera di pace.

Per chi desidera approfondire la conoscenza del territorio e della sua anima più rurale, è imperdibile una visita ai borghi che costellano il comune, come Torlano, Monteprato, Cergneu e Vigant. Questi piccoli agglomerati di case in pietra conservano ancora il fascino di un tempo, con le loro stradine strette e i cortili silenziosi.

A Cergneu si trovano anche i resti del castello medievale dei Signori di Cergneu, che un tempo dominavano il feudo e che oggi offrono un suggestivo panorama sulla vallata sottostante.

Nimis è un luogo da vivere lentamente, assaporandone ogni scorcio, ogni profumo e ogni sapore.

È un’esperienza che rigenera lo spirito e che lascia un ricordo indelebile nel cuore. Un invito a scoprire un angolo di Friuli autentico e genuino, dove la bellezza mozzafiato della natura si sposa con l’eccellenza di un vino che è pura poesia liquida. 💖 Che aspettate a partire per questo viaggio sensoriale? 🚗💨

I 170 km del Tagliamento: Re selvaggio dei fiumi alpini e cuore pulsante del Friuli Venezia Giulia!

Fiume Tagliamento con le Alpi sullo sfondo
Fiume Tagliamento con le Alpi sullo sfondo

Immaginate un corso d’acqua che si snoda libero e indomito, un gigante che dalle vette innevate delle Alpi Carniche si fa strada fino a baciare le calde sabbie dell’Adriatico. Questo non è un fiume qualunque, ma il Tagliamento, l’ultimo grande fiume selvaggio d’Europa, un gioiello di biodiversità e un simbolo indiscusso del Friuli Venezia Giulia.

Con i suoi 170 chilometri di lunghezza e un bacino idrografico di quasi 3.000 chilometri quadrati, il Tagliamento non è solo un’entità geografica, ma un’anima viva che modella il paesaggio, influenza il clima e custodisce storie millenarie. Il suo nome, che secondo alcuni deriverebbe dal latino “Tiliaventum“, evoca un “fiume ricco di tigli”, suggerendo un legame antico e profondo con la vegetazione rigogliosa che un tempo ne adornava le sponde.

Questo fiume, definito il “Re dei fiumi alpini” per la sua eccezionale qualità idromorfologica, è un esempio quasi unico nel continente di un corso d’acqua che ha conservato la sua originaria morfologia a canali intrecciati.

"Letto" ghiaioso del fiume Tagliamento
“Letto” ghiaioso del fiume Tagliamento

Un sistema complesso e dinamico dove l’acqua, scorrendo su un ampio letto ghiaioso, si divide e si ricongiunge in un dedalo di canali minori, creando un paesaggio in continuo mutamento, un mosaico di isole e greti che ospita una straordinaria varietà di vita.

Questa sua caratteristica, unita all’assenza di significative opere di arginatura e canalizzazione per lunghi tratti, lo rende un laboratorio a cielo aperto per scienziati e ricercatori di tutto il mondo! Vuoi saperne di più? Leggi l’articolo per conoscere questo Fiume Selvaggio!😍

Un viaggio dalle alpi all’adriatico: il percorso del Tagliamento

Passo della Mauria, dove ha luogo la sorgente del Tagliamento
Passo della Mauria, dove ha luogo la sorgente del Tagliamento

Il viaggio del Tagliamento inizia a 1.195 metri di altitudine, da una sorgente situata nei pressi del Passo della Mauria, in territorio veneto ma a un soffio dal Friuli Venezia Giulia. I suoi primi chilometri sono caratterizzati da un impetuoso scorrere tra le montagne della Carnia, dove le acque sono limpide e fredde, e il letto del fiume è stretto e roccioso. In questo tratto montano, il fiume assume le caratteristiche di un torrente alpino, raccogliendo le acque di numerosi affluenti come il Lumiei, il Degano e il But, che ne accrescono la portata.

Superata la stretta di Pinzano, convenzionalmente considerata la fine del suo bacino montano, il Tagliamento si apre nella pianura friulana.

Qui il suo aspetto cambia radicalmente: il letto si allarga a dismisura, raggiungendo in alcuni punti una larghezza di oltre due chilometri, e il fiume si adagia in un lento scorrere, disegnando ampie anse e meandri. È in questa fase che si manifesta in tutta la sua maestosità la morfologia a canali intrecciati, un reticolo di corsi d’acqua che si muove liberamente all’interno di un vasto corridoio ghiaioso. Le sue ghiaie, estremamente permeabili, assorbono una parte considerevole delle acque, che riaffioreranno più a valle nella fascia delle risorgive, dando vita a nuovi fiumi di pianura.

Corso del Tagliamento visto dal Satellite
Corso del Tagliamento visto dal Satellite

Nel suo tratto finale, il Tagliamento segna per un lungo tratto il confine tra il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, prima di sfociare nel Mar Adriatico, tra le note località balneari di Lignano Sabbiadoro e Bibione.

La sua foce a estuario, modellata nei secoli dal trasporto di sabbie e dalle correnti marine, è un ambiente di grande pregio naturalistico, un luogo dove le acque dolci del fiume incontrano quelle salate del mare, creando un ecosistema unico e ricco di vita!

Un santuario di biodiversità: la fauna e la flora del Tagliamento

Il Tagliamento non è solo un fiume, ma un vero e proprio corridoio ecologico che collega il mondo alpino con la pianura e il mare, favorendo la migrazione e la diffusione di innumerevoli specie animali e vegetali. La sua straordinaria naturalità ha permesso la sopravvivenza di habitat e specie altrove scomparse a causa dell’antropizzazione.

Nel suo corso montano, le acque fredde e ossigenate ospitano una ricca fauna ittica, tra cui spiccano la trota marmorata, specie endemica dei fiumi del bacino adriatico, la trota fario, lo scazzone e la lampreda padana. Questo ambiente è anche l’habitat ideale per numerosi uccelli acquatici, come il martin pescatore e lo smergo maggiore, che trovano qui le condizioni ideali per nidificare.

Scendendo verso la pianura, il paesaggio fluviale si diversifica e con esso la fauna. L’ampio greto ghiaioso, con le sue isole di vegetazione pioniera, offre rifugio e aree di nidificazione a specie di uccelli rare e minacciate, come l’occhione e il fratino.

Sponde boscose del fiume Tagliamento
Sponde boscose del fiume Tagliamento

Le sponde boscose, dominate da salici, ontani e pioppi, sono il regno di mammiferi come la volpe e la faina, mentre recentemente è stata accertata anche la presenza dello sciacallo dorato. Il fiume stesso funge da importante rotta migratoria per un gran numero di uccelli, che lo utilizzano come riferimento visivo durante i loro lunghi viaggi stagionali. Stormi di gru, cormorani, oche selvatiche e cicogne bianche solcano regolarmente i cieli sopra il Tagliamento, trovando nelle sue pozze e nelle aree golenali un luogo sicuro per riposare e rifocillarsi.

La flora lungo il Tagliamento è altrettanto ricca e varia. Lungo l’asta fluviale si assiste al fenomeno del “dealpinismo“, per cui specie vegetali tipiche delle quote più alte riescono a scendere fino in pianura, trasportate dalle acque del fiume. Le ghiaie del medio corso ospitano una vegetazione pioniera adattata a condizioni estreme, mentre le isole più stabili e le sponde sono ricoperte da fitte foreste a galleria. La foce del fiume, con la sua pineta e le sue zone umide, rappresenta un habitat di eccezionale valore, dove prosperano specie arboree autoctone e una ricca avifauna, tra cui il gabbiano reale, il picchio rosso maggiore e la garzetta.

https://youtube.com/shorts/NIw9tGfsMXc

Un legame indissolubile con il Friuli Venezia Giulia ❤️

Il Tagliamento è profondamente intrecciato con la storia, la cultura e l’identità del Friuli Venezia Giulia. Per secoli ha rappresentato una via di comunicazione fondamentale, percorsa da mercanti, pellegrini e soldati. Le sue sponde hanno visto sorgere e prosperare insediamenti, castelli e borghi, le cui vestigia punteggiano ancora oggi il paesaggio.

Il fiume ha anche plasmato l’economia della regione. Le sue acque sono state utilizzate per l’irrigazione dei campi e per muovere le pale dei mulini.

Ancora oggi, il microclima unico creato dal Tagliamento è un elemento fondamentale per la produzione di una delle eccellenze gastronomiche del Friuli: il Prosciutto di San Daniele DOP. Le brezze che risalgono il suo corso, cariche dell’umidità del mare, si incontrano con le correnti più fresche provenienti dalle Alpi, creando le condizioni ideali per la stagionatura di questo prelibato prodotto, che ancora ad oggi, in certi prosciuttifici artigianali di San Daniele, avviene totalmente al naturale, senza climatizzare le stanze. Un esempio perfetto è il Prosciuttificio Prolongo, che sfruttando sapientemente il microclima con le sue brezze marine e montane, produce ottimi prosciutti.

Tuttavia, il rapporto tra il fiume e le genti friulane non è sempre stato idilliaco! Le sue piene improvvise e violente, descritte fin dall’antichità come “rapax et ferox”, hanno causato inondazioni e distruzioni, lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva. Eventi storici come la disastrosa piena del 1851 o il suo ruolo strategico durante la Prima Guerra Mondiale, in particolare durante la ritirata di Caporetto, testimoniano la potenza e l’importanza di questo fiume.

Curiosità sul “Re dei fiumi” friulano🧐

  • Un fiume “al contrario”: a differenza di molti altri fiumi, nel suo tratto di alta pianura il Tagliamento tende a perdere acqua, che si infiltra nel sottosuolo ghiaioso per poi riemergere più a valle nelle risorgive. Questo fenomeno fa sì che in alcuni periodi dell’anno il letto del fiume possa apparire completamente asciutto in superficie!

  • Un nome dalle origini incerte: sebbene l’ipotesi più accreditata faccia derivare il nome da “Tiliaventum“, esistono altre teorie. Alcuni studiosi lo collegano alla radice indoeuropea telia, che indica l’albero del tiglio, mentre altri lo fanno risalire all’accadico “Talimu”, che significa “fratello”, a sottolineare il legame profondo tra il fiume e le popolazioni locali.

  • Un’ispirazione per poeti e artisti: la bellezza selvaggia del Tagliamento ha affascinato e ispirato numerosi artisti, tra cui il celebre regista e scrittore Pier Paolo Pasolini, che nelle sue lettere descriveva con ammirazione “l’enorme torrente, sassoso, candido come uno scheletro“.

  • Candidato a patrimonio dell’UNESCO: per la sua unicità e il suo eccezionale stato di conservazione, è stata avanzata la proposta di candidare il medio corso del Tagliamento a sito patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, un riconoscimento che ne sottolineerebbe l’importanza a livello globale!

L’importanza della salvaguardia del tagliamento: un tesoro da proteggere 🙏

In un’Europa dove la maggior parte dei corsi d’acqua è stata pesantemente modificata dall’uomo, il Tagliamento rappresenta un’eccezione preziosa. La sua integrità ecologica è un patrimonio di valore inestimabile, non solo per la biodiversità che ospita, ma anche come modello di studio per la rinaturazione di altri fiumi.

Tuttavia, anche questo gigante selvaggio non è immune alle minacce. Progetti di sbarramento e di realizzazione di casse di espansione, l’eccessivo prelievo di inerti dal suo letto e l’inquinamento rappresentano un pericolo costante per il suo delicato equilibrio. La comunità scientifica internazionale, insieme a numerose associazioni ambientaliste, si batte da anni per la sua tutela, promuovendo una gestione sostenibile che ne preservi le caratteristiche uniche per le generazioni future.

Proteggere il Tagliamento significa non solo salvaguardare un ecosistema di straordinaria importanza, ma anche preservare un pezzo fondamentale dell’identità e della storia del Friuli Venezia Giulia.

Vivere il tagliamento: attività, luoghi da visitare e panorami mozzafiato 🏞️

Il Tagliamento non è solo un ecosistema da ammirare, ma un luogo da vivere e da esplorare. Le sue sponde e le sue acque offrono innumerevoli opportunità per gli amanti della natura, dello sport e del turismo lento.

Avventure lungo il fiume: sport e attività all’aria aperta

Kayak sul Tagliamento
Kayak sul Tagliamento

Per chi ama le emozioni forti, le acque del Tagliamento sono ideali per praticare sport come il kayak, la canoa e il packrafting,  che permettono di immergersi completamente nella natura selvaggia del fiume. Le sue ampie anse ghiaiose, durante la bella stagione, si trasformano in vere e proprie spiagge fluviali, perfette per una sosta rinfrescante o per una giornata di relax al sole. ☀️ (Consigliamo sempre di rivolgersi a guide esperte per un’esperienza ottimale e sicura, come Scuola Kayak Friuli , Tagliamento Libero  e CanoaRaftingFVG)

Per gli appassionati di cicloturismo, la Ciclovia del Tagliamento offre un percorso di circa 143 chilometri che segue il corso del fiume dalle montagne fino al mare. L’itinerario, che si snoda tra strade secondarie, piste ciclabili e sentieri sterrati, permette di scoprire la varietà dei paesaggi fluviali e di visitare i numerosi borghi e le località di interesse storico-culturale che si incontrano lungo il percorso!

Borghi e località da non perdere

Lungo il corso del Tagliamento si trovano alcuni dei borghi più belli e caratteristici del Friuli Venezia Giulia!

Tra questi, meritano una visita Forni di Sopra e Forni di Sotto, incastonati nel Parco Naturale delle Dolomiti Friulane, che sono il punto di partenza ideale per escursioni in montagna e per ammirare il Tagliamento nel suo tratto iniziale.

Venzone
Venzone

C’è poi Tolmezzo, considerato il capoluogo della Carnia, una cittadina vivace con un bel centro storico e un interessante Museo delle Arti e Tradizioni Popolari. Non si può dimenticare Venzone, dichiarato monumento nazionale, uno straordinario esempio di borgo fortificato trecentesco, mirabilmente ricostruito dopo il terremoto del 1976.

Il medio corso presso Aonedis (San Daniele del Friuli
Il medio corso presso Aonedis (San Daniele del Friuli

Un altro simbolo della rinascita post-terremoto è Gemona del Friuli, dominata dal maestoso Duomo di Santa Maria Assunta. Adagiata sulle colline moreniche sorge San Daniele del Friuli, la patria dell’omonimo prosciutto DOP. Spilimbergo è famosa per la sua scuola di mosaicisti e vanta un affascinante centro storico con il Castello e il Duomo. Valvasone, annoverato tra i “borghi più belli d’Italia”, conserva un’atmosfera medievale con il suo castello e le sue stradine acciottolate. Infine, Latisana è un importante centro della bassa friulana che si affaccia sul fiume nel suo tratto finale, dove un tempo sorgeva un ponte di barche.

Punti panoramici per ammirare il fiume

Per cogliere appieno la maestosità del Tagliamento, è consigliabile raggiungere alcuni punti panoramici che offrono una vista spettacolare sul suo corso. Il ponte di Pinzano, con la sua stretta suggestiva, è uno di questi. Dalle rovine del castello medievale di Pinzano si può godere di una vista mozzafiato sulla piana del fiume. Altri punti di osservazione privilegiati si trovano lungo la Ciclovia del Tagliamento, che in alcuni tratti corre sugli argini, e dai numerosi ponti che attraversano il fiume, ognuno con una prospettiva diversa e affascinante.

Il Tagliamento è molto più di un semplice fiume. È un ecosistema vibrante, un libro di storia a cielo aperto e un’inesauribile fonte di bellezza e ispirazione.

Un gigante buono che merita di essere conosciuto, amato e protetto, perché la sua sopravvivenza è legata a doppio filo con il futuro del territorio che attraversa e dell’intero continente europeo. ✨

Palmanova: una città a stella che cattura il cuore!

Immaginate di poter volare. Di salire in alto, sempre più in alto, sopra le pianure verdi e ordinate del Friuli Venezia Giulia, fino a quando il mondo sotto di voi non diventa una mappa vivente. Ad un certo punto, notereste qualcosa di incredibile, un disegno che sfida la logica della natura e persino quella della maggior parte delle città create dall’uomo. Vedreste una stella perfetta a nove punte, incisa nel terreno con una precisione geometrica che lascia senza fiato. ⭐

Quella non è un’illusione, né un’opera d’arte astratta. Quella è Palmanova!

Benvenuti in uno dei luoghi più unici e affascinanti d’Italia, una città-fortezza che non è semplicemente un borgo da visitare, ma un’esperienza da vivere, un viaggio nel tempo che inizia nel momento stesso in cui se ne varca una delle sue maestose porte. Dimenticate le metropoli caotiche e le destinazioni prese d’assalto. Palmanova è un gioiello di autenticità, un luogo dove la storia sussurra da ogni pietra e la bellezza si svela lentamente, passo dopo passo, in un’atmosfera di pace quasi surreale. Preparatevi a scoprire perché questa fortezza, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, è molto più di una meraviglia architettonica: è un’emozione pura.

Una fortezza nata da un sogno di perfezione e potere

Per capire davvero l’anima di Palmanova, dobbiamo fare un salto indietro di oltre quattrocento anni. Siamo alla fine del XVI secolo e la potente Repubblica di Venezia, la Serenissima, ha bisogno di proteggere i suoi confini orientali dalle incursioni turche e dalle ambizioni dell’Arciducato d’Austria. Non le serve una fortezza qualunque, ma un baluardo inespugnabile, una macchina da guerra perfetta, un simbolo visibile della sua ingegnosità e del suo potere.

Antica Pianta di Palmanova.
Antica Pianta di Palmanova.

Così, il 7 ottobre 1593, giorno dell’anniversario della vittoria di Lepanto, venne posata la prima pietra!

Il progetto era rivoluzionario: una pianta poligonale a nove punte, circondata da un sistema di bastioni, fossati e rivellini studiato per non lasciare alcun punto cieco, per rendere ogni attacco nemico un suicidio tattico. Ogni angolo, ogni pendenza, ogni distanza era calcolata secondo le più avanzate teorie di ingegneria militare del Rinascimento. Palmanova non è nata e cresciuta spontaneamente come la maggior parte delle città; è stata concepita su un foglio bianco, un’utopia militare e urbanistica diventata realtà.

Passeggiare oggi lungo le sue strade radiali, che convergono tutte verso il cuore pulsante della città, la Piazza Grande, significa camminare dentro la mente di quegli architetti visionari. Si percepisce un ordine, un’armonia che trasmette un senso di sicurezza e stupore. La sua storia è complessa: dopo la caduta di Venezia, passò sotto il dominio di Napoleone, che ne aggiunse un’ulteriore cerchia di fortificazioni, e poi sotto l’Impero Austriaco, fino a diventare italiana. Ogni epoca ha lasciato la sua impronta, ma nessuna ha mai scalfito la purezza del suo disegno originale a stella. 🏰

Cosa vedere a Palmanova: un itinerario nel cuore della stella

Entrare a Palmanova è come attraversare un portale temporale.

Porta Aquileia a Palmanova
Porta Aquileia a Palmanova

Ci sono tre ingressi monumentali, tre porte che un tempo erano gli unici punti di accesso sorvegliati: Porta Udine, Porta Cividale e Porta Aquileia. Ognuna ha il suo carattere, la sua eleganza solenne.

Le Porte di Palmanova sono tre imponenti accessi monumentali che permettono di entrare nella città stellata, autentico capolavoro urbanistico del Rinascimento militare. Ogni porta è orientata verso un’importante direttrice stradale e racconta un pezzo di storia della Serenissima.

🔹 Porta Aquileia . È la più scenografica e monumentale. Oltrepassandola si accede direttamente alla radiale principale che porta al cuore della città, Piazza Grande. La porta era dotata di ponte levatoio e sistemi difensivi come caditoie e feritoie. Il nome deriva dalla direzione verso cui guarda, cioè la città di Aquileia.

🔹 Porta Cividale. Rivolta verso nord-est, in direzione di Cividale del Friuli. Oggi è meno battuta rispetto alle altre, ma conserva intatta la sua struttura militare originaria. Era un punto strategico di controllo e raccordo con le valli del Natisone.

🔹 Porta Udine. È la più usata oggi, perché collega Palmanova direttamente alla città di Udine. Come le altre, era dotata di ponte levatoio e sbarramenti per impedire l’accesso ai nemici. È l’ingresso più diretto per chi arriva dalla pianura friulana.

Tutte e tre le porte sono integrate nei bastioni della cinta muraria e rappresentano non solo funzionalità militare, ma anche potere e autorità veneziana, simboleggiata spesso dal Leone di San Marco scolpito sulle facciate. Oggi sono testimoni silenziosi dell’ingegno rinascimentale, ancora perfettamente leggibili nella pianta stellare della città.

Visitare Palmanova attraverso queste porte significa letteralmente “entrare nella storia”.

Appena varcata una di esse, il rumore del mondo esterno sembra attenuarsi, sostituito da una quiete che invita all’esplorazione.

palmanova
Palmanova e la sua bellissima pianta a stella.

Il punto di partenza naturale di ogni visita è la magnifica Piazza Grande. Non è una piazza qualunque, ma un esagono perfetto, immenso, quasi sproporzionato per le dimensioni della città. Questa vastità era voluta: doveva servire come piazza d’armi, un luogo dove radunare rapidamente l’intera guarnigione. Oggi, è il salotto buono di Palmanova. Al centro svetta un alto stendardo, il “pennone”, e tutto intorno si affacciano edifici storici di una bellezza sobria ed elegante, come il Palazzo del Provveditore Generale e la Loggia della Gran Guardia. Sedetevi su una delle panchine, chiudete gli occhi e immaginate il suono degli zoccoli dei cavalli, gli ordini in veneziano, la vita febbrile di una fortezza di confine.

Piazza di Palmanova. Duomo Dogale / Chiesa del Santissimo Redentore
Piazza di Palmanova. Duomo Dogale / Chiesa del Santissimo Redentore

Dalla piazza, alzate lo sguardo verso il Duomo Dogale, dedicato al Santissimo Redentore. La sua facciata bianca e pulita, in stile barocco ma con un rigore quasi neoclassico, contrasta meravigliosamente con il verde dei giardini circostanti. Non lasciatevi ingannare dalla sua apparente semplicità: è un edificio ricco di significato, l’unico luogo di culto che la Serenissima permise di costruire all’interno della fortezza. All’interno, custodisce opere d’arte di pregio, tra cui la famosa pala del Pomponio Amalteo.

Ma la vera magia di Palmanova, forse, si scopre camminando. Lasciate la piazza e scegliete una delle sei strade principali che si diramano come raggi. Perdetevi nelle borghi minori, le vie secondarie che collegano le strade principali, e scoprirete angoli silenziosi, cortili nascosti e scorci di vita quotidiana che raccontano l’autenticità di questo luogo.

Qui non ci sono folle oceaniche, ma il saluto cordiale dei residenti, il profumo del caffè che esce da un bar, il rintocco delle campane. È una città a misura d’uomo, dove il tempo sembra scorrere a un ritmo diverso. ❤️

Per gli appassionati di storia, una visita al Museo Storico Militare è d’obbligo. Situato sui bastioni di Porta Cividale, racconta quattro secoli di vita militare attraverso uniformi, armi, mappe e documenti. È il modo migliore per comprendere la funzione strategica e la vita quotidiana dei soldati che hanno abitato questa fortezza.

Campi verdi appena fuori da Palmanova
Campi verdi appena fuori da Palmanova

Infine, l’esperienza che non potete assolutamente perdervi è una passeggiata o un giro in bicicletta lungo il perimetro delle fortificazioni. Il percorso, lungo circa 7 chilometri, si snoda tra i bastioni, le gallerie sotterranee (alcune visitabili!) e i prati verdissimi dei fossati.

Da qui si ha la prospettiva migliore sulla genialità difensiva della città e si gode di una pace incredibile. È il luogo perfetto per un picnic, per leggere un libro o semplicemente per ammirare il tramonto che tinge di rosa le antiche pietre.

L’autenticità di un borgo che è più di un monumento

Ciò che rende Palmanova così speciale non è solo la sua pianta a stella o la sua storia imponente. È la sua anima. A differenza di altre città-museo, Palmanova è viva, vibrante, autentica. È una comunità vera, dove i bambini giocano in piazza dopo la scuola e gli anziani chiacchierano sulle panchine. Questa normalità, incastonata in una cornice così straordinaria, crea un contrasto affascinante.

Piazza di Palmanova dall'alto
Piazza di Palmanova dall’alto

L’autenticità si respira nell’aria. È nel modo in cui la luce del sole filtra tra gli alberi di Piazza Grande, nel silenzio quasi totale che si può trovare in una delle gallerie di contromina, nel sapore di un caffè preso in un locale storico.

Palmanova ti costringe a rallentare, a osservare i dettagli, a connetterti con un passato glorioso senza sentirti in un museo a cielo aperto. È un luogo che invita alla contemplazione e alla scoperta, un rifugio dallo stress della modernità.

 

Un assaggio autentico di Friuli a due passi dalla fortezza!

Un viaggio, si sa, è fatto anche di sapori.

E il Friuli Venezia Giulia è una terra di tradizioni gastronomiche forti, genuine e indimenticabili. Appena fuori dalle mura stellate di Palmanova, c’è un piccolo segreto che ogni buongustaio dovrebbe scoprire, un luogo dove la tradizione è di casa e i sapori sono quelli di una volta. Parliamo di Fattoria Gortani, una piccola realtà,  che rappresenta un vero e proprio tempio dei prodotti tipici friulani!

frant d'alpeggioQui, tra le campagne che circondano la fortezza, nascono dei prodotti unici, frutto di lavoro, passione e tradizione!

Nasce un formaggio che è un poema di montagna: il Formadi Frant d’Alpeggio. Prodotto con latte d’alpeggio perché la fattoria d’estate.. si trasferisce a Malga Pozof! Sullo splendido scenario del Monte Zoncolan, dove la natura regna incontrastata, i pascoli sono rigogliosi e l’aria è pulita. Le essenze dei pascoli della Malga conferiscono al Frant un sapore unico!

Mucche in alpeggio a Malga Pozof sullo Zoncolan.
Mucche dell’az. Gortani in alpeggio a Malga Pozof sullo Zoncolan.

Non è un formaggio come gli altri. Nasce da una ricetta antica, un modo sapiente per recuperare le forme di formaggio di malga non perfettamente riuscite. Queste vengono sminuzzate, amalgamate con panna, latte, sale e pepe, creando un impasto cremoso e dal sapore deciso, intenso, quasi piccante, con un profumo che evoca i pascoli, il fieno e l’aria pura delle Alpi. Ogni assaggio è un’esplosione di sapore, un pezzo di storia casearia friulana che si scioglie in bocca. È un prodotto per palati curiosi e coraggiosi, un’esperienza che non si dimentica. 😋

frico di ameliaE poi, c’è lui, il re della cucina friulana, il comfort food per eccellenza: il frico! Ma alla Fattoria Gortani non troverete un frico qualsiasi. Troverete Il Frico di Amelia!

Frico di Amelia preparato in padella.
Frico di Amelia preparato in padella.

Sì, perché è proprio la signora Amelia a prepararlo, con le sue mani esperte, seguendo la ricetta di famiglia, con ingredienti locali!

Cotto lentamente in padella fino a diventare una tortina dorata e croccante fuori, con un cuore morbido e filante di formaggio e patate. Non è un prodotto industriale, è un gesto d’amore. È il sapore della domenica in famiglia, del calore del focolare, della semplicità che diventa eccellenza. Assaggiarlo è come ricevere un abbraccio dalla nonna friulana che non avete mai avuto.

Visitare Palmanova e non fare una sosta golosa in un luogo così autentico sarebbe un vero peccato. È il modo perfetto per completare l’esperienza, unendo la meraviglia per gli occhi a quella per il palato, e portando a casa non solo il ricordo di una città a stella, ma anche il sapore vero del suo territorio.

Allora, siete pronti a lasciarvi conquistare? Palmanova vi aspetta, con la sua geometria perfetta, la sua storia avvincente e la sua anima serena. È una destinazione che non delude, che sorprende e che, una volta scoperta, resta per sempre nel cuore. Fate le valigie, la stella del Friuli brilla per voi. ✨

Udine da Gustare e Contemplare: un viaggio memorabile alla scoperta dell’Enigma della Luce e i sapori del Friuli

Udine, capoluogo storico del Friuli, è una città che incanta con la sua eleganza discreta, la ricchezza storica e un’atmosfera vivace e accogliente. Spesso definita la “città del Tiepolo” per i numerosi capolavori del celebre pittore veneziano che qui si conservano, Udine offre un viaggio affascinante tra arte, cultura ed enogastronomia, rappresentando un punto di riferimento imprescindibile nel panorama culturale del Friuli Venezia Giulia.

Storia della “Venezia del Friuli”

Fondata secondo la leggenda da Attila, re degli Unni, che qui avrebbe costruito un colle per ammirare l’incendio di Aquileia, Udine vanta una storia millenaria. Divenne un importante centro nel Medioevo sotto il Patriarcato di Aquileia, per poi passare sotto il dominio della Repubblica di Venezia, che ne influenzò profondamente l’architettura e l’urbanistica. L’influenza si manifesta nei portici che abbracciano le piazze cittadine, nelle facciate dei palazzi nobiliari e nell’atmosfera generale che permea il centro storico, con capolavori come la Loggia del Lionello in elegante stile gotico veneziano, il maestoso Castello, e la Loggia con il Tempietto di San Giovanni.

La famiglia Savorgnan, nobile casata friulana che rappresentava gli interessi veneziani, influenzò notevolmente la città, tanto che il loro stemma divenne di fatto quello di Udine. Questa fusione di elementi veneziani con l’identità friulana ha creato un carattere urbano unico, facendo di Udine una vera “Venezia del Friuli”. Ancora oggi, passeggiando per le sue vie, si respira un’aria mitteleuropea arricchita da un inconfondibile tocco veneziano. Udine non è solo storia: è un centro culturale vivace, sede di un’importante università e di numerosi eventi che animano la città durante tutto l’anno.

Cosa visitare a Udine

Castello di Udine

Castello di Udine

Il Castello di Udine, simbolo iconico della città, sorge maestoso su un colle artificiale al centro del tessuto urbano. Contrariamente a quanto si credeva, recenti studi archeologici hanno dimostrato che il colle non è di origine naturale ma fu realizzato dall’uomo in epoca pre-romana, probabilmente durante l’età del Bronzo, tra 3.500 e 3.000 anni fa, rappresentando probabilmente il tumulo artificiale più grande d’Europa.

L’edificio attuale risale al XVI secolo, costruito sulle rovine di una precedente fortezza patriarcale distrutta dal devastante terremoto del 1511. I lavori iniziarono il 3 aprile 1517 su progetto dell’architetto Giovanni Fontana, proseguendo per oltre cinquant’anni con l’intervento di Giovanni da Udine e Francesco Floreani, che completarono il magnifico Salone del Parlamento. Nel corso della sua storia, il castello ha servito diverse funzioni: sede dei Patriarchi di Aquileia fino al 1420, residenza del Luogotenente Veneto durante il dominio della Serenissima, caserma e forte militare (denominato “forte di San Biagio”) sotto l’impero austriaco. Dal 1906 ospita i Musei Civici, che includono una pinacoteca, il Museo archeologico e numismatico, il Museo del Risorgimento e altre importanti collezioni.

Piazza Libertà

Definita la piazza “più veneziana d’Italia in terraferma”, rappresenta il cuore pulsante di Udine, definita “la più bella piazza in stile veneziano sulla terraferma”. Situata ai piedi del Castello, questa piazza storica ha attraversato secoli di cambiamenti, riflessi nelle sue molteplici denominazioni: “Piazza del Vino” nel Medioevo per il mercato che vi si teneva, “Piazza del Comune” nel 1350, “Piazza Contarena” durante il dominio veneziano, “Piazza Vittorio Emanuele II” dopo l’unificazione all’Italia nel 1866, fino all’attuale nome assegnato dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Piazza_della_LibertàUdine

La piazza ospita un armonioso complesso di edifici rinascimentali, tra cui spicca la quattrocentesca Loggia del Lionello in stile gotico-veneziano, iniziata nel 1448 su progetto dell’orafo Nicolò Lionello e ricostruita dopo un incendio nel 1876. Di fronte si erge la Loggia di San Giovanni con la torre dell’orologio, che richiama quella di Piazza San Marco a Venezia. Completano questo spazio urbano monumenti di grande pregio artistico: la fontana rinascimentale di Giovanni Carrara (1542), le colonne con il Leone di San Marco e la statua della Giustizia, le statue di Ercole e Caco (affettuosamente chiamate dai locali “Florean e Venturin”) e la statua della Pace, donata dall’imperatore Francesco I nel 1819 in memoria del trattato di Campoformido.

Loggia del Lionello

Affacciata su Piazza Libertà, la Loggia del Lionello è uno degli edifici storici più rappresentativi di Udine, edificata tra il 1448 e il 1456 su progetto dell’orafo udinese Nicolò Lionello e realizzata dal capomastro capodistriano Bartolomeo delle Cisterne. La sua costruzione fu deliberata il 24 gennaio 1441 quando “in pleno consilio” venne proposta l’edificazione di un nuovo palazzo comunale, ma il progetto definitivo prese forma solo nel giugno 1448, quando Lionello presentò al Consiglio un suo disegno innovativo (definito nei documenti “unum exemplum notabile”) che ottenne l’approvazione di ventitré consiglieri.

Entrata_del_Consiglio_Comunale
Entrata del Consiglio Comunale

L’edificio si caratterizza per la sua struttura a due piani con rivestimento a fasce alternate di pietre rosa e bianche, dieci arcate nella parte inferiore e una balconata centrale con trifore laterali nella parte superiore. Particolarmente pregevole è la pentafora sul lato settentrionale, arricchita da una cornice a dentelli e tondi in pietra raffiguranti scene religiose come l’Annunciazione e bassorilievi degli evangelisti. La prima riunione del consiglio cittadino nell’edificio completato si tenne nel 1455, un anno prima del suo completamento ufficiale nel 1456. Nel corso dei secoli la Loggia ha subito diverse modifiche, tra cui importanti lavori di decorazione della facciata nel 1548 su disegno di Giovanni da Udine, fino a diventare il simbolo indiscusso della città friulana.

Duomo di Udine

La Cattedrale di Santa Maria Annunziata, comunemente nota come Duomo di Udine, è un monumento nazionale dal 1940. La sua costruzione iniziò nel 1236 per volere del patriarca Bertoldo di Andechs-Merania sul luogo dove sorgeva una chiesa dedicata a San Girolamo. Inizialmente dedicata a Sant’Odorico e progettata secondo modelli francescani, la chiesa fu consacrata nel 1335 dal patriarca Bertrando di Saint Geniès con il titolo di “Santa Maria Maggiore”, per poi assumere definitivamente il titolo di Annunziata nel 1735.

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Navata centrale

L’edificio ha subito numerose trasformazioni nel corso dei secoli: gravemente danneggiato dal terremoto del 1348, fu restaurato dal maestro veneziano Pierpaolo dalle Masegne che modificò il rosone della facciata; nel Settecento subì una radicale “riforma” barocca affidata all’architetto veneziano Domenico Rossi, che tra il 1714 e il 1717 trasformò l’aula gotica sostituendo le volte a crociera della navata centrale con un’unica volta a botte e creando un’illusione di edificio a cinque navate attraverso le cappelle laterali comunicanti. Nella facciata romanico-gotica in mattoni spicca il Portale della Redenzione, prezioso elemento che richiama importanti temi cristiani.

Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo

Museo diocesano e gallerie del Tiepolo
Scalone d’Onore

All’interno del Palazzo Arcivescovile si trova il Museo Diocesano, famoso soprattutto per le Gallerie del Tiepolo, che conservano uno dei nuclei più importanti di affreschi realizzati dal grande pittore veneziano Giambattista Tiepolo. La collezione, che comprende circa 700 opere dal XII al XIX secolo, è organizzata in quattro sezioni espositive che valorizzano il ricco patrimonio storico-artistico proveniente dal territorio diocesano.

Il percorso museale si articola attraverso ambienti di straordinario valore: si inizia dallo Scalone d’onore con la “Caduta degli angeli ribelli” (1726) di Tiepolo, per proseguire nella Sala Rossa con “Il Giudizio di Salomone” (1729) e culminare nella sfarzosa Galleria degli Ospiti, decorata con le “Storie dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe” (1727-1728). Oltre ai capolavori tiepoleschi, il museo vanta una notevole collezione di sculture lignee, tra cui spiccano la raffinata “Santa Eufemia” (1350), la “Pala d’altare” (1488) di Domenico da Tolmezzo e il “Redentore” di Giovanni Martini, insieme a preziose oreficerie, vetri dipinti della Collezione Ciceri e una ricca pinacoteca.

“Mimmo Jodice. L’enigma della luce” al Castello di Udine

Il Castello di Udine ospita fino al 4 novembre 2025 la straordinaria mostra “Mimmo Jodice. L’enigma della luce“, un’esposizione che celebra oltre cinquant’anni di carriera di uno dei più influenti maestri della fotografia italiana contemporanea.

Allestita nel suggestivo Salone del Parlamento e nelle sale attigue della Galleria Arte Antica, la mostra presenta 140 fotografie realizzate dal maestro napoletano tra il 1964 e il 2015, offrendo ai visitatori un’immersione completa nel suo universo artistico.Mimmo Jodice _l'enigma della luce

Curata da Silvia Bianco, Alessandra Mauro e Roberto Koch, in collaborazione con Angela Salomone Jodice, Barbara Jodice e Suleima Autore, l’esposizione si sviluppa come un percorso tematico che esplora le molteplici sfaccettature dell’opera di Jodice. Nato a Napoli nel 1934, l’artista ha iniziato la sua carriera come autodidatta nel disegno e nella pittura, per poi dedicarsi completamente alla fotografia, trasformandola da mezzo descrittivo a potente strumento creativo.

Il percorso espositivo si articola in diverse sezioni tematiche che evidenziano gli aspetti più significativi della ricerca artistica di Jodice. La prima area è dedicata alla sua sperimentazione tecnica, alle lunghe ore trascorse in camera oscura e al caratteristico equilibrio tra bianco e nero, scelta espressiva prediletta dall’artista per la sua autenticità e potenza comunicativa. Seguono le sezioni dedicate alle città, con particolare attenzione a Napoli e a un interessante nucleo di fotografie realizzate a Trieste nel 1985, oltre a scatti che si spingono oltre i confini nazionali.

 

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“Eden”

Di particolare rilievo è la serie “Eden” (1995), presentata integralmente nei suoi 44 scatti, dove la natura morta diventa critica silenziosa alla violenza del desiderio e alla costruzione artificiale dei bisogni contemporanei. Il percorso si conclude con una sezione dedicata al mare, elemento fondamentale nell’immaginario di Jodice, simbolo di silenzio e orizzonte interiore.

Come sottolineano i curatori, Jodice è “un viaggiatore incantato” che non scatta immediatamente, ma attende il manifestarsi della meraviglia, creando immagini che trascendono la semplice documentazione per diventare “antichi oracoli sibillini”. La sua ricerca artistica ha attraversato diverse fasi: dalle sperimentazioni concettuali all’attenzione per le crisi sociali, dal racconto del patrimonio culturale italiano all’indagine sui frammenti della nostra storia, collaborando con artisti del calibro di Andy Warhol, Sol LeWitt, Joseph Beuys, Jannis Kounellis e Alberto Burri.

Fotografia di Mimmo Jodice

Per arricchire l’esperienza dei visitatori, i Civici Musei di Udine hanno organizzato visite guidate con degustazione ogni giovedì alle 18:00, con prenotazione obbligatoria e un massimo di 25 persone per gruppo. Inoltre, è prevista un’offerta didattica specifica per le scuole primarie e secondarie. Da segnalare anche la convenzione che permette ai possessori di biglietti per le partite dell’Udinese di usufruire di un ingresso ridotto per visitare la mostra e i Musei del Castello.

Fotografia di Mimmo Jodice

La mostra è aperta da martedì a domenica dalle 10:00 alle 18:00, con chiusura il lunedì. Un’occasione imperdibile per scoprire l’opera di un artista che ha fatto della fotografia un linguaggio artistico a pieno titolo, esplorando l’enigma della luce attraverso uno sguardo capace di cogliere la poesia nascosta nella realtà.

 

 

Esperienze Indimenticabili nei dintorni di Udine

La provincia di Udine offre numerose attrazioni che meritano una visita, trasformando un soggiorno nella città friulana in un’esperienza ricca di scoperte culturali e naturalistiche. A pochi chilometri dal centro cittadino si aprono paesaggi variegati e borghi storici che raccontano secoli di storia e tradizioni.

Vivere la città

Oltre ai principali monumenti, perdersi tra le vie del centro storico di Udine è un’esperienza affascinante. Si possono scoprire angoli nascosti, palazzi storici meno noti ma di grande bellezza, e le caratteristiche rogge che attraversano la città. Non mancano gallerie d’arte e botteghe artigiane. Per un’esperienza più innovativa, “Belpaese Express” propone un nuovo concetto di visita turistica: un gioco interattivo all’aria aperta che trasforma l’esplorazione della città in un’avventura coinvolgente. Utilizzando solo uno smartphone e una connessione internet, i partecipanti possono “viaggiare nel tempo” e scoprire Udine attraverso sfide e indovinelli.

Gli sportivi possono approfittare della visita allo stadio cittadino, apprezzato per l’ampia disponibilità di parcheggio e l’ottima visuale grazie alla vicinanza del campo. Un’esperienza particolarmente suggestiva è la salita al Castello di Udine, che regala una vista panoramica a 360° sul centro città e sulle montagne circostanti.

 

 

Immergersi nella natura

Lago Inferiore Fusine
Lago Inferiore

Per chi invece desidera esplorare la natura ed immergersi in paesaggi mozzafiato, Udine rappresenta un ottimo punto di partenza per escursioni verso località di grande interesse

Le Valli del Natisone, con i loro paesaggi incontaminati, rappresentano un paradiso per gli escursionisti. I sentieri che attraversano boschi rigogliosi conducono a luoghi di interesse come il Santuario di Castelmonte, uno dei più antichi luoghi di pellegrinaggio del Friuli, situato su una collina che offre viste panoramiche mozzafiato.

Per gli amanti della natura, i Laghi di Fusine rappresentano una destinazione magica. Situati nel comune di Tarvisio, sotto il monte Mangart e a pochi chilometri dal confine con la Slovenia, questi due laghetti di origine glaciale (Lago Superiore e Lago Inferiore) sono caratterizzati da acque cristalline e si trovano nell’area protetta del Parco naturale dei Laghi di Fusine. La loro bellezza naturale offre un’esperienza rigenerante in ogni stagione dell’anno.

Il Lago di Cavazzo, noto anche come Lago dei Tre Comuni, è il più grande lago naturale del Friuli Venezia Giulia. Con le sue acque cristalline, offre opportunità di relax e attività all’aria aperta come nuoto, canottaggio e passeggiate panoramiche lungo le rive ben attrezzate con aree di sosta e punti di osservazione.

Gastronomia locale

Oltre alle visite culturali, Udine offre una vasta gamma di esperienze per tutti i gusti. Udine è il punto di partenza ideale per esplorare le colline circostanti, costellate di cantine dove degustare il Friulano, il Ribolla Gialla, il Refosco dal Peduncolo Rosso e molti altri vini locali, magari accompagnati dal formaggio di Pezzata Rossa Italiana. A pochi chilometri da Udine, i comuni di Buttrio e Pavia di Udine offrono esperienze autentiche che completano perfettamente un itinerario nella regione friulana. Buttrio, conosciuta come “Città del vino”, si distingue per la sua vocazione enologica e il ricco patrimonio culturale. Pavia di Udine offre invece un affascinante itinerario storico-artistico incentrato sulle ville venete, testimonianza dell’influenza veneziana in questo territorio

La Fattoria di Pavia

La fattoria di pavia

L’esperienza gastronomica alla Fattoria include la degustazione di un’ampia varietà di prodotti di produzione propria, dai salumi ai formaggi misti, dalle verdure di stagione ai piatti caldi come gnocchi fatti in casa, frittata e hamburger di Pezzata Rossa Italiana, concludendo con il rinomato gelato fiordilatte prodotto in loco. Il locale, rustico ma accogliente, dispone di un negozio adiacente dove è possibile acquistare i prodotti dell’azienda agricola. Un’esperienza particolarmente apprezzata dai visitatori è il pranzo o la cena in questo ambiente familiare, dove la qualità dei prodotti a km zero si unisce alla cordialità del servizio, creando un’immersione autentica nella tradizione enogastronomica friulana.

Per gli appassionati di enogastronomia che visitano la zona di Udine, un tour alla Fattoria di Pavia rappresenta un’immersione autentica nella cultura rurale friulana, dove tradizione e innovazione si fondono per creare un’esperienza memorabile all’insegna della sostenibilità e del gusto genuino.

Cascina Lavaroni

cascina lavaroni

Cascina Lavaroni, situata a Buttrio a circa 12 km a sud-est di Udine, è un’azienda vitivinicola che incarna l’essenza della tradizione enologica friulana. Fondata negli anni ’50 da Giulio Lavaroni, oggi l’azienda si estende su 8 ettari di terreno a spiccata vocazione vitivinicola ed è gestita dal figlio Marcello, che ha ereditato la passione paterna per la viticoltura. La produzione vinicola di Cascina Lavaroni proviene dalle prestigiose zone D.O.C. dei Colli Orientali del Friuli, dando vita a vini genuini, ricchi di personalità e gradevolezza.

Nel corso degli anni, l’azienda ha ampliato la propria offerta con la ristrutturazione e l’apertura di un ristoro e alloggio agrituristico, dove l’accoglienza familiare dei Lavaroni fa sentire gli ospiti come a casa. Un importante riconoscimento è arrivato nel 2023 con l’ottenimento della certificazione biologica per i vini prodotti, testimonianza dell’impegno dell’azienda verso pratiche agricole sostenibili. I visitatori possono partecipare a degustazioni guidate, esplorare i vigneti e scoprire il processo di vinificazione, immergendosi completamente nell’atmosfera autentica di questa realtà agricola friulana che rappresenta un perfetto connubio tra tradizione e innovazione sostenibile.

Faedis: La Terra del Refosco e dei Castelli

Tra storia e natura

Faedis è un piccolo gioiello incastonato tra le prime colline orientali del Friuli Venezia Giulia, un borgo che si svela lentamente, con discrezione, in un paesaggio naturale fatto di equilibrio, silenzio e armonia. Qui la natura non è solo cornice, ma protagonista: un intreccio di vigneti, boschi, ruscelli e sentieri che modellano il territorio e raccontano una storia millenaria fatta di agricoltura, stagioni e rispetto per la terra.

Le colline che abbracciano Faedis si sollevano dolcemente dalla pianura friulana, annunciando l’inizio delle Prealpi Giulie. Sono ricoperte di filari ordinati che seguono le curve del terreno come disegni antichi, ma anche di boschi spontanei in cui si alternano castagni, querce, robinie e noccioli selvatici. In primavera l’aria profuma di fiori di campo e humus, e il canto degli uccelli accompagna chi cammina o pedala lungo i sentieri sterrati.

Il paesaggio cambia volto con le stagioni: in estate si accende di verde brillante, in autunno si tinge di oro e rame, mentre in inverno si fa essenziale e quieto. Tra i filari, le foglie dei vigneti raccontano la vita del Refosco di Faedis, vitigno simbolo di questa terra, che cresce rigoglioso grazie a un microclima unico, fatto di escursioni termiche, brezze leggere e suoli ricchi.

Faedis

Passeggiate e percorsi in bicicletta tra i vigneti di Faedis

Dove la natura incontra il vino e il silenzio delle colline parla al cuore..

Nel cuore del Friuli Venezia Giulia, incastonato tra le prime colline orientali della provincia di Udine, si trova Faedis, un piccolo borgo che custodisce un paesaggio sorprendente, fatto di vigneti ordinati, boschi silenziosi e sentieri che invitano a rallentare. Qui, camminare o pedalare non è solo attività fisica, ma un modo autentico per vivere il territorio, respirarne i profumi, ammirarne i colori e assaporarne il frutto più prezioso: il vino. 🍇

Chi ama pedalare troverà sicuramente in Faedis un perfetto equilibrio tra tratti pianeggianti e saliscendi collinari. I percorsi qui si adattano a ogni livello di esperienza, dai cicloturisti alle famiglie, fino agli sportivi che cercano salite più impegnative! 🚴‍♂️

Molte strade secondarie e sterrate in questo storico luogo si snodano tra i vigneti e collegano le diverse frazioni, rendendo quindi molto facile organizzare anche un tour tra le cantine locali per degustare vini e prodotti tipici.

Tra le tappe consigliate:

  • Cividale del Friuli, a pochi chilometri di distanza, ideale per una pausa culturale.

  • Attimis e Povoletto, con i loro paesaggi rurali.

  • Le cantine del Refosco, dove fare una sosta con calice e tagliere.

 

Visita ai Castelli

Castello di Zucco, Faedis
Castello di Zucco, Faedis

Questo piccolo borgo collinare immerso nel verde della campagna friulana, custodisce un’anima medievale ancora viva. Basta alzare lo sguardo verso le alture che circondano il paese per scorgere le tracce di un passato fatto di torri, mura e sentieri che si arrampicano silenziosi tra i boschi. Qui, la storia non si trova solo nei libri, ma si può camminare, toccare, esplorare.

Due castelli dominano il paesaggio: quello di Zucco e quello di Cucagna. Entrambi affacciati sulla valle sottostante, un tempo si fronteggiavano come sentinelle in eterno dialogo tra guerra e alleanze. Oggi, immersi in un’atmosfera romantica e senza tempo, sono luoghi visitabili che offrono non solo uno spaccato affascinante della storia del Friuli, ma anche panorami mozzafiato sulla pianura e sulle vigne che si stendono ai loro piedi.

Il percorso per raggiungerli è semplice e piacevole, adatto a tutti. Si snoda tra boschi di castagni e roveri, e regala un’immersione autentica nella natura friulana. Arrivati in cima, si respira un silenzio d’altri tempi, interrotto solo dal vento che accarezza le pietre e dalle storie che sembrano ancora riecheggiare tra le mura.

Visitare i castelli di Faedis significa fare un viaggio dentro il territorio e dentro se stessi, rallentare, lasciarsi sorprendere dalla bellezza nascosta, e sentirsi, per un attimo, parte di una storia che continua a vivere.

Degustazioni e Visite alle Cantine: Scoprire il Refosco di Faedis

Faedis è famosa per il suo vino Refosco, un rosso friulano dal colore intenso e sapore fruttato. Le cantine locali offrono degustazioni e visite guidate per scoprire i segreti della produzione vinicola. Il Refosco si distingue per il suo bouquet complesso e la marcata mineralità, rendendolo ideale per abbinamenti con piatti saporiti. Le visite includono la scoperta dei processi di vinificazione e la degustazione di vini locali, immersi nella natura incontaminata dei Colli Orientali del Friuli.

 

 

Il Refosco …di Faedis!

Uve refosco

Il Refosco di Faedis si distingue dagli altri Refoschi per diversi aspetti, tra cui la forma del grappolo, le caratteristiche delle foglie e la posizione geografica. Il Refosco di Faedis ha una vegetazione vigorosa con tralci color cannella chiaro, internodi medi e foglie robuste a tre lobi molto marcati.

La pagina superiore delle foglie è liscia, di colore verde carico e talvolta chiazzata di rosso in autunno, mentre la pagina inferiore è glabra con nervature chiare e rilevate. Il peduncolo è molto lungo.

Il grappolo del Refosco di Faedis è piuttosto grande (18-20 cm), conico o piramidale, con ali più o meno pronunciate.

Gli acini, di forma sferica e di grossezza media o leggermente ovale, sono ravvicinati ma su pedicelli piuttosto lunghi.

La buccia, di colore nero-bluastro, è consistente e presenta abbondante pruina. Il succo è abbondante, sciolto e dolce.

Il Refosco di Faedis ha qualche somiglianza nella forma del grappolo con la Marzemina del Friuli, ma si differenzia notevolmente per le caratteristiche del fogliame.

Un’ulteriore differenza risiede nella posizione geografica, si è infatti nel tempo arroccato nella Pedemontana orientale, in particolare nei comuni di NimisSavorgnanoFaedisPrestento e Torreano, a differenza di altri Refoschi che si trovano in altre zone del Friuli.

 

 

Le aziende del territorio..

Azienda Agricola Di Gaspero Flavia e Umberto

Uve Friulano di gaspero flavia e umberto

Situata in Via delle Cave, 1, Faedis, l’Azienda Agricola Di Gaspero Flavia e Umberto è un esempio di continuità familiare nella produzione vinicola. Attiva da generazioni, l’azienda si distingue per la sua dedizione alla coltivazione della vite e alla produzione di vini di alta qualità, tra cui il rinomato Refosco di Faedis. La produzione annuale è di circa 600 ettolitri su 12 ettari di vigneti, coltivati con cura e attenzione per ridurre l’impatto ambientale. La cantina combina tecniche moderne con metodi tradizionali, offrendo visite guidate e degustazioni in un ambiente naturale incontaminato.

I vini prodotti includono bianchi come Friulano e Pinot Bianco, e rossi come Refosco di Faedis e Schioppettino. L’azienda è un luogo ideale per scoprire i segreti della produzione vinicola e godere della bellezza dei Colli Orientali del Friuli. Le visite possono essere prenotate per immergersi nella tradizione vinicola locale e apprezzare la qualità dei vini prodotti.

Azienda Agricola Gianni Macor

azienda agricola gianni macor vigneti

L’Azienda Agricola Gianni Macor è una realtà familiare che produce vini di alta qualità dal 1981. Situata in Via Collevillano, 1, Attimis, l’azienda lavora su 3 ettari di vigneti, coltivati con amore e passione, con un focus costante sulla qualità. Il Refosco di Faedis è uno dei vini più rappresentativi, noto per i suoi sapori profondi e complessi, che riflettono la dedizione e l’esperienza della famiglia Macor.

La produzione è caratterizzata da un approccio tradizionale, con un’attenzione particolare alla cura dei vigneti e alla selezione delle uve migliori. Questo permette di ottenere vini che esprimono al meglio le caratteristiche del territorio e la passione dei produttori. L’Azienda Agricola Gianni Macor è un punto di riferimento per chi cerca vini autentici e di alta qualità, con un’esperienza che si tramanda da generazioni.

Ronc dai Luchis

agriturismo ronc dai luchis

Ronc dai Luchis è una piccola realtà vitivinicola e agrituristica situata nel cuore dei Colli Orientali del Friuli. Fondata dalla famiglia De Luca, questa azienda coltiva i vigneti da oltre 250 anni, mantenendo viva una tradizione secolare di produzione vinicola. Tra i vini prodotti ci sono il Refosco di Faedis e il Picolit, entrambi considerati vini di nicchia per la loro unicità e qualità.

Oltre alla produzione vinicola, Ronc dai Luchis offre anche servizi di accoglienza agrituristica, permettendo ai visitatori di soggiornare immersi nella natura incontaminata dei Colli Orientali del Friuli. Questo consente di vivere un’esperienza completa, combinando la scoperta dei vini locali con il relax in un ambiente naturale suggestivo. La possibilità di soggiornare in loco rende Ronc dai Luchis un luogo ideale per chi cerca un’esperienza autentica e rilassante, lontano dal caos urbano.

Azienda Agricola Zani Elvio di Zani Claudio

azienda agricola zani elvio di zani claudio

L’Azienda Agricola Zani Elvio di Zani Claudio è una realtà storica che si occupa di produzione vinicola da oltre settant’anni, specializzandosi in vini caratteristici della zona D.O.C. Colli Orientali del Friuli. Questa azienda ha svolto un ruolo fondamentale nella promozione e qualificazione del Refosco di Faedis, contribuendo a definire e attuare un disciplinare unico per la sua produzione.

La dedizione dell’azienda alla qualità e alla tutela del Refosco di Faedis ha permesso di preservare i suoi sapori unici e di garantire una produzione vinicola di alta qualità. L’impegno di Zani Elvio di Zani Claudio è stato cruciale per valorizzare questo vino autoctono, rendendolo un simbolo della tradizione enologica locale. L’azienda rappresenta un punto di riferimento per chi cerca vini autentici e di alta qualità, frutto di una lunga esperienza e passione per il territorio.

Gemona del Friuli: dalla mostra fotografica di Elio Ciol alla degustazione di prodotti tipici di qualità

Gemona del Friuli, incastonata tra le Prealpi Giulie, offre un affascinante connubio di arte, storia e tradizioni enogastronomiche. Dalla mostra Sguardi nel tempo di Elio Ciol alle ex Carceri del Castello, fino alle testimonianze storiche come il Castello e il ricordo del terremoto del 1976, senza dimenticare le vicine Venzone e il Parco del Drago, regala un’esperienza autentica nel cuore del Friuli. Tappa imperdibile per i buongustai è il circuito delle Fattorie Friulane, che include l’Agriturismo Londero, la Latteria turnaria di Campolessi e le aziende agricole Cucchiaro e Dreosti, dove è possibile degustare le eccellenze locali tra tradizione e passione per il territorio.

Storia di Gemona

Duomo di Gemona
Duomo di Gemona

Gemona del Friuli vanta una storia millenaria che affonda le radici nell’epoca preistorica. La prima menzione ufficiale risale al 611 d.C., quando Paolo Diacono la descrive come un “castello inespugnabile” nella sua Historia Langobardorum. La posizione strategica di Gemona, punto di passaggio obbligato tra l’Adriatico e i valichi alpini nord-orientali, ne ha determinato l’importanza fin dall’antichità.

Nel Medioevo, Gemona conobbe il suo periodo di massimo splendore. Divenuta libero comune nel XII secolo, la città godeva di importanti privilegi commerciali, tra cui il “Niederlech”, che obbligava i mercanti in transito a sostare e pagare dazi. Questo sistema contribuì alla prosperità di Gemona, che si arricchì di chiese e palazzi signorili. Tuttavia, la conquista veneziana nel 1420 segnò l’inizio di un lungo periodo di declino, interrotto solo nella seconda metà del XX secolo. Nonostante le difficoltà, incluso il devastante terremoto del 1976, Gemona ha saputo rinascere, diventando simbolo di resilienza e ricostruzione, tanto da meritare la Medaglia d’Oro al Valore Civile.

Il terremoto del 1976

Il 6 maggio 1976, alle 21:00, un devastante terremoto di magnitudo 6.5 colpì il Friuli, con epicentro vicino a Gemona del Friuli. Soprannominato “Orcolat” (Orcaccio) dai locali, il sisma causò 989 vittime e oltre 45.000 senzatetto. L’area colpita si estese per circa 5.500 km², coinvolgendo 77 comuni nelle province di Udine e Pordenone.

La ricostruzione, nota come “modello Friuli”, si distinse per efficienza e rapidità. Sotto la guida del Commissario straordinario Giuseppe Zamberletti, si adottò il principio “dov’erano, com’erano” per ricostruire case e industrie. Nonostante ulteriori scosse a settembre, che causarono altri danni, la ricostruzione fu completata in circa 15 anni, dimostrando la resilienza e la determinazione della comunità friulana. Questo evento segnò anche la nascita della moderna Protezione Civile italiana.

Il Castello di Gemona

Vista dal castello di Gemona
Vista dal castello di Gemona

Il Castello di Gemona, situato sulla cima di un colle a 305 metri di altezza, è un testimone silenzioso della ricca storia della città. Le sue origini risalgono all’XI-X secolo a.C., quando fu fondato come punto strategico di difesa e controllo commerciale. Nel corso dei secoli, il castello ha subito numerose trasformazioni, passando dalle mani dei Romani a quelle dei Longobardi, fino a diventare un imponente complesso fortificato nel Trecento.

La struttura attuale del castello comprende resti della cinta muraria, torri e vari interni accessibili ai visitatori. La torre centrale, nota come torre dell’orologio, è particolarmente distintiva e ospitava la storica “campana della Comunità” del 1784. Nonostante i danni subiti dal terremoto del 1976, il castello è stato oggetto di un attento restauro e oggi offre ai visitatori non solo un tuffo nella storia, ma anche una vista mozzafiato sulla valle sottostante. I giardini pubblici, riaperti nel 2008, sono diventati un luogo di eventi culturali e offrono una spettacolare vista sulle montagne circostanti. L’ingresso al castello è gratuito e non richiede prenotazione, rendendolo una tappa imperdibile per chi visita Gemona.

Elio Ciol. Sguardi nel tempo

Mostra elio ciol gemona
Mostra “Elio Ciol. Sguardi nel tempo”

La mostra “Elio Ciol. Sguardi nel tempo” presso le ex Carceri del Castello di Gemona del Friuli offre un’opportunità unica per immergersi nell’opera di uno dei più grandi maestri della fotografia italiana. Inaugurata il 18 gennaio 2025, l’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 15 giugno 2025. Il percorso espositivo attraversa oltre sei decenni di produzione artistica di Ciol, presentando una selezione di opere che catturano l’essenza del Friuli attraverso paesaggi, luci e volti.

Tra le opere più celebri in mostra si trovano i ritratti di Pier Paolo Pasolini e David Maria Turoldo, intensi fotogrammi del film “Gli Ultimi” di Vito Pandolfi, e suggestive fotografie paesaggistiche delle pianure friulane e del Tagliamento. Un’attenzione particolare è dedicata alla documentazione degli affreschi del pittore gemonese Giacomo Brollo nella chiesa di Nova Cerkev in Slovenia, realizzata da Elio Ciol in collaborazione con il figlio Stefano. La mostra, curata dal figlio del Maestro, Stefano Ciol, è il risultato di una collaborazione tra l’Amministrazione comunale di Gemona e numerosi partner culturali, tra cui la Cineteca del Friuli, offrendo ai visitatori un’esperienza immersiva nella storia e nella cultura del territorio friulano.

Giacomo Brollo e Elio CiolIl percorso espositivo della mostra ci conduce in Slovenia, dove Elio e Stefano Ciol hanno compiuto un’intensa esplorazione artistica. Si tratta di un omaggio gli affreschi di Giacomo Brollo, pittore gemonese che nel 1886 adornò la chiesa di S. Leonardo di Nova Cerkev. Brollo dimostra la capacità di fondere l’immaginario religioso con il sentimento nazionale, un’eredità che Ciol fa rivivere con la freschezza e la curiosità dei suoi anni giovanili. Il legame con Gemona, città natale di Brollo, si rafforza ulteriormente nell’opera di Ciol, che ha dedicato particolare attenzione al suo Duomo e alle preziose opere di oreficeria sacra in esso custodite.

Lo storico Fulvio Dell’Agnese ci guida attraverso l’opera di Elio Ciol, sottolineando come il maestro conosca profondamente il Friuli, e riesca a catturarne l’essenza con il suo approccio lirico e poetico, alternando in maniera sapiente terra e aria nelle sue inquadrature. Dai vigneti del Collio, con le loro grafie serrate, ai paesaggi invernali, dove le ombre e i riflessi creano un “stiacciato” di minimi rilievi. Le sue fotografie non si limitano a riportarci una “sezione di realtà” ma testimoniano un “esserci” autentico di fronte alla natura.

Foto del paesaggio friulano di Elio Ciol

Le piante solitarie e contorte, con le loro cicatrici, diventano metafore della condizione umana, mentre il cielo, inizialmente discreto, si impone con la sua potenza, trasformando il paesaggio in una “meteorologia dell’immaginario”. Ci invita a guardare oltre l’apparenza, a scoprire la profondità emotiva e spirituale del paesaggio friulano.

Nelle fotografie di Elio Ciol il paesaggio friulano fa da protagonista. Le sue fotografie catturano l’essenza di Gemona, tra le anse del Tagliamento e le creste montuose. Guardando le foto traspare il ritmo del fiume, non ritraggono solo la bellezza del luogo

Elio Ciol e Pierpaolo Pasolini

ma l’anima più profonda. L’uso sapiente di luce e ombra creano un’immagine suggestiva, memorabile, un’esperienza che invita a riflettere sul rapporto tra uomo e natura.

Durante la Seconda Guerra mondiale i destini di Elio Ciol e Pier Paolo Pasolini si intrecciano a Casarsa, un borgo friulano. Questo legame di amicizia e stima reciproca si presenta nella produzione artistica di entrambi come un filo invisibile, l’identità friulana. Seppur con linguaggi diversi, e a distanza geografica, si può riconoscere lo stesso obiettivo: rappresentare l’anima più autentica del friuli, i contadini, coloro che spesso vengono marginalizzati. Il paesaggio è lo stesso, ma interpretato e rappresentato in maniera diversa. Pasolini, con la sua opera letteraria e cinematografica, ha ritratto un Friuli rurale, in trasformazione, quasi minacciato dal progresso. Ciol invece, attraverso la fotografia, va oltre la rappresentazione, “ascoltando” la natura.

 

Cineteca del Friuli

Situata nel quattrocentesco Palazzo Gurisatti a Gemona del Friuli, la Cineteca è uno dei cinque principali archivi cinematografici italiani. Custodisce circa 23.000 pellicole, 30.000 titoli in formati digitali, 50.000 fotografie e una biblioteca specializzata con oltre 25.000 volumi. Le sue collezioni spaziano dai classici dell’animazione al cinema muto italiano ed europeo, con particolare attenzione ai film e documentari prodotti in Friuli-Venezia Giulia. Oltre alla conservazione, la Cineteca organizza eventi come le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, gestisce il Cinema Teatro Sociale di Gemona e collabora con istituzioni internazionali per promuovere la cultura cinematografica.

Attrazioni vicino Gemona

Ciclovia Alpe Adria
Ciclovia Alpe Adria

A pochi chilometri da Gemona si trovano luoghi di grande interesse storico, culturale e naturalistico, perfetti per chi desidera esplorare il territorio.

Tra le mete imperdibili spicca Venzone, un borgo medievale a circa 7 km di distanza, noto per il suo fascino architettonico e la straordinaria ricostruzione dopo il terremoto del 1976. Qui, il Duomo di Sant’Andrea e le mummie naturali custodite nella Cappella di San Michele raccontano secoli di storia e tradizione.

Per chi ama la natura e il relax, il Parco del Drago, situato appena fuori dal centro di Gemona, offre ampi spazi verdi e un campo da basket, trasformandosi d’estate in una suggestiva arena per il cinema all’aperto. Non lontano, il Santuario di Sant’Antonio, dedicato al patrono della città, conserva la cella del santo e la cappella dell’Immacolata, rappresentando una tappa di grande valore spirituale. Da qui, la salita al colle del Castello attraverso la galleria a spirale regala panorami spettacolari sulla vallata.

A circa 5 km da Gemona, il Lago Minisini, di origine glaciale, è il luogo ideale per una passeggiata tra paesaggi incontaminati e fauna acquatica. Nelle vicinanze, il Forte di Monte Ercole, risalente alla Prima Guerra Mondiale, offre un’interessante testimonianza storica con una vista panoramica sulla vallata.

Per gli appassionati di ciclismo, la pista ciclabile Alpe-Adria, che attraversa la zona, è un’opportunità perfetta per esplorare il territorio su due ruote, immergendosi nella bellezza del paesaggio friulano.

Queste tappe, tra storia, natura e tradizione, rendono il territorio attorno a Gemona una destinazione affascinante e autentica.

Itinerari escursionistici nei dintorni di Gemona

Parco naturale delle Prealpi Giulie
Parco naturale delle Prealpi Giulie

Gemona del Friuli offre numerosi itinerari escursionistici che permettono di esplorare la bellezza naturale delle Prealpi Giulie. Uno dei percorsi più popolari è la salita al Monte Cuarnan, una cima panoramica che domina la pianura friulana. L’escursione, adatta anche a escursionisti meno esperti, richiede circa 2 ore e 30 minuti per raggiungere la vetta a 1372 metri, offrendo viste mozzafiato sulla valle sottostante e, nelle giornate limpide, fino al mare Adriatico.

Per gli amanti delle passeggiate più tranquille, l’anello del Monte Cumieli e del Lago Minisini rappresenta un’ottima scelta. Questo percorso di circa 10 km parte da Ospedaletto e conduce attraverso paesaggi variegati fino alla Sella Sant’Agnese, combinando interesse naturalistico e storico. Per i più avventurosi, il grande anello del Monte Cjampon offre una sfida maggiore, con un percorso che attraversa ambienti prealpini tipici e permette di osservare interessanti fenomeni geologici. La rete di sentieri ben segnalati nel Parco Naturale delle Prealpi Giulie offre ulteriori opportunità per esplorare boschi rigogliosi e prati verdi, adattandosi a diverse esigenze e livelli di preparazione fisica

Gastronomia locale

Gemona offre un’esperienza gastronomica autentica che riflette la ricca tradizione culinaria friulana. L’Agriturismo Londero, situato in via della Cartiera 72, è un punto di riferimento per chi cerca sapori genuini e un’atmosfera accogliente. Qui si possono gustare piatti della cucina tradizionale friulana, ideali per pranzi, cene e occasioni speciali. La struttura, immersa nel verde, propone porzioni abbondanti a prezzi adeguati, in un ambiente tranquillo che esalta l’esperienza culinaria.

Per gli amanti dei formaggi, la Latteria di Campolessi, attiva dal 1908, offre degustazioni di formaggi autentici prodotti con metodi tradizionali. Un’altra tappa gastronomica imperdibile è l’Azienda Agricola Cucchiaro, dove si può acquistare il famoso frico, piatto tipico friulano a base di formaggio e patate. Per completare il percorso enogastronomico, si consiglia una visita all’apicoltura Dreosti per l’acquisto di miele locale di alta qualità, testimonianza della biodiversità del territorio.

Un’esperienza gastronomica unica è la Festa del Formaggio di Gemona, un evento annuale che celebra la ricca tradizione casearia della regione. Durante la festa, i visitatori possono partecipare a degustazioni guidate di formaggi provenienti da diverse latterie turnarie, come quelle di Campolessi, Valmorel e Peio

Questi produttori locali non solo offrono delizie gastronomiche, ma rappresentano anche un importante aspetto della cultura e dell’economia locale. Visitare queste realtà permette di comprendere appieno la connessione tra territorio, tradizione e sapori che caratterizza la cucina di Gemona e del Friuli.

Agriturismo Londero: tradizione friulana

azienda agricola londero
Azienda agricola Londero

L’Agriturismo Londero, situato nell’incantevole scenario del gemonese, è un’autentica gemma della tradizione culinaria friulana. Gestito con passione dalla famiglia Londero, questo agriturismo offre un’esperienza gastronomica che risveglia antiche ricette di casa, preparate con ingredienti freschi e genuini di propria produzione.

La struttura, immersa nel verde di Via della Cartiera, accoglie gli ospiti in un ambiente casalingo ma di grande professionalità. Il menu propone piatti tipici come il frico, preparato con il pregiato formaggio della Latteria turnaria di Campolessi, gnocchi al grano saraceno, e specialità a base di anatra. L’agriturismo si distingue anche per la produzione artigianale di confetture e conserve, come la composta di mela e peperoncino, ideale per accompagnare i formaggi locali. Con i suoi 60 posti a sedere e un comodo parcheggio, l’Agriturismo Londero è la cornice perfetta per pranzi, cene e eventi privati, offrendo un’autentica immersione nei sapori e nell’ospitalità friulana.

Latteria turnaria di Campolessi

regole e qualità latteria turnaria di campolessi
Lavorazione formaggio

La Latteria turnaria di Campolessi, fondata nel 1908, rappresenta un prezioso esempio di tradizione casearia friulana ancora viva. Questa latteria è una delle poche rimaste a praticare il sistema turnario, un modello di produzione collettiva che affonda le radici nella storia rurale della regione.

Ogni giorno, la latteria lavora circa 20 quintali di latte proveniente da 15 soci conferitori locali, mantenendo viva una pratica che un tempo era diffusa in tutto il Friuli. I visitatori possono osservare il processo di produzione attraverso una grande vetrata dello spaccio, dove è possibile acquistare formaggi freschi e stagionati, tra cui il rinomato formaggio latteria, presidio Slow Food. La latteria offre anche visite guidate su prenotazione, permettendo ai turisti di immergersi completamente nel mondo della produzione casearia artigianale. Questo impegno nella preservazione delle tecniche tradizionali e nella produzione di formaggi di alta qualità rende la Latteria di Campolessi una tappa imperdibile per gli amanti della gastronomia autentica friulana.

Tradizione casearia Cucchiaro

moseanda cucchiaro latte
Latteria di Moseanda

L’Azienda Agricola Cucchiaro, fondata nel 1976 a Gemona del Friuli, è un esempio di eccellenza nella produzione casearia friulana. Gestita dai fratelli Cucchiaro, l’azienda si è evoluta da un piccolo allevamento di vacche a una realtà produttiva completa, trasformando il proprio latte in formaggi, burro e ricotta di alta qualità.

La peculiarità dell’azienda risiede nell’allevamento di vacche di razza Pezzata Rossa, che durante l’estate pascolano liberamente nella Malga Montasio, conferendo al latte un sapore unico e inconfondibile. L’impegno verso la sostenibilità e la qualità si riflette nell’utilizzo di mais prodotto in azienda e nell’adozione di pratiche agricole rispettose dell’ambiente, con 20 ettari di prati stabili ai margini del fiume Tagliamento.

Tra i prodotti di punta dell’azienda Cucchiaro spicca il frico, piatto tipico friulano a base di formaggio e patate, che rappresenta una vera e propria specialità locale. L’azienda offre ai visitatori l’opportunità di acquistare questo e altri prodotti tipici, permettendo di portare a casa un autentico assaggio della tradizione gastronomica di Gemona e del Friuli.

Apicoltura Dreosti: miele FVG

corrado dreosti azienda agricola dreosti corrado
Corrado Dreosti

L’Apicoltura Dreosti, situata nella pittoresca frazione di Susans di Majano, rappresenta un’eccellenza nel panorama apistico del Friuli Venezia Giulia. Questa azienda familiare, attiva da oltre un secolo, ha tramandato di generazione in generazione la passione e la conoscenza dell’apicoltura, dal nonno all’attuale proprietario Corrado.

Con circa 350 alveari dislocati strategicamente nel territorio pedemontano friulano, l’Apicoltura Dreosti produce una varietà di mieli pregiati che riflettono la ricca biodiversità della regione. Tra le specialità si annoverano il miele di tarassaco, di tiglio-castagno, di castagno puro e diverse varietà di millefiori, ciascuno con caratteristiche organolettiche uniche. L’azienda si distingue per il suo approccio rispettoso verso le api e l’ambiente, lavorando in sinergia con questi preziosi insetti per ottenere un prodotto di alta qualità. Questo impegno verso l’eccellenza e la sostenibilità ha portato l’Apicoltura Dreosti a far parte del circuito virtuoso “Io Sono FVG”, che valorizza i prodotti locali di qualità.

 

Arte e vino: Villa Manin a Passariano con degustazione da Vendrame – Vignis del Doge

Ludovico ManinVilla Manin di Passariano, ultima residenza del doge veneziano Ludovico Manin, offre un’esperienza culturale unica che unisce arte, storia ed enologia.  Il programma espositivo del 2025 è ricco di proposte: la villa ospita mostre temporanee come “Obiettivo 13: Arte e cambiamenti climatici” e “Scooter Italia 1945-70: Design in movimento“, mentre il suo maestoso parco di 18 ettari racconta secoli di simbologia del potere attraverso architettura vegetale e installazioni contemporanee. La cantina Vendrame offre esperienze di degustazione che ci riportano alla tradizione secolare dei vini autoctoni friulani.

Villa Manin, architettura e simbolo del potere

Edificata nel XVII secolo come manifesto della potenza familiare, Villa Manin rappresenta l’apice dell’architettura veneta in terra friulana. Il complesso si sviluppa attorno al corpo centrale affrescato, fiancheggiato da due barchesse e caratterizzato da esedre curvilinee ispirate al colonnato berniniano di San Pietro. Nel salone delle feste, illuminato da lampadari di Murano, Napoleone orchestrò il Trattato di Campoformio nel 1797, episodio cruciale che segnò la fine della Serenissima. L’esposizione “Il re, il Kaiser e le oche” (fino al 31 dicembre 2025) ci racconta la storia del complesso nella prima metà del novecento attraverso l’esposizione di una raccolta di un centinaio di foto d’epoca.

introduzione multimediale napoleoneIl percorso multimediale nella Sala del Trattato di Villa Manin offre un’esperienza immersiva unica che riporta i visitatori alla notte del 17 ottobre 1797. Attraverso tecnologie all’avanguardia, i partecipanti possono rivivere i momenti cruciali della firma del Trattato di Campoformio, con Napoleone Bonaparte come protagonista. L’installazione ricrea l’atmosfera tesa delle trattative, proiettando ologrammi dei personaggi storici e riproducendo dialoghi basati su documenti d’epoca. I visitatori possono osservare da vicino le reazioni di Napoleone e del plenipotenziario austriaco Conte Ludwig von Cobenzl mentre decidono il destino dell’Italia e dell’Europa. Effetti sonori e visivi, come il rumore delle penne che graffiano la pergamena e le ombre tremolanti delle candele, aumentano il realismo dell’esperienza, trasportando il pubblico indietro nel tempo per assistere a un momento che ha cambiato la storia.

Design su due ruote

vespa a villa maninLa mostra “Scooter Italia 1945-70: Design in movimento” a Villa Manin celebra l’età d’oro dello scooter italiano, con particolare attenzione alla Vespa Piaggio. L’esposizione presenta oltre 50 modelli iconici, tra cui la prima Vespa del 1946 progettata da Corradino D’Ascanio. I visitatori possono ammirare l’evoluzione del design, dalla scocca portante rivoluzionaria ai cambi sul manubrio, che resero la Vespa un simbolo di libertà e stile nel dopoguerra.

La mostra include anche rare fotografie d’epoca e documenti originali che illustrano l’impatto culturale dello scooter sulla società italiana. Tra i pezzi più interessanti figurano prototipi mai prodotti e modelli speciali come la Vespa utilizzata nel film “Vacanze Romane“. L’esposizione evidenzia come lo scooter italiano sia diventato un’icona del design Made in Italy, influenzando la moda, il cinema e lo stile di vita degli anni ’50 e ’60.

Carrozze e multimedia interattivi

carrozza a villa maninLa Sala delle Carrozze di Villa Manin ospita una preziosa collezione di carrozze dei secoli XIX-XX, parte del Museo Civico delle Carrozze d’Epoca di Codroipo. Questa esposizione offre uno sguardo affascinante sulla storia del viaggio e del costume, mostrando l’evoluzione dei mezzi di trasporto dall’era delle carrozze trainate da cavalli all’avvento delle prime automobili. L’esperienza è arricchita da un’innovativa installazione multimediale che porta in vita la storia del luogo. Attraverso quadri digitali, i visitatori possono “incontrare” personaggi chiave legati alla villa, come il Doge Lodovico Manin e Napoleone Bonaparte, che raccontano le loro storie e il loro legame con Villa Manin. Un tavolo tattile nella Sala della Stufa permette inoltre di esplorare virtualmente l’architettura del complesso e l’evoluzione del parco, offrendo un’esperienza immersiva che combina storia, tecnologia e arte.

Obiettivo 13: Arte e cambiamenti climatici

Obiettivo_13

La mostra “Obiettivo 13 – Arte e cambiamenti climatici“, in corso a Villa Manin fino al 27 aprile 2025, riunisce sei artisti contemporanei: Elena Giovanni Betti, Katharina Fleck, Roberto Ghezzi, Maria Elisabetta Novello, Laura Pozzar e Giorgia Severi. Le loro opere creano un dialogo artistico che esplora l’urgenza della crisi climatica, in linea con l’Obiettivo 13 dell’Agenda ONU 2030. L’esposizione nasce da una riflessione sulla vulnerabilità del complesso stesso di Villa Manin: la siccità del 2023 ha prosciugato i laghetti del parco, minacciando la fauna ittica, mentre 50 alberi secolari non sono sopravvissuti all’aumento delle temperature, segnando un mutamento tangibile nel paesaggio.

Le opere in mostra includono:
Le denunce ecologiche di Elena Giovanni Betti e Katharina Fleck, che mappano lo scioglimento dei ghiacciai attraverso installazioni geografiche. Le “Naturografie” di Roberto Ghezzi, dove tele immerse negli ecosistemi catturano le tracce organiche di ambienti in trasformazione. I lavori di Maria Elisabetta Novello che utilizza la cenere come metafora del fuoco distruttivo ma rigenerativo. Le opere di Laura Pozzar che analizzano le catastrofi naturali riflettendo sull’impotenza umana di fronte a eventi estremi. Le ricerche di Giorgia Severi in Papua Occidentale, dove l’artista documenta l’impatto del turismo e dell’inquinamento sugli ecosistemi marini, in un progetto destinato a evolversi fino al 2026.

Il parco di Villa Manin

I 18 ettari del parco di Villa Manin costituiscono un trattato politico vegetale, dove ogni elemento paesaggistico incarna la volontà di controllo territoriale e rappresentazione ideologica della famiglia Manin. Il disegno originario, ispirato ai giardini di Versailles, replicava i codici delle corti europee con un viale principale di 1,2 km orientato nord-sud, diviso geometricamente in settori corrispondenti alle gerarchie sociali. Il sistema idrico, con oltre 2 km di condotte in cotto, simboleggiava il controllo sulle risorse naturali, culminando nella collina artificiale delle Virtù alta 12 metri. La vegetazione stessa diventava strumento politico, con tigli secolari, cedri del Libano disposti a formare una “L” maiuscola, e un tasso monumentale di 200 anni con chioma potata a forma di leone alato.

L’opera Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, realizzata nel parco di Villa Manin come parte della mostra “Terza Terra”, è rimasta una presenza permanente anche dopo la conclusione dell’esposizione temporanea. Questa installazione botanica su larga scala, che si estende per 50 metri, rappresenta il simbolo iconico dell’artista che esprime l’intreccio equilibrato tra artificio e natura. Creata utilizzando 300 alberi di gelso e uno speciale carbone vegetale chiamato biochar per aumentare la fertilità del terreno, l’opera invita i visitatori a riflettere sulla sostenibilità alimentare e sulla produzione agricola. Il “Terzo Paradiso” di Villa Manin si è evoluto in un’opera vivente che continua a crescere e cambiare, simboleggiando la fusione tra il paradiso naturale e quello artificiale creato dall’uomo, e proponendo una visione di un futuro sostenibile in cui tecnologia e natura coesistono in armonia

Vendrame – Vignis del Doge

Famiglia VendrameRadicata nei terreni che furono teatro del potere dogale veneziano, la cantina Vendrame Vignis del Doge fonde tradizione secolare e innovazione sostenibile. L’azienda, fondata nel 1997, coltiva vitigni autoctoni come Refosco e Friulano. Le etichette delle bottiglie riproducono particolari dei disegni dei giardini di Villa Manin andati perduti. Dal 2015, l’azienda ha ottenuto certificazioni etiche come VeganOK e SQNPI, integrando pratiche sostenibili con metodi tradizionali.

Organizzare la visita

Per ottimizzare la visita, si consiglia di arrivare a Villa Manin usufruendo del parcheggio gratuito. Il tour della villa e del parco si svolge dalle 10:00 alle 12:30. Alle 15:00 ci si può spostare alla cantina Vignis del Doge per il tour enologico e la degustazione che dura circa un’ora e 30. È necessario prenotare.  Si raccomanda un abbigliamento comodo per il parco e una giacca per le cantine (15°C costanti)