Pitina IGP, storia e curiosità!
Mai sentita nominare? Beh.. in questo articolo te la introduciamo noi! Stiamo parlando della “misconosciuta” Pitina IGP! Un salume friulano tipico di alcune zone montane del Friuli Venezia Giulia!
Ma.. dove nasce di preciso?
La Pitina, chiamata anche Peta o Petuccia, è una “polpetta di carne affumicata” tipica delle Prealpi Carniche in Friuli Venezia Giulia. Ha origine nelle zone montane della Regione, in particolare nelle valli della Val Tramontina, Valcellina e Val Colvera.
Le origini della Pitina risalgono almeno all’inizio dell’Ottocento, quando gli abitanti delle borgate di Frassaneit, nell’attuale comune di Tramonti di Sopra, la inventarono per conservare la carne. Queste zone sono state proprio identificate come il luogo di origine della Pitina nel 1800. Ancora oggi, Tramonti di Sopra ospita la “Festa della Pitina”, dal 1969.
Dove si produce oggi per ottenere il marchio IGP
Oggi, la produzione della Pitina IGP, per poter ottenere questo riconoscimento di qualità, deve attenersi a quanto stabilito dal disciplinare di produzione. Questo documento indica anche quali carni sono ammesse per la sua preparazione e delimita l’area geografica di produzione.
Ecco le informazioni principali:
● Area Geografica: La Pitina IGP può essere prodotta esclusivamente nella provincia di Pordenone, in particolare nei territori comunali di Andreis, Barcis, Cavasso Nuovo, Cimolais, Claut, Erto e Casso, Frisanco, Maniago, Meduno, Montereale Valcellina, Tramonti di Sopra e Tramonti di Sotto.
● Lavorazione: Mentre un tempo la lavorazione avveniva nelle cucine o nei “camarin” delle case, oggi si svolge nei laboratori delle macellerie, seguendo le norme igienico-sanitarie. L’affumicatura, tradizionalmente fatta nei camini domestici, si effettua in appositi affumicatoi in acciaio.
● Tradizione e Innovazione: Nonostante l’evoluzione delle tecniche di produzione, la Pitina IGP mantiene un forte legame con il territorio e le sue tradizioni. La ricetta, tramandata di generazione in generazione, prevede l’utilizzo di ingredienti semplici e genuini, provenienti dalle vallate circostanti.
Per quale motivo nasce?
La Pitina nasce dalla necessità delle popolazioni montane del Friuli Venezia Giulia di conservare la carne il più a lungo possibile, soprattutto durante l’inverno, quando le risorse erano scarse.
Ecco i motivi principali:
● Mancanza di sale: La posizione geografica delle valli, lontane dal mare, rendeva difficile e costoso l’approvvigionamento del sale, principale metodo di conservazione delle carni a quei tempi.
● Abbondanza di selvaggina e animali da allevamento: La caccia e l’allevamento di ovini, caprini e suini fornivano una fonte di carne che doveva essere conservata per essere consumata durante tutto l’anno.
● Scoperta dell’affumicatura: L’affumicatura, tecnica di origine celto-germanica, si è rivelata un metodo efficace per conservare la carne, sfruttando il fumo prodotto dai focolari domestici, sempre accesi durante i mesi freddi.
● Sfruttamento degli scarti: La Pitina permetteva di utilizzare anche le parti meno pregiate della carne, come quelle di scarto o provenienti da animali feriti o macellati per necessità.
● Farina di mais come involucro: La farina di mais, ingrediente tipico delle zone montane, veniva utilizzata come involucro per le polpette di carne, in mancanza di budelli difficili da reperire.
La Pitina rappresenta quindi un esempio di come le popolazioni montane abbiano saputo sfruttare al meglio le risorse a disposizione, trasformando una necessità in una prelibatezza gastronomica.
Come degustare la Pitina IGP?
La Pitina, salume affumicato originario delle valli del pordenonese, si presta a diverse modalità di degustazione, sia come ingrediente principale che come accompagnamento ad altri sapori.
Ecco alcuni suggerimenti su come gustare al meglio la Pitina:
● Cruda: Tagliata a fette sottili, la Pitina può essere gustata come antipasto o merenda, accompagnata da pane casereccio, formaggi freschi o stagionati e un buon bicchiere di vino rosso friulano.
● Nel brodo: Un piatto tradizionale è la Pitina nel brodo di polenta, dove le fette di Pitina vengono aggiunte al brodo caldo, rilasciando il loro sapore intenso e aromatico.
● Con la polenta: La Pitina si sposa perfettamente con la polenta, sia calda che fredda. Si può servire sbriciolata sulla polenta morbida, oppure a fette come accompagnamento a una polenta più consistente.
● Nelle zuppe o nei piatti a base di orzo: La Pitina può essere utilizzata per insaporire zuppe di verdure, orzotti o legumi, aggiungendola a cubetti durante la cottura.
● Alla brace: Un’altra modalità di degustazione è cuocere la Pitina alla brace, ottenendo un sapore ancora più intenso e una consistenza leggermente croccante. Si può servire con un contorno di verdure grigliate.
● Scottata nell’aceto: Simile alla preparazione del salame con l’aceto, tipico del Friuli Venezia Giulia, la Pitina scottata nell’aceto è un piatto saporito e stuzzicante
Ricette gourmet: Negli ultimi anni, la Pitina ha conquistato anche la cucina gourmet, diventando protagonista di piatti creativi e raffinati, come risotti, pasta fresca e secondi piatti.
Abbinamenti: Per esaltare il sapore deciso della Pitina, si consigliano vini rossi corposi e strutturati, come il Refosco dal Peduncolo Rosso o il Schiopettino, oppure vini bianchi morbidi e aromatici, come il Verduzzo Friulano o la Ribolla Gialla.
Consigli:
● Scegliere Pitina di qualità, preferibilmente IGP, a garanzia dell’origine e della lavorazione tradizionale.
● Conservare la Pitina in un luogo fresco e asciutto, avvolta in un canovaccio di cotone o carta per alimenti.
● Prima di consumarla cruda, togliere la farina di mais in eccesso con un coltello.
● Sperimentare diverse ricette e abbinamenti per scoprire il proprio modo preferito di gustare la Pitina.