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Tag: Curiosità

Nadâl in Friûl: un viaç intun mont di tradiziòns e savôrs

Il Natale in Friuli Venezia Giulia non è semplicemente una festa, ma un viaggio affascinante in un mondo di tradizioni antiche, sapori autentici e riti che affondano le radici nella storia contadina e nella profonda spiritualità di questa terra. Lontano dalle luci sfavillanti e dal consumismo sfrenato delle grandi città, il Natale friulano si manifesta in un’atmosfera intima e raccolta, dove il calore del focolare domestico, il profumo delle spezie e il ricordo degli antenati si fondono in un’esperienza indimenticabile.
Questo articolo si propone di esplorare in profondità le usanze natalizie friulane, dalle preparazioni culinarie che deliziano il palato, ai riti propiziatori che segnano l’avvicinamento al nuovo anno, fino ai canti e alle leggende che animano le lunghe serate invernali. 🎄

Il Friuli, terra di confine e crocevia di culture, ha saputo preservare nel tempo un patrimonio di tradizioni uniche, che riflettono la sua identità complessa e affascinante. Il periodo natalizio, in particolare, è un momento in cui questo legame con il passato si fa più forte, e le comunità si stringono attorno a valori semplici ma profondi. Non si tratta solo di festeggiare la nascita di Gesù, ma di celebrare la rinascita della luce dopo il solstizio d’inverno, di onorare la terra e i suoi frutti, e di rafforzare i legami familiari e comunitari. L’attesa del Natale, che inizia con l’Avvento, è un periodo di preparazione spirituale e materiale, dove ogni gesto, ogni piatto, ogni canto acquista un significato particolare.

L’avvento e le sue anticipazioni

L’Avvento, in Friuli, è un periodo intriso di attesa e preparazione. Nelle case, si addobbano gli alberi di Natale con decorazioni semplici, spesso realizzate a mano, che richiamano la natura e i simboli della fede.

Le candele dell’Avvento, accese una dopo l’altra ogni domenica, scandiscono il tempo e aumentano la luce in un periodo in cui le giornate si accorciano e l’oscurità sembra prevalere. Ma l’Avvento è anche il momento in cui iniziano a diffondersi nell’aria i profumi delle prime preparazioni natalizie, un preludio ai banchetti che arriveranno.

Un elemento fondamentale di questo periodo è la celebrazione di San Nicolò, il 6 dicembre. In molte località, soprattutto nella parte orientale della regione, San Nicolò, accompagnato dal temibile Krampus, visita i bambini per premiare quelli buoni con dolci e piccoli doni, e per rimproverare quelli più vivaci. Questa tradizione, di origine mitteleuropea, si è integrata perfettamente nel tessuto culturale friulano, aggiungendo un tocco di mistero e folklore all’inizio del periodo natalizio. I Krampus, con le loro maschere spaventose e le campane assordanti, rappresentano la parte oscura dell’inverno, che viene esorcizzata dall’arrivo benevolo di San Nicolò.

La vigilia di natale: attesa, digiuno e il calore del fogolar

La sera della Vigilia di Natale è tradizionalmente un momento di digiuno e attesa. Nelle famiglie friulane, si osserva la tradizione di un pasto magro, a base di pesce o verdure, in preparazione al ricco banchetto del giorno successivo. Questo digiuno non è solo una pratica religiosa, ma anche un modo per apprezzare ancora di più l’abbondanza del pranzo di Natale. Nonostante la sua semplicità, la cena della Vigilia è spesso un momento di grande condivisione, con piatti che, pur essendo leggeri, sono ricchi di sapore e tradizione.

Un classico della Vigilia è il baccalà, preparato in diverse varianti, dall’umido al fritto, che rappresenta un pasto sostanzioso e saporito, pur rispettando il precetto del digiuno. In alcune zone costiere, non manca il pesce dell’Adriatico, cucinato in modo semplice per esaltarne la freschezza.

Nadâl in Friûl - Fogolar FurlanIl fogolar, in friulano, è il focolare domestico, il cuore pulsante della casa, e assume un significato ancora più profondo durante il periodo natalizio. È attorno al fogolar che la famiglia si riunisce la sera della Vigilia, in attesa della mezzanotte.

Il crepitio della legna, il calore diffuso e la luce tremolante delle fiamme creano un’atmosfera magica e intima, perfetta per raccontare storie, condividere ricordi e rafforzare i legami. Il fogolar non è solo un elemento architettonico, ma un simbolo di unità familiare, di protezione e di calore umano. È qui che, anticamente, si svolgeva gran parte della vita domestica, dalla preparazione dei pasti al racconto delle favole.

Dopo la cena, molte famiglie si recano alla Messa di Mezzanotte, un momento carico di spiritualità e suggestione. Le chiese, illuminate a festa, risuonano di canti natalizi, e l’atmosfera è pervasa da un senso di pace e raccoglimento.

Al ritorno dalla messa, è tradizione scambiarsi gli auguri e, in alcune zone, consumare una piccola colazione a base di dolci tipici, come la gubana o gli strucchi, accompagnati da un bicchiere di vino dolce. Questo momento, intimo e familiare, suggella la fine dell’attesa e l’inizio della festa vera e propria, spesso ancora una volta, attorno al calore del fogolar. 🌟

Il pranzo di natale: un trionfo di sapori dal fogolar alla tavola

Il pranzo di Natale è il culmine delle celebrazioni culinarie friulane. È un banchetto sontuoso, preparato con cura e amore, che celebra l’abbondanza e la gioia della festa. La tavola è imbandita con i piatti della tradizione, che variano leggermente da zona a zona, ma che condividono l’amore per i sapori autentici e la qualità delle materie prime locali. Molti di questi piatti, in passato, venivano cucinati direttamente nel fogolar, sfruttando il calore delle braci e la lenta cottura per esaltarne i sapori.

Brovada e musetto
Musetto e Brovada, piatto tipico friulano.

Uno dei protagonisti indiscussi del pranzo natalizio friulano è il muset e brovada. Il muset, un insaccato simile al cotechino, preparato con carni suine e spezie, viene cotto lentamente e servito accompagnato dalla brovada, rape bianche fermentate nella vinaccia e poi cotte.

Questo piatto, dal sapore deciso e inconfondibile, è un vero e proprio simbolo della cucina invernale friulana, e la sua preparazione richiede tempo e maestria. La brovada, con la sua acidità caratteristica, bilancia perfettamente la ricchezza del muset, creando un connubio di sapori che conquista il palato.

Un altro piatto che non può mancare è il frico, in tutte le sue deliziose varianti. Il frico croccante, a base di formaggio Montasio e patate, è una vera e propria icona della gastronomia friulana. La sua consistenza croccante all’esterno e morbida all’interno lo rende irresistibile, e il suo sapore intenso di formaggio lo rende un accompagnamento perfetto per salumi e carni.

Frico Friulano in padella. Uno dei piatti tipici del Friuli più conosciuti
Frico Friulano in padella. Uno dei piatti tipici del Friuli più conosciuti

 Esiste anche il frico morbido, preparato con formaggio e patate schiacciate, più simile a una torta salata, che offre un’esperienza gustativa diversa ma altrettanto appagante.

In alcune zone, il frico viene arricchito con cipolle o erbe aromatiche, che ne esaltano ulteriormente il sapore.

Il frico, un tempo, era spesso cucinato su un paiolo posto direttamente sulle braci del fogolar, acquisendo un sapore e una consistenza ineguagliabili.

cjarsons
Cjarsons

Tra i primi piatti, spiccano i cjarsons, ravioli ripieni con un ripieno che varia a seconda della zona, ma che spesso include ricotta, erbe aromatiche, uvetta e cannella. Sono un piatto complesso e raffinato, che richiede pazienza nella preparazione, ma che ripaga con un’esplosione di sapori dolci e salati. Ogni famiglia ha la sua ricetta segreta per i cjarsons, tramandata di generazione in generazione, che rende ogni piatto unico e speciale. I cjarsons vengono solitamente conditi con burro fuso e ricotta affumicata grattugiata, o con un sugo leggero.

Non mancano le paste fatte in casa, come i tagliolini in brodo, spesso arricchiti con il sapore intenso del brodo di cappone o gallina. Un brodo preparato con amore, che cuoce lentamente per ore, diventa la base perfetta per questi primi piatti semplici ma saporiti, che riscaldano il corpo e l’anima nelle fredde giornate invernali. Anche la preparazione del brodo, un tempo, avveniva lentamente sul fuoco del fogolar, assorbendo tutti i profumi e i sapori della legna che ardeva.

E poi, naturalmente, c’è la carne. Arrosto di maiale, anatra all’arancia o il tradizionale cappone ripieno, sono solo alcune delle prelibatezze che possono adornare le tavole natalizie friulane. Le carni sono spesso accompagnate da contorni di stagione, come le patate al forno, le verze stufate o le immancabili brovade.

Composizione Cuor di Gubana - Ennio Calice
Gubana Friulana

Per quanto riguarda i dolci, la gubana è la regina indiscussa del Natale friulano. Questo dolce lievitato, a forma di chiocciola, è ripieno di frutta secca, noci, pinoli, uvetta, scorze di agrumi e un tocco di grappa.

La sua preparazione è lunga e complessa, ma il risultato è un dolce ricco e profumato, perfetto per concludere il pranzo di Natale o per accompagnare il caffè e il digestivo.

Strucchi Friulani
Strucchi Friulani

La gubana è un simbolo di festa e abbondanza, e ogni famiglia ha la sua ricetta, spesso custodita gelosamente e tramandata di generazione in generazione. A volte, la gubana viene accompagnata dagli strucchi, piccoli fagottini di pasta fritta o al forno, ripieni dello stesso impasto della gubana. Questi dolci, spesso serviti tiepidi, sono una vera delizia per il palato.

Infine, non si può parlare di cucina friulana senza menzionare il vino. I vini del Friuli Venezia Giulia, rinomati in tutto il mondo per la loro qualità, accompagnano ogni portata del pranzo di Natale. Dai bianchi freschi e aromatici come il Friulano o la Ribolla Gialla, ai rossi corposi e strutturati come il Refosco dal Peduncolo Rosso o lo Schioppettino, c’è un vino adatto per ogni gusto e per ogni piatto. Il brindisi di Natale, fatto con un buon vino locale, è un momento di gioia e convivialità che suggella la festa. 🥂

Il ruolo dei prodotti tipici: un patrimonio da valorizzare

La cucina natalizia friulana è intrinsecamente legata ai suoi prodotti tipici, che rappresentano un patrimonio di biodiversità e tradizione da valorizzare e tutelare. Oltre ai già citati Montasio, muset e brovada, esistono altri prodotti che arricchiscono la tavola natalizia e che meritano una menzione speciale.

Pan e Formadi - Latteria friulano e pane a merenda
Pan e Formadi – Formaggio Latteria friulano e pane

Il formaggio di latteria, prodotto nelle malghe e nelle latterie sociali, è un altro pilastro della gastronomia friulana. Con le sue diverse stagionature, dal fresco al mezzano, offre una varietà di sapori e consistenze che si adattano a ogni palato. Durante le feste, viene spesso servito come antipasto, accompagnato da miele o confetture, o utilizzato per arricchire i primi piatti.

Il prosciutto di San Daniele, con la sua dolcezza e il suo profumo inconfondibile, è un’eccellenza che non può mancare sulla tavola friulana, non solo a Natale. Affettato sottile, accompagna l’aperitivo o arricchisce gli antipasti, deliziando i commensali con il suo sapore unico. La sua stagionatura, che avviene in un microclima unico, gli conferisce caratteristiche organolettiche inconfondibili.

Tra i salumi, oltre al muset, spiccano la salsiccia friulana, spesso utilizzata per arricchire i ripieni o per accompagnare la polenta, e il salame friulano, con il suo sapore delicato e speziato. Questi prodotti, frutto di una lunga tradizione artigianale, rappresentano la ricchezza del territorio e la maestria dei suoi produttori.

formadi frant
formadi frant

E per gli amanti dei sapori più particolari, c’è il formaggio frant. Questo formaggio erborinato, dal sapore intenso e leggermente piccante, è un prodotto di nicchia, tipico delle valli alpine friulane.

Viene spesso servito con pane di segale e un buon vino rosso, offrendo un’esperienza gustativa unica e indimenticabile.

Il frant, con la sua complessità aromatica, è un vero e proprio gioiello della produzione casearia friulana, che si apprezza al meglio nelle occasioni speciali, come il Natale.

Le tradizioni contadine e i riti propiziatori: attorno al fogolar

Le tradizioni natalizie friulane non si limitano solo alla tavola, ma includono anche una serie di riti e usanze che affondano le radici nella vita contadina e nella spiritualità popolare. Queste pratiche, tramandate di generazione in generazione, avevano lo scopo di propiziare un buon raccolto, allontanare le malattie e assicurare prosperità per il nuovo anno. Molte di esse trovavano il loro fulcro proprio attorno al fogolar.

Uno dei riti più antichi è quello del ceppo di Natale. In passato, la sera della Vigilia, si usava bruciare nel fogolar un grosso ceppo di legno, che doveva ardere per tutta la notte, fino all’Epifania.

Il ceppo, simbolo di vita e rinascita, era considerato un portafortuna, e le sue ceneri venivano sparse nei campi per propiziare un buon raccolto. Sebbene oggi questa tradizione sia meno diffusa, in alcune case rurali il fogolar rimane un punto centrale della celebrazione, attorno al quale la famiglia si riunisce per raccontare storie e condividere momenti di calore. 🔥

Un’altra tradizione legata al mondo contadino è quella di lasciare del cibo e del vino sulla tavola la sera della Vigilia, per gli spiriti degli antenati che si credeva tornassero a visitare le loro case. Questo gesto di rispetto e memoria rafforzava il legame tra le generazioni e sottolineava l’importanza del ricordo dei propri cari, spesso evocato proprio nelle veglie attorno al fuoco del fogolar.

Presepe Friulano, Venzone
Presepe Friulano, Venzone

presepi, sia nelle chiese che nelle case, sono un elemento centrale del Natale friulano. Spesso realizzati con grande cura e maestria, i presepi friulani riproducono fedelmente scene di vita contadina, con personaggi in costume tradizionale e riproduzioni di paesaggi locali. Il presepe non è solo una rappresentazione della Natività, ma anche un modo per raccontare la storia e la cultura del territorio, integrando elementi sacri e profani. In alcune località, come a Venzone,  Tricesimo o a Sesto al Reghena, si allestiscono presepi viventi, che coinvolgono l’intera comunità e rievocano antiche atmosfere.

canti natalizi occupano un posto speciale nelle celebrazioni friulane.

Nelle chiese, durante le messe, e nelle case, attorno al fogolar, risuonano melodie antiche e nuove, che celebrano la gioia della nascita di Gesù e la speranza di un nuovo inizio. Molti di questi canti sono in lingua friulana, e rappresentano un importante veicolo per la conservazione e la diffusione della cultura locale. I cori di paese si esibiscono in concerti natalizi, portando la musica in ogni angolo della regione e creando un’atmosfera di festa e condivisione.

L’epifania e la conclusione del ciclo natalizio

Il periodo natalizio in Friuli si conclude con l’Epifania, il 6 gennaio, giorno in cui si celebra l’arrivo dei Re Magi a Betlemme. È il giorno in cui la Befana, una vecchietta a cavallo di una scopa, porta dolci ai bambini buoni e carbone a quelli meno meritevoli. Anche questa tradizione, di origine più recente, si è ben integrata nel tessuto culturale friulano, e la Befana è un personaggio amato dai bambini, che attendono con ansia il suo arrivo.

Pignarul furlan
pignarûl furlan!

La sera dell’Epifania, in molte località, si accendono i falò epifanici, chiamati anche “pignarûl” o “fogarìe”. Questi grandi fuochi, che illuminano la notte, hanno un significato propiziatorio: il fumo che si innalza verso il cielo indica la direzione del vento, e da essa si traggono auspici per il nuovo anno. È un momento di festa e convivialità, in cui le comunità si riuniscono attorno al fuoco, si scambiano gli auguri e si gustano gli ultimi dolci natalizi, accompagnati da un bicchiere di vin brulé. Il pignarûl è un simbolo della fine del ciclo natalizio e dell’inizio di un nuovo anno, carico di speranze e aspettative.

In conclusione, il Natale in Friuli Venezia Giulia è molto più di una semplice festa.

È un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, un viaggio attraverso la storia, la cultura e le tradizioni di una terra ricca e affascinante. Dal calore avvolgente del fogolar, ai sapori intensi del muset e brovada, alla dolcezza della gubana, dai canti antichi ai riti propiziatori, ogni elemento contribuisce a creare un’atmosfera unica e indimenticabile. È un Natale che parla di autenticità, di legame con la terra e con le proprie radici, di calore familiare e di comunità.

Un Natale da vivere, da gustare e da custodire nel cuore, un’esperienza che lascia un’impronta profonda e che invita a tornare, anno dopo anno, per riscoprire la magia del “Nadâl in Friûl”. 🌟🎁🎄

Semi di Zucca: proprietà, benefici e tradizione

I semi di zucca rappresentano una di quelle eccellenze della natura spesso considerate solo un piccolo scarto culinario, ma che in realtà custodiscono un patrimonio di sapori, salute e tradizioni tutte da riscoprire. Da sempre il Friuli è una terra in cui la zucca ha trovato un habitat ideale: il clima mite delle pianure, i terreni fertili e l’alternanza delle stagioni hanno permesso a questa pianta di radicarsi profondamente nella cultura agricola locale. Ancora oggi, nei mesi autunnali, attraversando la bassa friulana o le campagne attorno a Udine e Pordenone, è facile imbattersi in distese arancioni che colorano il paesaggio e raccontano la ciclica bellezza della natura.

Se la polpa della zucca è entrata da tempo nella tradizione popolare, dalle minestre contadine fino agli gnocchi di zucca o ai dolci tipici che arricchivano le tavole di festa, altrettanto significati

semi di zucca
Semi di zucca di Anaxum

vo è l’utilizzo che le famiglie rurali facevano dei semi. In un mondo dove nulla andava sprecato, i semi venivano accuratamente raccolti, lavati e tostati nelle stufe a legna per diventare una sorta di “compagnia alimentare” nelle fredde serate d’inverno. Bastava poco: un cartoccio di semi tostati e salati da sgranocchiare insieme durante la veglia offriva energia, calore e un senso di convivialità, elementi preziosi nelle giornate segnate dal lavoro nei campi e dalla semplicità del vivere. Così, da un alimento povero e apparentemente marginale, nasceva un piccolo tesoro gastronomico che oggi la scienza e l’enogastronomia stanno riportando al centro della scena.  La riscoperta moderna dei semi di zucca non è solo un ritorno alle radici contadine, è soprattutto la rivalutazione di un alimento altamente funzionale al benessere.

Proprietà, benessere e versatilità in cucina

Dal punto di vista nutrizionale i semi di zucca sono un piccolo scrigno di salute. Sono naturalmente ricchi di proteine vegetali di alta qualità, utili per chi segue una dieta equilibrata e sostenibile. Contengono acidi grassi insaturi, preziosi per mantenere in salute cuore e circolazione, oltre a una gamma di minerali fondamentali come zinco, magnesio, ferro e fosforo. Il magnesio, ad esempio, contribuisce a ridurre stanchezza e affaticamento, a favorire la salute muscolare e a regolare l’attività del sistema nervoso. Lo zinco, invece, è un potente alleato del sistema immunitario e della salute della pelle.

I semi di zucca apportano inoltre fibre, importanti per la digestione e per mantenere stabili i livelli di zuccheri nel sangue, oltre al triptofano, un aminoacido che stimola la produzione di serotonina e melatonina, rendendoli utili per migliorare la qualità del sonno e l’umore. Questo mix di sostanze nutritive trasforma i semi di zucca in un autentico “superfood”, perfettamente in linea con le esigenze dell’alimentazione moderna, salutare e naturale.

torsini semi di zucca
Torsini con semi di zucca di Anaxum

Non è però solo la salute a renderli speciali, ma anche le infinite possibilità d’utilizzo in cucina. In Friuli, molte osterie e ristoranti hanno riscoperto i semi di zucca per innovare ricette e tradizioni. Tostati e leggermente salati diventano uno snack sano e gustoso, specialmente se accompagnato da un calice di Ribolla Gialla o Friulano. Nelle insalate autunnali esaltano il sapore del radicchio rosso di Treviso o del Montasio stagionato, offrendo un piacevole contrasto tra croccantezza e morbidezza. Le vellutate di zucca, servite con semi tostati, si trasformano in piatti ricchi e raffinati, capaci di sedurre anche i palati più esigenti.

La panificazione artigianale ha fatto dei semi di zucca un ingrediente distintivo: aggiunti a pane, focacce e grissini restituiscono gusto e consistenza e un aspetto visivo che rimanda all’autenticità della lavorazione contadina. Non meno suggestiva è la produzione di olio di semi di zucca, una tradizione nata nelle regioni mitteleuropee come la Stiria e la Slovenia e ormai diffusa anche in Friuli, grazie alla vicinanza culturale. L’olio di semi di zucca si presenta di colore verde scuro, dal sapore intenso e tostato, e viene usato esclusivamente a crudo come condimento su insalate, zuppe e verdure. È un prodotto di nicchia, sempre più ricercato, che testimonia la capacità del nostro territorio di coniugare storia e innovazione.

Cultura, sostenibilità e futuro dei semi di zucca

anaxum agricoltura semi di zucca
Campi di zucca Anaxum

Il legame con i semi di zucca non si limita al valore alimentare, ma abbraccia anche la sostenibilità e la cultura contadina del Friuli. La coltivazione della zucca arricchisce la biodiversità agricola, contribuisce a preservare gli equilibri ecologici e a ridurre la monotonia colturale tipica delle grandi pianure. Ogni parte della pianta trova uno scopo preciso: la polpa viene usata in cucina o lasciata come fertilizzante, la buccia diventa nutrimento per gli animali o compost naturale, mentre i semi assumono valore primario nell’alimentazione e nella trasformazione. Questo approccio circolare, senza sprechi, rispecchia la filosofia ecosostenibile che oggi guida molte aziende agricole friulane.

Le sagre d’autunno, che animano paesi e borghi non appena arriva la stagione della raccolta, sono un riflesso culturale di questa ricchezza: stand e bancarelle propongono semi tostati, olio, pane arricchito di semi di zucca e piatti tipici che esaltano questo ingrediente. Ogni evento diventa occasione per ribadire come queste produzioni raccontino molto della nostra identità territoriale e della capacità del Friuli di custodire tradizioni trasformandole in innovazione.

Consumare semi di zucca friulani significa allora aderire a un modello alimentare equilibrato e sostenibile, ma anche mantenere viva una memoria collettiva legata al mondo rurale. Per le nuove generazioni di agricoltori e produttori locali, questo piccolo seme testimonia una strada chiara: produrre in modo etico, rispettare l’ambiente, offrire alimenti sani senza rinunciare al gusto e alla tradizione.

Il “metodo” Anaxum: un esempio unico nel suo genere

Un tassello particolarmente interessante di questa storia è rappresentato dal “metodo” Anaxum, sviluppato da Stefania nel cuore del Friuli, unico nel suo genere in Italia. Grazie a un approccio agricolo alternativo, viene coltivata una particolare varietà di zucca diversa dalle tipologie più diffuse nei nostri ortofrutta. La caratteristica sorprendente del metodo è ch

Stefania di Anaxum

e polpa e buccia non vengono raccolte, ma lasciate direttamente sul terreno come fertilizzanti naturali, restituendo sostanze organiche e arricchendo il suolo in modo circolare. Ciò che viene selezionato sono i semi, autentici protagonisti di questo ciclo produttivo.

Straordinari per le loro proprietà nutritive, i semi raccolti diventano la base per una gamma di prodotti che coniugano salute e piacere. Possono essere consumati al naturale, come snack salutari, oppure trasformati in prelibatezze ricoperte di cacao, cioccolato o caramello, perfetti come spuntini bilanciati. Dalla loro spremitura nasce l’olio di semi di zucca, prodotto nobile e raffinato, mentre dalle farine si ottengono preparazioni dolci e salate dal gusto unico. Ma il valore non si ferma alla cucina: i semi di zuccaAnaxum trovano impiego anche nel settore della cosmesi naturale, dove vengono utilizzati per creare creme e prodotti di bellezza 100% naturali, confermando la vocazione multifunzionale di questa materia prima.

Il metodo Anaxum rappresenta quindi una filiera virtuosa che valorizza le risorse locali, riduce l’impatto ambientale e propone un consumo innovativo e contemporaneo di un prodotto profondamente radicato nella cultura friulana. È l’emblema di come le tradizioni agricole possano incontrare ricerca, sostenibilità e mercato moderno. Se desideri portare a casa l’autenticità del Friuli e il benessere dei semi di zucca lavorati con il metodo Anaxum, visita lo shop online. Potrai scegliere tra semi al naturale, snack croccanti, farine e oli pregiati, tutti nati da una filiera rispettosa della natura e delle persone. Un piccolo seme che racchiude una grande storia ti aspetta per arricchire la tua tavola e il tuo benessere quotidiano.

E infine, una ricetta Sfiziosa! Il Frico alla Carnica: Un Incontro di Tradizione e Gusto con i Semi di Zucca

Il Friuli Venezia Giulia è una terra ricca di sapori autentici e tradizioni culinarie profonde. Tra queste, il frico è senza dubbio uno dei piatti più iconici, un vero e proprio simbolo della gastronomia carnica. Questa pietanza, a base di formaggio e patate, rappresenta la semplicità e la genuinità dei prodotti locali, capaci di creare un’esperienza gustativa indimenticabile.

Ma cosa succede se a questa tradizione secolare aggiungiamo un tocco innovativo e nutriente come i semi di zucca friulani? Il risultato è un’esplosione di sapori e consistenze che eleva il classico frico a un nuovo livello, arricchendolo con la croccantezza e le proprietà benefiche di questi piccoli tesori. I semi di zucca, infatti, non solo apportano un gusto delicato e tostato, ma anche un prezioso contributo di vitamine, minerali e acidi grassi essenziali, trasformando il frico da semplice comfort food a un piatto ancora più completo e interessante.

Preparare il frico alla carnica con semi di zucca è un modo meraviglioso per celebrare la ricchezza del territorio friulano, unendo la robustezza dei sapori montani alla delicatezza e alla versatilità dei semi di zucca. È un piatto che racconta una storia, quella di una regione che sa innovare pur rimanendo fedele alle proprie radici.

La Ricetta

Certamente! Ecco la ricetta riscritta come richiesto, in un formato più diretto e senza riferimenti temporali.

 

Frico alla Carnica con Semi di Zucca

Questa versione del classico piatto friulano unisce la cremosità delle patate e del formaggio alla croccantezza dei semi di zucca.

Ingredienti:

  • Patate friulane
  • Formaggio Latteria di due diverse stagionature (uno più fresco per la cremosità e uno più stagionato per il sapore)
  • Cipolla
  • Semi di zucca
  • Olio extravergine d’oliva
  • Sale fino
  • Pepe nero macinato fresco

Preparazione:

  1. Prepara il soffritto: Inizia tritando finemente una cipolla. Mettila in una padella antiaderente con un filo d’olio e falla stufare molto lentamente a fuoco basso finché non diventa morbida e trasparente.
  2. Aggiungi le patate: Pela le patate e tagliale a fettine sottili. Quando la cipolla è pronta, alza leggermente la fiamma, aggiungi le patate e mescola.
  3. Condisci e cuoci: Aggiungi un po’ di sale (senza esagerare, perché il formaggio darà sapidità) e una generosa macinata di pepe nero. Copri con un coperchio e prosegui la cottura a fuoco lento, mescolando di tanto in tanto. Il coperchio aiuterà a mantenere l’umidità, permettendo alle patate di cuocersi senza seccarsi.
  4. Prepara il formaggio: Mentre le patate cuociono, taglia i formaggi a cubetti.
  5. Unisci gli ingredienti: Quando le patate saranno ben cotte, asciutte e leggermente dorate, schiacciale grossolanamente con una forchetta o un cucchiaio direttamente in padella. A questo punto, aggiungi i cubetti di formaggio e i semi di zucca (puoi lasciarne alcuni interi e tritarne grossolanamente una parte per una consistenza diversa).
  6. Manteca: A fuoco molto basso, quasi spento, mescola energicamente per amalgamare bene il formaggio fuso con le patate. Continua finché non otterrai un composto unico e filante. Assaggia e, se necessario, aggiusta di pepe.
  7. Crea la crosticina: Compattata bene il frico nella padella con il dorso di un cucchiaio. Alza la fiamma a fuoco medio e lascia cuocere senza mescolare per alcuni minuti, finché sul fondo non si sarà formata una crosticina dorata e croccante.
  8. Gira il frico: Con l’aiuto di un coperchio o di un piatto grande, gira il frico come se fosse una frittata e fallo dorare anche dall’altro lato.
  9. Fai riposare e servi: Una volta pronto, lascia riposare il frico per almeno una decina di minuti prima di tagliarlo a fette. Questo passaggio è importante per farlo compattare. Servilo caldo.

 

 


Guida ai sapori della Tradizione: i piatti tipici del Friuli Venezia Giulia

Benvenuti in Friuli Venezia Giulia, una terra di confine dove le Alpi si specchiano nell’Adriatico e dove le culture latina, slava e germanica si sono incontrate e fuse, dando vita a un patrimonio culturale e, soprattutto, gastronomico di una ricchezza ineguagliabile!

Preparatevi a un’avventura per il palato, un percorso che vi porterà a scoprire sapori autentici, ricette secolari e tradizioni custodite gelosamente. 😋 Dimenticate le diete e lasciatevi sedurre da una cucina robusta, sincera e piena di sorprese. In questo articolo vi guideremo alla scoperta dei piatti che definiscono l’anima friulana, quelli che dovete assolutamente assaggiare per poter dire di aver conosciuto davvero questa regione. Non sarà un semplice elenco.., ma racconti di cibo che parlano di storia, di montagne, di valli e dell’ingegno di un popolo!❤️

Il frico friulano: l’icona indiscussa della tavola

Non si può iniziare un viaggio culinario in Friuli senza partire dal suo re indiscusso, il piatto che più di ogni altro ne rappresenta l’identità: il frico. Questa prelibatezza, nata in Carnia, la regione alpina del Friuli, è l’emblema della cucina povera e del non sprecare nulla.

Le sue origini sono antichissime, tanto che una sua prima descrizione si trova già nel trattato “De Arte Coquinaria” del Maestro Martino da Como intorno alla metà del Quattrocento. Inizialmente, il frico era un modo per recuperare gli *strissulis, ovvero i ritagli di formaggio avanzati dalla modellatura delle forme. Oggi è diventato un piatto celebrato, presente in ogni frasca, osteria e ristorante che si rispetti.. lo si può reperire e gustare con tanta facilità, passando per il Friuli!

Si presenta principalmente in due versioni. La prima è il frico croccante, una sorta di cialda sottile e dorata fatta di solo formaggio fuso in padella, perfetta come stuzzichino o aperitivo. La seconda, e più sostanziosa, è il frico morbido, un tortino goloso dove al formaggio, rigorosamente Montasio di diverse stagionature, si uniscono patate e spesso cipolle, cotto lentamente fino a formare una crosticina esterna irresistibile che racchiude un cuore tenero e filante. ❤️

Mangiare un frico, magari accompagnato da una fetta di polenta fumante, non è solo un pasto, è un’esperienza che sa di casa, di calore e di convivialità.

*Sai da dove vengono le Strissulis per fare il frico? Guarda qui!

I Cjarsons: il sorprendente incontro tra dolce e salato

Cjarsons
Cjarsons

Proseguendo il nostro viaggio nelle Alpi Carniche, incontriamo un primo piatto che spiazza e conquista il palato con la sua originalità: i Cjarsons. A prima vista potrebbero sembrare dei semplici ravioli, ma il loro segreto è racchiuso nel ripieno, il pistùm, che crea un equilibrio magistrale e sorprendente tra note dolci e salate.

La pasta, a base di farina o, nella versione più tradizionale, di patate lesse, accoglie un’incredibile varietà di ingredienti che cambiano non solo da paese a paese, ma da famiglia a famiglia. Dentro potrete trovare ricotta fresca o affumicata (scuete), erbe spontanee di montagna come il silene, spinaci, ma anche uvetta, cioccolato fondente, cacao, cannella, cedro candito …e persino, biscotti sbriciolati.

Ricotte affumicata cas alto but
Ricotta Affumicata o Scuete Fumate, spesso usata per il ripieno dei Cjarsons

Questa complessità di sapori deriva dalla storia dei cramars, i mercanti ambulanti carnici che nel Settecento e Ottocento viaggiavano per l’Europa centrale vendendo le loro merci e riportando a casa spezie e ingredienti esotici. I cjarsons vengono tradizionalmente conditi con burro fuso (ont) e una generosa spolverata di ricotta affumicata (scuete fumade), un tocco che completa questo capolavoro di contrasti. Assaggiarli significa fare un tuffo nella storia e nell’anima creativa della Carnia friulana!

Sei curioso di vedere come si preparano? Guarda la ricetta della Chef De Sabata! Cjarsons preparati con i prodotti di Fattorie Friulane!

La Pitina: l’arte antica della conservazione nelle valli pordenonesi

Pitina
Pitina

Spostandoci verso le valli della provincia di Pordenone, in particolare la Val Tramontina e la Valcellina, scopriamo un prodotto unico, figlio della necessità e dell’ingegno della gente di montagna: la Pitina.

Non è un salame, non è un insaccato tradizionale, ma una sorta di polpetta di carne affumicata che rappresenta uno dei metodi di conservazione più antichi della regione. Nata quando il frigorifero era fantascienza, la Pitina era il modo per non sprecare la carne di camoscio, capra o pecora, animali spesso feriti o anziani.

La carne, disossata e sminuzzata finemente, viene impastata con sale, aglio, pepe nero e una miscela di erbe aromatiche di montagna, tra cui il ginepro. L’impasto viene poi modellato a mano in polpette, passato nella farina di mais per creare una barriera protettiva e infine messo ad affumicare lentamente con legno di faggio.

Pitina IGP, Borgo Titol
Pitina IGP, Borgo Titol

Il risultato è un prodotto dal sapore intenso, selvatico e leggermente affumicato, che può essere consumato crudo dopo una breve stagionatura, oppure cotto nell’aceto e servito con la polenta, o ancora rosolato nel burro e aggiunto a zuppe e minestroni. La Pitina, oggi Presidio Slow Food, è la testimonianza commovente di come la povertà possa generare eccellenza.

Vuoi Scoprire qualcosa in più riguardo alla Pitina?👉🏻 Leggi qui!

Qualora volessi degustare una Pitina artigianale a KM=, magari pernottando anche sullo splendido scenario delle Dolomiti Friulane.. ti consigliamo 👉🏻 Borgo Titol, un agriturismo dove puoi mangiare, soggiornare e godere delle bellissime attività naturalistiche che offre questo bellissimo territorio.

Muset e brovade: il calore dell’inverno friulano

Brovada e Musetto
Musèt e Brovade

Quando l’aria si fa frizzante e le prime nevi imbiancano le cime, nelle case friulane arriva il momento di uno dei piatti più robusti e confortanti della tradizione: Muset e Brovade.

Questo piatto è il protagonista indiscusso del periodo invernale e delle feste natalizie, legato all’antico rito contadino della purcitade, la macellazione del maiale. Il muset è un insaccato simile al cotechino, ma più rustico e saporito, preparato utilizzando le parti meno nobili ma più gustose del muso del maiale, insieme a cotenna e altre carni magre. La sua cottura è lunga e lenta, e sprigiona un profumo che sa di festa.

Brovada Friulana
Brovada Friulana

Ma il muset non può esistere senza la sua compagna inseparabile, la brovade. Si tratta di rape bianche dal colletto viola, una varietà autoctona, che vengono grattugiate finemente e messe a fermentare per settimane nelle vinacce di uva nera, tipicamente di Refosco.

Questo processo, oltre a conservarle, conferisce alle rape un caratteristico colore rosato e un sapore acidulo e pungente, perfetto per sgrassare la ricchezza del muset. Serviti insieme, caldi e fumanti, rappresentano l’abbraccio più caloroso che la cucina friulana possa offrire durante i mesi freddi. Un piatto che unisce la terra (la rapa) e l’allevamento (il maiale) in un connubio perfetto.

Vuoi vedere come si preparano? Guarda qui!

https://youtu.be/kK28vihUT9U

La Jota: la zuppa mitteleuropea dal cuore triestino

Jota
Jota

Spostandoci verso il confine orientale, a Trieste e sull’altopiano del Carso, incontriamo un altro pilastro della cucina regionale: la jota.

Questa non è una semplice zuppa, ma un vero e proprio piatto unico, corroborante e nutriente, che riflette l’anima mitteleuropea di questa zona. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, erede di antiche zuppe contadine a base di cereali e legumi. La jota è un magnifico esempio di cucina di recupero, che unisce ingredienti poveri ma ricchi di sapore. Gli elementi fondamentali sono i fagioli, le patate che le conferiscono cremosità, e i crauti acidi, i capuzi garbi in dialetto triestino, che donano al piatto la sua inconfondibile nota acida e pungente.

La ricetta tradizionale prevede spesso l’aggiunta di carne di maiale, come costine o cotenna, per renderla ancora più sostanziosa. Esistono diverse varianti, come la jota carnica, che al posto dei crauti utilizza la brovade. Servita bollente, magari con un filo d’olio a crudo, la jota è il comfort food per eccellenza, un piatto che riscalda il corpo e lo spirito, …perfetto per affrontare la Bora, il gelido vento che sferza Trieste!! 🌬️

La Gubana: la dolce spirale delle feste!

Nessun pasto può dirsi completo senza un tocco di dolcezza, e in Friuli il dolce delle grandi occasioni ha un nome e una forma inconfondibili: la Gubana.

Gubana Friulana
Gubana Friulana

Originaria delle Valli del Natisone, un’area di lingua e cultura slovena al confine con la Slovenia, la gubana è un dolce lievitato dalla caratteristica forma a chiocciola, che racchiude un ripieno ricco e sontuoso. La sua storia è antica e nobile: si narra che fu servita per la prima volta nel 1409 a Cividale del Friuli in onore di Papa Gregorio XII.

Il suo nome deriva probabilmente dallo sloveno guba, che significa “piega”, un chiaro riferimento alla sua forma arrotolata.

L’impasto, soffice e profumato, avvolge un cuore golosissimo composto da noci, uvetta, pinoli, mandorle, scorza d’arancia e di limone, il tutto amalgamato e insaporito con la grappa, un altro simbolo del Friuli.

La preparazione è lunga e laboriosa, un rito che si tramanda di generazione in generazione. Prima di essere servita, spesso viene accompagnata con altra grappa.

Ogni fetta di gubana è un’esplosione di sapori e profumi, il degno coronamento di un pranzo festivo. 🎉

La Gubana artigianale che trovi sul nostro shop, assieme al Cuor di Gubana ed agli strucchi.. è prodotta da una piccola dolciaria artigianale, Giuditta Teresa! scopri di più, guarda il video!

Il Prosciutto di San Daniele: una dolcezza che ha conquistato il mondo

Prosciutti San Daniele DOP Prolongo
Prosciutti San Daniele DOP Prolongo

Infine, non possiamo concludere questo viaggio senza rendere omaggio a uno dei prodotti friulani più celebri e amati a livello internazionale: il Prosciutto di San Daniele DOP.

Questo capolavoro di norcineria nasce nell’omonimo comune collinare in provincia di Udine, un luogo magico dove le brezze fresche provenienti dalle Alpi Carniche incontrano le correnti più umide e temperate dell’Adriatico. Questo microclima unico e irripetibile è il segreto principale di una stagionatura perfetta, che permette al prosciutto di sviluppare la sua inconfondibile dolcezza e il suo aroma delicato.

Le sue origini sono antichissime, si pensa che già i Celti praticassero in queste zone la conservazione delle cosce di maiale. La sua produzione è regolamentata da un rigido disciplinare che prevede solo due ingredienti: cosce di suini italiani selezionati e sale marino. Nessun conservante o additivo è ammesso. Lo riconoscete dalla sua forma a chitarra, dalla presenza dello zampino e dal marchio a fuoco del consorzio. Tagliato a fette sottili, quasi trasparenti, si scioglie letteralmente in bocca, regalando un’eleganza di sapore che pochi altri prosciutti crudi al mondo possono eguagliare. Gustarlo con un grissino o accompagnato da fichi freschi è un’esperienza quasi celestiale. ✨

Quello che trovi in vendita sul nostro shop, è prodotto a San Daniele, presso il Prosciuttificio Prolongo, che lo stagiona al naturale selezionando con la massima cura la materia prima. Scopri come!

La cucina friulana è molto più di una semplice lista di piatti. È un mosaico di storie, un intreccio di culture e un inno alla biodiversità di un territorio straordinario. Dal sapore deciso della Pitina alla dolcezza del San Daniele, dalla complessità dei cjarsons alla rustica sincerità del frico, ogni assaggio è una scoperta. Speriamo che questo viaggio vi abbia incuriosito e, soprattutto, vi abbia fatto venire una gran voglia di partire per esplorare di persona questi tesori gastronomici.

Buon appetito, o come si dice in Friuli, buin Gôt!

Certificazione SQNPI: la guida completa alla sostenibilità nel bicchiere

Quante volte ti è capitato? Sei davanti allo scaffale dei vini, reale o virtuale, e ti senti un po’ perso. Etichette colorate, nomi altisonanti, descrizioni poetiche… e poi, su una bottiglia, noti un piccolo logo: un’ape stilizzata, circondata da una scritta.

Forse l’hai già vista e ti sei chiesto cosa significasse. Non è un semplice decoro, amico mio! Quel simbolo è una promessa, una dichiarazione d’intenti potentissima. È il marchio della certificazione SQNPI, e oggi ti porterò in un viaggio per scoprire perché, la prossima volta che lo vedrai, dovresti sorridere e pensare: “Ecco la scelta giusta!”. 🥳

Preparati, perché stiamo per svelare il mondo che si nasconde dietro a quelle cinque lettere, un universo fatto di rispetto per la terra, amore per la natura e, naturalmente, prodotti di una qualità che ti farà battere il cuore (e le papille gustative!).

Stiamo parlando di un approccio che sta rivoluzionando l’agricoltura, rendendola più intelligente, più verde e, in definitiva, più buona. Allaccia le cinture, si parte alla scoperta della produzione integrata!

Cos’è la certificazione SQNPI? Sveliamo il mistero del marchio con l’ape!🐝

Marchio dei prodotti certificati SQNPI
Marchio dei prodotti certificati SQNPI

Partiamo dalle basi, senza troppi tecnicismi noiosi. SQNPI è l’acronimo di Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata.

Ok, suona un po’ come una formula burocratica, ma la sua essenza è pura magia. Immagina l’agricoltura come un grande spettro. Da un lato hai l’agricoltura convenzionale, che a volte può fare un uso intensivo della chimica di sintesi. Dall’altro lato, hai l’agricoltura biologica, che esclude totalmente queste sostanze. E nel mezzo? Proprio lì, in quel punto di equilibrio intelligente e consapevole, brilla la Produzione Integrata, il cuore pulsante del sistema SQNPI.🐝

Non è un compromesso al ribasso, anzi! È una filosofia produttiva avanzata, riconosciuta a livello europeo, che punta a ridurre al minimo assoluto l’impatto ambientale delle pratiche agricole. Come? Attraverso una gestione oculata e strategica di tutte le risorse. Invece di combattere la natura con la forza bruta, l’agricoltore che sceglie il percorso SQNPI decide di diventarne il più abile e rispettoso alleato. Questo sistema promuove pratiche agronomiche che difendono le coltivazioni in modo mirato, razionalizzando l’uso di fertilizzanti e prodotti fitosanitari.

Cinciallegra su una vite, vigneti di Passariano
Cinciallegra su una vite, vigneti di Passariano

L’obiettivo non è “zero chimica a tutti i costi”, ma “chimica solo se, quando e dove strettamente indispensabile”. È la differenza che passa tra usare un’atomica per eliminare una zanzara e usare una paletta mirata. Il risultato? Un ambiente più sano, un suolo più vivo, acque più pulite e, come vedremo, frutti della terra che esprimono al meglio il loro carattere autentico. Il marchio con l’ape, quindi, non è altro che il sigillo che garantisce che un’azienda agricola sta seguendo alla lettera questo virtuoso protocollo. È un passaporto per un futuro più sostenibile. 🌍

Produzione integrata: il cuore pulsante dell’agricoltura intelligente

Scendiamo ancora più nel dettaglio, perché il concetto di “Produzione Integrata” è davvero affascinante. È un po’ come essere il direttore di un’orchestra naturale. 🎶

L’agricoltore SQNPI non vede il suo campo o il suo vigneto come un semplice appezzamento da sfruttare, ma come un ecosistema complesso e vibrante, pieno di equilibri delicati da preservare. La difesa delle piante dalle malattie e dai parassiti è uno degli aspetti più interessanti. Invece di spruzzare pesticidi in modo preventivo e a calendario, come spesso accade nell’approccio convenzionale, qui si agisce con un’intelligenza diversa.

Prima di tutto, si punta sulla prevenzione. Si scelgono varietà di piante più resistenti, si praticano rotazioni colturali per non impoverire il terreno e si usano tecniche agronomiche che creano un ambiente sfavorevole allo sviluppo delle patologie.

Vigneto SQNPI, Vendrame, Passariano
Vigneto SQNPI, Vendrame, Passariano

Poi c’è il monitoraggio costante. L’agricoltore, o un tecnico specializzato, ispeziona continuamente le coltivazioni, usando trappole e sensori per capire se e quando un parassita sta diventando una minaccia reale. Solo se la soglia di pericolo viene superata, e solo se non ci sono alternative, si interviene. E anche in quel caso, la scelta ricade sui prodotti a più basso impatto ambientale e più selettivi, quelli che colpiscono il problema senza danneggiare gli insetti utili, come le coccinelle e, ovviamente, le nostre amate api.

Questo approccio si estende a ogni aspetto della coltivazione. La fertilizzazione non è fatta “a occhio”, ma si basa su analisi precise del terreno e delle reali necessità della pianta, per evitare sprechi e inquinamento delle falde acquifere.

Irrigazione estiva dei campi, vigneti Vendrame, Passariano
Irrigazione estiva dei campi, vigneti Vendrame, Passariano

La gestione dell’acqua è ottimizzata per non sprecare nemmeno una goccia!

Si favorisce la biodiversità piantando siepi e alberi ai bordi dei campi, che diventano rifugio per la fauna selvatica e per gli insetti impollinatori. È un lavoro di precisione, di conoscenza e di profondo rispetto per i cicli naturali.

..Un’agricoltura che smette di essere un’imposizione sulla natura per diventare un dialogo costante con essa!🌸

I requisiti per ottenere il sigillo dell’ape: una sfida per l’eccellenza!

Ottenere la certificazione SQNPI non è una passeggiata, e questo è un bene! È un percorso serio e rigoroso che garantisce al consumatore finale la massima trasparenza e affidabilità.

Non basta una semplice autocertificazione o una stretta di mano. Le aziende che vogliono fregiarsi del marchio con l’ape devono intraprendere un cammino fatto di regole precise e controlli severi. Per prima cosa, devono aderire scrupolosamente ai *Disciplinari di Produzione Integrata della propria regione. Questi documenti sono delle vere e proprie “bibbie” della sostenibilità, che specificano nel dettaglio quali pratiche sono ammesse e quali no, quali prodotti si possono usare e in che dosi minime, e tutte le tecniche agronomiche virtuose da adottare.

*Consulta tutto il DPI del 2025!

Il secondo pilastro fondamentale è la tracciabilità totale. Ogni singola operazione compiuta in campo deve essere meticolosamente annotata sul “quaderno di campagna”. Dalla potatura alla concimazione, da un eventuale trattamento fitosanitario fino alla vendemmia: tutto è scritto, datato e giustificato. Questo registro non è un semplice pro-memoria, ma un documento ufficiale che permette di ricostruire l’intera storia di quel grappolo d’uva, dalla vite alla cantina. È la prova provata dell’impegno dell’agricoltore. 🧐

Infine, arriva il momento della verità: i controlli. Non è l’azienda stessa a valutarsi, ma un ente terzo, indipendente e autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole, come ad esempio il CCPB. Ispettori qualificati si recano in azienda, esaminano i documenti, ispezionano i vigneti, controllano i magazzini e verificano che ogni singola prescrizione del disciplinare sia stata rispettata alla lettera. Solo se l’esame viene superato a pieni voti, l’azienda ottiene la certificazione e il permesso di apporre l’ambito marchio con l’ape sulle sue etichette. È un processo continuo, con verifiche annuali, che spinge le aziende a un miglioramento costante. È la garanzia che quella bottiglia che tieni in mano non è solo buona, ma è anche figlia di un lavoro pulito, onesto e trasparente.

Un paragrafo per l’eroina silenziosa: l’importanza vitale delle api

Fermiamoci un istante e dedichiamo un pensiero all’insetto che, non a caso, è diventato il simbolo di questa rivoluzione sostenibile: l’ape. Spesso le diamo per scontate, a volte ne abbiamo persino un po’ paura, ma la verità è che le api sono le architette silenziose e instancabili della nostra stessa sopravvivenza. La loro esistenza è un termometro della salute del nostro pianeta. Il loro lavoro di impollinazione è uno dei servizi ecologici più preziosi e insostituibili che la natura ci offre gratuitamente.

Ape Volando di fiore in fiore alla ricerca di nettare, trasportano inconsapevolmente il polline, permettendo alle piante di fecondarsi e produrre frutti e semi.

Giusto per citarne una.. lo sapevi? Oltre il settantacinque per cento delle principali colture alimentari mondiali, dalle mele alle mandorle, dai pomodori al caffè, dipende in qualche misura dal loro ronzio operoso!🐝

Senza di loro, i nostri campi sarebbero più silenziosi, i nostri piatti più vuoti e i colori del mondo molto più sbiaditi. La loro presenza o assenza in un’area è un potentissimo bio-indicatore: dove le api prosperano, l’ambiente è sano, ricco di biodiversità e povero di inquinanti. Dove le api soffrono e scompaiono, è un campanello d’allarme che dovrebbe farci tremare. Proteggere le api significa proteggere la fertilità della terra, la varietà del nostro cibo e, in ultima analisi, il nostro futuro. Sono piccole, ma il loro impatto è immenso. Sono le vere regine della biodiversità. 👑

Dal vigneto sostenibile al vino eccellente: il gusto del rispetto

A questo punto potresti chiederti: “Ok, tutto molto bello per il pianeta, ma cosa cambia nel mio bicchiere?”. Cambia tutto! Un vino certificato SQNPI non è solo un vino “più ecologico”, è spesso un vino intrinsecamente migliore e più autentico. Il motivo è semplice e meraviglioso. Un vigneto gestito secondo i principi della produzione integrata è un vigneto più vivo.!🌸🐝

Vigneti certificati SQNPI, Ermacora, Colli Orientali
Vigneti certificati SQNPI, Ermacora, Colli Orientali

Il suolo non è un substrato inerte, ma un pullulare di microrganismi, lombrichi e funghi che lavorano in simbiosi con le radici della vite. Un terreno sano e vitale permette alla pianta di nutrirsi in modo equilibrato e completo, assorbendo tutti i microelementi che caratterizzano quel suolo specifico, quel terroir.

Una vite più forte e in salute, che non viene costantemente “bombardata” da prodotti chimici, sviluppa uve più ricche, più complesse e con un’espressione aromatica più pura e definita. La riduzione degli interventi esterni permette al vitigno e al territorio di parlare a voce più alta, senza interferenze. Il risultato è un vino che sa davvero di uva, di terra, di sole e di vento. È un vino che ha un’anima.

Quando stappi una bottiglia di un vino certificato SQNPI, non stai solo assaporando le classiche e vibranti note di fiore di sambuco, foglia di pomodoro e agrumi. Stai gustando il frutto di un vigneto dove gli insetti utili sono stati protetti, dove il suolo è stato nutrito con rispetto e dove ogni intervento è stato ponderato per preservare l’equilibrio naturale. Quella freschezza tagliente e quella pulizia aromatica sono il riflesso diretto di una viticoltura pulita.

Oppure pensa alla Ribolla Gialla Vendrame, o al Brigai Friulano Ermacora, strepitosi vini che portano con orgoglio il sigillo dell’ape. La loro spiccata mineralità, l’acidità vivace e il carattere schietto …non nascono per caso! Sono l’espressione di un terroir friulano lasciato libero di manifestarsi, grazie a pratiche agricole che ne esaltano l’identità invece di mascherarla.

Scegliere un vino come questi, che puoi trovare comodamente nella selezione AAFVG dedicata, significa scegliere un sorso che racconta una storia di sostenibilità, trasparenza e amore per la qualità. È la dimostrazione tangibile che quando si rispetta la natura, la natura ti ripaga con l’eccellenza. 🥂

Perché scegliere SQNPI? Una scelta che fa bene a tutti

Refosco Forchir, certificato SQNPI.
Refosco Forchir, certificato SQNPI.

Scegliere un prodotto con il marchio dell’ape è una decisione che genera una catena di conseguenze positive, un vero e proprio effetto domino virtuoso. Prima di tutto, è una scelta che fa bene al pianeta. Acquistando un vino SQNPI, supporti attivamente un modello agricolo che riduce l’impronta chimica, protegge la fertilità dei suoli per le generazioni future, tutela la purezza delle nostre acque e promuove attivamente la biodiversità, a partire dalle api e da tutti gli altri impollinatori!🍷🐝

È un passo concreto verso un’agricoltura che può sfamarci senza distruggere la nostra casa comune. In secondo luogo, è un gesto d’amore verso te stesso, come consumatore attento. Quando vedi quel marchio, hai una garanzia di sicurezza, qualità e trasparenza. Sai con certezza che quel prodotto è stato coltivato seguendo regole severe e controlli rigorosi. Stai scegliendo un alimento più sano, con meno residui e che esprime in modo più genuino e puro le sue qualità organolettiche. Infine, non dimentichiamo il produttore.

Per l’agricoltore o il viticoltore, la certificazione SQNPI è un riconoscimento prestigioso del proprio lavoro e del proprio impegno quotidiano. Valorizza il prodotto sul mercato, lo differenzia dalla massa e gli permette di raggiungere un pubblico di consumatori sempre più attento ed esigente, come te. È un modo per dire al mondo: “Io non produco solo vino, io custodisco un pezzo di territorio”.

Conclusione: segui l’ape, scegli il futuro!🐝

L’ape sul collo di una bottiglia di vino, quindi, è molto più di un bel disegno. È un faro che illumina una strada fatta di scelte responsabili. È il simbolo di un’agricoltura che ha capito che la sfida del futuro non si vince con la forza, ma con l’intelligenza, l’equilibrio e la collaborazione con la natura.

SQNPI,-qualità-sostenibile

La prossima volta che ti troverai a scegliere cosa bere, cerca quel piccolo, operoso insetto. Ricorda tutto il mondo che rappresenta: vigneti più sani, agricoltori più consapevoli, un ambiente più protetto e, infine, vini più autentici, espressivi e deliziosamente buoni. Stappando una bottiglia SQNPI, non stai solo facendo un brindisi, stai votando per il tipo di mondo in cui vuoi vivere. E questa, amico mio, è una scelta che ha un sapore meraviglioso.

Cin cin alla sostenibilità! 🥳🐝

Prati stabili in Friuli Venezia Giulia: un tesoro verde da proteggere e tutelare!

Insetto che si nutre del nettare di un fiore spontaneoImmagina di passeggiare in una distesa sconfinata, dove l’aria profuma di fieno e fiori selvatici. Intorno a te non c’è il silenzio, ma un ronzio sommesso e costante, una sinfonia di vita composta da migliaia di piccoli musicisti. Le tue scarpe affondano in un tappeto morbido e colorato, un mosaico di erbe, trifogli, orchidee spontanee e campanule. Non sei in un giardino botanico attentamente curato, ma in un capolavoro della natura che esiste da secoli: sei in un prato stabile! 🤩

Questi luoghi magici sono molto più di un semplice pezzo di terra erbosa. Sono scrigni di biodiversità, custodi della nostra storia agricola e potenti alleati contro il cambiamento climatico. In un mondo che corre sempre più veloce, i prati stabili ci ricordano il valore della lentezza, della resilienza e dell’equilibrio.

Oggi ti portiamo in un viaggio alla scoperta di questo patrimonio inestimabile, un viaggio che celebra un’importante ricorrenza e ci insegna perché proteggere un filo d’erba significa proteggere il nostro futuro. Pronti a partire? 🚀

Cosa sono i prati stabili e perché il nostro cuore batte per loro

Chiamali prati permanenti, prati naturali o, come amiamo fare qui, prati stabili. Il concetto è semplice ma potentissimo: si tratta di superfici erbose che non hanno mai subito l’intervento dell’aratro.

Mai. Per almeno vent’anni, ma molto spesso per secoli, queste terre sono state lasciate indisturbate, sfalciate per ottenere fieno e talvolta pascolate, ma mai rivoltate o seminate con miscugli artificiali. Sono il risultato di una collaborazione millenaria tra la natura e un’agricoltura rispettosa, un’agricoltura che sapeva ascoltare la terra anziché imporle la propria volontà.

prati stabili e contrasto al riscaldamento globale
prati stabili e contrasto al riscaldamento globale

Ma perché sono così importanti? Beh, dimentica l’idea di un prato come un’entità passiva. Un prato stabile è un super-organismo che lavora instancabilmente per noi.

Sotto i nostri piedi si sviluppa un intricato reticolo di radici che rende il suolo compatto e spugnoso. Questo terreno vivo e poroso è una meraviglia dell’ingegneria naturale: previene l’erosione, assorbe l’acqua piovana come una spugna gigante mitigando il rischio di alluvioni e la rilascia lentamente durante i periodi di siccità. Inoltre, questo suolo ricco di sostanza organica è un formidabile serbatoio di carbonio.

Ogni prato stabile è un piccolo polmone verde che sottrae CO2 dall’atmosfera e la immagazzina nel terreno, combattendo attivamente il riscaldamento globale. Mica male per un “semplice” campo d’erba, vero? 😉

Questi prati sono anche i custodi della fertilità del suolo. A differenza delle monocolture intensive, che impoveriscono la terra richiedendo massicce dosi di fertilizzanti chimici, i prati stabili si auto-fertilizzano. Le leguminose spontanee, come i trifogli e i ginestrini, catturano l’azoto dall’aria e lo fissano nel terreno, rendendolo disponibile per le altre piante. È un ciclo perfetto, sostenibile e a costo zero, un modello da cui l’agricoltura moderna avrebbe solo da imparare.🌾🌸

Un’esplosione di vita: l’incredibile biodiversità dei prati friulani

Ora entriamo nel vivo, nel cuore pulsante dei prati stabili. Se ti fermi e osservi da vicino, ti accorgerai che non esiste un centimetro quadrato uguale all’altro. In un solo metro quadrato di prato stabile si possono contare dalle 40 alle 80 specie vegetali diverse! 🤯 Un numero impressionante se pensiamo che un prato seminato artificialmente ne contiene al massimo una decina. Troviamo le graminacee, che formano la struttura portante, ma soprattutto una miriade di altre erbe, chiamate “dicotiledoni”, che regalano colore e nutrimento.

In primavera e in estate, i prati stabili del Friuli Venezia Giulia si trasformano in tavolozze impressioniste. Il blu fiordaliso delle vedovelle selvatiche, il giallo brillante del tarassaco e del ranuncolo, il viola intenso della salvia dei prati e il rosa delicato di decine di specie di orchidee spontanee. Sì, hai letto bene, orchidee! 🌸 Questi prati sono un habitat d’elezione per meravigliose orchidee selvatiche, fiori tanto belli quanto esigenti, che trovano solo in questi ecosistemi incontaminati le condizioni ideali per prosperare.

Questa incredibile varietà floreale è il motore di un altro universo, quello degli insetti. I prati stabili sono il ristorante a cinque stelle e l’hotel di lusso per api, bombi, farfalle e centinaia di altri insetti impollinatori. 🐝🦋 Come sottolinea l’ARPA FVG nei suoi studi, questi habitat sono fondamentali per la sopravvivenza degli *impollinatori selvatici, che sono responsabili di oltre l’80% dell’impollinazione delle piante spontanee e di buona parte di quelle coltivate. Senza di loro, molte delle frutta e verdura che arrivano sulle nostre tavole semplicemente non esisterebbero. Proteggere un prato stabile significa quindi garantire la sicurezza alimentare di tutti noi.

Il nettare raccolto da questa moltitudine di fiori dà vita a un prodotto unico e prezioso: il miele millefiori di prato stabile. Un miele che non è mai uguale a se stesso, perché il suo sapore, il suo colore e il suo profumo cambiano a seconda della zona, dell’altitudine e delle fioriture stagionali. Assaggiare questo miele è come fare un sorso del paesaggio friulano, un’esperienza sensoriale che racchiude l’essenza stessa della biodiversità. 🍯

L’importanza del lavoro dei piccoli impollinatori!

* Nei prati stabili del Friuli Venezia Giulia, il lavoro degli insetti impollinatori — e in particolare delle api — rappresenta una componente essenziale dell’equilibrio naturale. Questi ambienti, rimasti intatti nel tempo, custodiscono una ricchezza floristica straordinaria. Fiori spontanei, erbe officinali e specie erbacee autoctone convivono in un intreccio biologico complesso e delicato. Ed è proprio grazie agli insetti che tutto questo riesce a mantenersi vitale, stagione dopo stagione.🐝

Le api percorrono questi spazi seguendo i ritmi della fioritura, trasportando polline da una pianta all’altra e favorendo così la riproduzione vegetale.🌸

Un tuffo nel tarassaco! - Apicoltura Dreosti.
Un tuffo nel tarassaco! – Apicoltura Dreosti.

Il loro passaggio è silenzioso ma potentissimo: senza il loro lavoro, molte delle piante presenti nei prati stabili non riuscirebbero a rigenerarsi con la stessa efficacia! Questo significherebbe meno fiori, meno semi, meno habitat per le altre specie… e la biodiversità crollerebbe a catena!🤯

In Friuli Venezia Giulia, dove le aree di prato stabile si alternano ai magredi e ai boschi collinari, le api trovano un rifugio ideale. Non solo producono miele ricco e aromatico, ma diventano anche indicatrici della qualità dell’ambiente.

Dove ci sono molte api, ci sono anche meno pesticidi, più fioriture spontanee, un’agricoltura più rispettosa. Per questo motivo, gli apicoltori friulani che scelgono di collocare le arnie vicino ai prati stabili diventano di fatto custodi di questi territori.🐝💛

Arnie di api su un prato stabile, magredi di Talmassons
Arnie di api su un prato stabile, magredi di Talmassons

La relazione tra insetti e prato stabile è antica, silenziosa e necessaria. Ogni ape che vola da un fiore all’altro partecipa a un equilibrio ecologico che ha effetti ben oltre il suo mondo. Favorisce la ricchezza genetica delle piante, alimenta la catena alimentare degli uccelli e dei piccoli animali, sostiene l’impollinazione anche nei frutteti e negli orti vicini. È un lavoro che non si vede, ma che lascia il segno in ogni angolo del paesaggio.

Purtroppo, questa armonia è fragile. L’uso intensivo del suolo, la diffusione di colture monofita, l’abbandono dello sfalcio tradizionale mettono a rischio sia i prati stabili sia gli insetti che li popolano. Salvaguardare le api e gli altri impollinatori non è solo una questione ambientale: è un modo per proteggere un’intera cultura agricola, un’identità territoriale e un sistema ecologico che rende il Friuli Venezia Giulia un esempio di convivenza tra uomo e natura.

Difendere i prati stabili e chi li abita significa quindi agire in profondità, sulla qualità della vita, sulla sostenibilità dei sistemi agricoli e sul futuro della biodiversità. E in questa sfida, le api non sono un dettaglio: sono protagoniste.

Perché il Friuli Venezia Giulia ha un legame speciale con i suoi prati

Piante spontanee lungo i Magredi di Carbona, nei pressi del fiume Tagliamento
Piante spontanee lungo i Magredi di Carbona, nei pressi del fiume Tagliamento

In Friuli Venezia Giulia, i prati stabili non sono solo un elemento del paesaggio, ma una parte integrante della nostra cultura e della nostra identità. Dalle piane alluvionali dei Magredi, con i loro prati aridi unici in Europa, alle malghe in quota sulle Alpi Carniche e Giulie, ogni area della nostra regione ha i suoi prati caratteristici, ognuno con la sua storia e le sue specie peculiari.

Per decenni, questi prati sono stati il cuore dell’economia rurale. Lo sfalcio del fieno, effettuato una o due volte l’anno, forniva il foraggio per il bestiame durante l’inverno.

Montasio e noci
Montasio Dop Biologico prodotto con latte-fieno da prati stabili

Un fieno di qualità eccezionale, ricco di erbe aromatiche e officinali, che donava al latte e ai formaggi, come il celebre Montasio, profumi e sapori inconfondibili. Questo legame tra prato, animale e prodotto finale è un esempio virtuoso di filiera corta e di qualità che oggi stiamo riscoprendo.

Purtroppo, a partire dal secondo dopoguerra, questo patrimonio ha iniziato a subire una pressione senza precedenti. L’agricoltura si è fatta più intensiva, spingendo per la conversione dei prati in monocolture di mais o soia, molto più redditizie nel breve periodo ma devastanti per l’ambiente. In altre aree, soprattutto in montagna, l’abbandono delle pratiche tradizionali ha portato all’avanzata del bosco, che ha letteralmente inghiottito i prati, cancellando secoli di equilibrio.

Si stima che negli ultimi 50 anni la nostra regione abbia perso oltre il 70% della superficie a prato stabile. Una perdita drammatica, un’emorragia di biodiversità e di storia che andava fermata a tutti i costi.

Un compleanno da festeggiare: i vent’anni della legge regionale per la tutela!

Ed è qui che arriva la buona notizia, una storia di lungimiranza e di amore per il territorio che merita di essere celebrata. 🎉

Quest’anno, si festeggiano i vent’anni della Legge Regionale 9 del 2004, la legge per la “Tutela dei prati stabili“. Un traguardo importantissimo che testimonia l’impegno continuo della nostra regione nella salvaguardia di questi ecosistemi.

Essenze spontanee, pascoli stabili sull'Altopiano del Montasio
Essenze spontanee, pascoli stabili sull’Altopiano del Montasio

Vent’anni fa, il Friuli Venezia Giulia ha capito prima di molti altri che questi prati non erano terreni “improduttivi” da sacrificare sull’altare del progresso, ma un tesoro da proteggere con le unghie e con i denti. La legge è nata da una crescente consapevolezza scientifica e da una forte spinta dal basso, da parte di agricoltori, associazioni ambientaliste e cittadini che vedevano scomparire un pezzo della loro identità.

Il recente forum organizzato per celebrare questo anniversario ha riunito tutti i protagonisti di questa storia di successo: istituzioni, ricercatori, agricoltori e tecnici. È stata l’occasione per fare il punto sui risultati raggiunti, ma soprattutto per guardare al futuro. L’impegno, come è stato sottolineato, deve essere continuo, perché le minacce non sono scomparse e la sfida ora è quella di rendere la gestione dei prati stabili non solo un dovere ecologico, ma anche un’opportunità economica sostenibile per gli agricoltori che se ne prendono cura.

Consulta la Legge Regionale!

Lo scudo protettivo: come funziona la legge sulla tutela dei prati stabili

Essenze spontanee, Magredi di Carbona
Essenze spontanee, Magredi

Ma in concreto, cosa fa questa legge tanto celebrata?

La Legge Regionale 9/2004, ben descritta sul sito della Regione FVG, è uno strumento tanto semplice quanto efficace. Innanzitutto, ha creato un “Elenco regionale dei prati stabili“, una sorta di anagrafe ufficiale che censisce e mappa queste preziose aree. Per essere inserito nell’elenco, un prato deve dimostrare di non essere stato arato per un lungo periodo, garantendo così la sua stabilità. 📜

Una volta che un prato è iscritto in questo elenco, scatta un meccanismo di protezione molto severo. È vietato dissodarlo, ararlo o cambiarne la destinazione d’uso. Sono proibite le concimazioni chimiche azotate e l’uso di diserbanti, pratiche che altererebbero la composizione floristica naturale favorendo poche specie a scapito di molte altre. In pratica, la legge congela lo stato di salute del prato, proteggendolo dalle aggressioni dell’agricoltura intensiva!🙌🏼🌾

Fiori Spontanei su prato stabile
Fiori Spontanei su prato stabile

Ma non si tratta solo di divieti. La legge ha introdotto anche un sistema di incentivi. Gli agricoltori che possiedono prati stabili e si impegnano a gestirli secondo le buone pratiche tradizionali (come lo sfalcio tardivo, che permette ai fiori di andare a seme e agli insetti di completare il loro ciclo vitale) ricevono dei contributi economici. Questo è un punto fondamentale: la legge non punisce, ma premia. Riconosce il ruolo degli agricoltori come “custodi della biodiversità” e li compensa per il servizio ecosistemico che offrono all’intera collettività. È una partnership virtuosa tra pubblico e privato, un modello che funziona e che ha permesso di salvare migliaia di ettari di questo paradiso naturale.

Il risultato di questi vent’anni di tutela è sotto gli occhi di tutti. I prati stabili del Friuli Venezia Giulia sono ancora lì, a punteggiare il nostro paesaggio con le loro fioriture spettacolari. Sono laboratori a cielo aperto per la ricerca scientifica, aule didattiche per le scuole, mete per un turismo lento e consapevole e, soprattutto, santuari di vita che continuano a regalarci aria pulita, acqua filtrata e cibo sano.

Il nostro viaggio alla scoperta dei prati stabili finisce qui, ma l’invito è a continuare ad esplorarli con i vostri occhi.💛 La prossima volta che attraverserete la campagna friulana, aguzzate la vista… cercate quei campi che non sono di un verde uniforme e monotono, ma che vibrano di mille colori e suoni. Fermatevi, respirate a pieni polmoni e pensate all’incredibile mondo che si nasconde in ogni stelo d’erba. Proteggere i prati stabili è una delle più belle dichiarazioni d’amore che possiamo fare al nostro pianeta e alla nostra meravigliosa regione. ✨🌿

AAFVG e Fattorie Friulane: la storia di una filiera di qualità che nasce in Friuli

Ti è mai capitato di passeggiare tra gli scaffali del supermercato, prendere in mano un prodotto locale… e chiederti quale storia si nasconda dietro quel marchio? Chi sono le persone, quali i valori, quale il lavoro che permette a quel latte, a quello yogurt, quel burro o a quel formaggio di arrivare fino a te?🥛

Processo di cagliatura, latteria turnaria di Campolessi.j
Processo di cagliatura, latteria turnaria di Campolessi.

Oggi ti portiamo in un viaggio nel cuore pulsante del Friuli Venezia Giulia, alla scoperta di una realtà che è molto più di un semplice brand: parliamo di Fattorie Friulane e dell’associazione che ne è l’anima e il motore, l’Associazione Allevatori del Friuli Venezia Giulia (AAFVG).🐄

Questi due nomi, apparentemente distinti, sono in realtà le due facce della stessa medaglia: una medaglia fatta di passione, tradizione, innovazione e un amore sconfinato per il territorio. Da una parte AAFVG, l’istituzione storica che supporta gli allevatori veri e propri; dall’altra Fattorie Friulane, il progetto che trasforma questo supporto e fa sì che questi prodotti eccellenti possano giungere direttamente a noi consumatori. Preparati a scoprire come un’idea nata per tutelare gli allevatori sia diventata un simbolo di qualità e sostenibilità per un’intera regione.

Chi è AAFVG? L’anima della zootecnia friulana

Per capire davvero il progetto Fattorie Friulane, dobbiamo fare un passo indietro, e conoscere chi ha “piantato i semi” di questa iniziativa. L’Associazione Allevatori del Friuli Venezia Giulia, o più semplicemente AAFVG, non è un’entità astratta, ma una grande famiglia nata nel lontano 1957. Immagina un’epoca in cui l’agricoltura e l’allevamento erano il fondamento della vita comunitaria, ma anche un mondo in cui ogni allevatore lavorava spesso in solitudine, affrontando sfide complesse senza un supporto strutturato.

AAFVG nasce proprio da questa esigenza: unire le forze, condividere conoscenze e creare una rete solida per tutti gli allevatori della regione. Non si tratta di un’azienda, ma di un’Associazione di categoria senza scopo di lucro, il cui unico obiettivo è il benessere e la prosperità dei suoi soci. I soci, in questo caso, sono le centinaia di aziende zootecniche sparse su tutto il territorio friulano, dalle pianure rigogliose fino alle malghe alpine.

Essere parte di AAFVG significa far parte di una comunità che custodisce un patrimonio di saperi antichi, ma che guarda costantemente al futuro. L’associazione è il punto di riferimento per ogni allevatore che desideri migliorare la propria attività, garantire il benessere dei propri animali e produrre materie prime di qualità superiore. È il custode di una tradizione che si evolve, un ponte tra il passato rurale e le sfide della modernità. ❤️

Cosa fa e come lavora l’Associazione? Dietro le quinte della qualità

Ora che sappiamo chi è AAFVG, potresti chiederti: “Sì, ma concretamente, cosa fa per i suoi allevatori?“. La risposta è: moltissimo. Il lavoro dell’associazione è un ecosistema complesso di servizi, consulenze e supporto tecnico che tocca ogni singolo aspetto della vita in stalla. È un lavoro silenzioso, spesso invisibile al consumatore finale, ma è proprio questo lavoro che garantisce la qualità che ritroviamo nei prodotti Fattorie Friulane. 🐄

Bovine - azienda conferitore latteria di borgo PaludoInnanzitutto, AAFVG è un centro di eccellenza per il miglioramento genetico. Non si tratta di manipolazioni strane, ma di un’attenta selezione, basata su dati scientifici, dei migliori riproduttori. L’obiettivo? Avere mandrie composte da animali più sani, più forti, più longevi e capaci di produrre un latte dalle caratteristiche nutrizionali e organolettiche superiori. Questo si traduce in meno problemi sanitari, un minor uso di farmaci e, in definitiva, un maggiore benessere animale.

Poi c’è l’assistenza tecnica e sanitaria. L’associazione mette a disposizione dei suoi soci un team di esperti – veterinari, agronomi, tecnologi alimentari – che affiancano l’allevatore nella gestione quotidiana. Dalla corretta alimentazione del bestiame, studiata per essere bilanciata e sostenibile (spesso usando foraggi prodotti in loco), alla gestione della stalla per assicurare comfort e pulizia, fino alla consulenza sulla qualità del latte. È un supporto a 360 gradi che permette anche alle aziende più piccole di accedere a competenze di altissimo livello. 🤝

Infine, AAFVG è un gigante della gestione dei dati. Ogni animale è tracciato, ogni produzione di latte analizzata. Questa mole di informazioni, raccolta ed elaborata, permette di monitorare la salute della mandria, ottimizzare i processi produttivi e garantire una tracciabilità totale. Quando bevi un bicchiere di latte Fattorie Friulane, sappi che dietro c’è una filiera trasparente in cui ogni passaggio è documentato e controllato. È così che AAFVG costruisce, giorno dopo giorno, la fiducia tra produttore e consumatore.

Il progetto Fattorie Friulane: quando la filiera diventa famiglia

Per anni, tutto questo incredibile lavoro svolto da AAFVG è rimasto, come dicevamo, “dietro le quinte”. Gli allevatori producevano un latte di qualità eccezionale, ma questo finiva spesso per essere mescolato nel grande calderone dell’industria lattiero-casearia, perdendo la sua identità e senza che il giusto valore economico tornasse a chi lo aveva prodotto con tanta fatica. Da questa consapevolezza nasce il progetto Fattorie Friulane.

Fattorie Friulane è la risposta brillante e coraggiosa a una domanda semplice: come possiamo portare tutto questo valore, questa storia e questa qualità direttamente sulla tavola delle persone, garantendo al contempo una giusta remunerazione ai nostri allevatori? La soluzione è stata creare un marchio che fosse espressione diretta della filiera controllata da AAFVG. Un marchio che dicesse, forte e chiaro: “Questo prodotto viene dalle nostre stalle, lo garantiamo noi”. цепочка

L’obiettivo principale del progetto è quello di creare una filiera corta, etica e trasparente. “Corta” perché riduce al minimo i passaggi tra il produttore e il consumatore, preservando la freschezza e le proprietà del prodotto. “Etica” perché si fonda su un principio cardine: pagare il latte agli allevatori un prezzo equo, superiore a quello di mercato, che riconosca il loro impegno per il benessere animale e la sostenibilità ambientale. “Trasparente” perché ogni confezione racconta una storia, quella delle famiglie e delle aziende agricole che fanno parte della rete.

Fattorie Friulane non è quindi solo un brand, ma un patto di fiducia. Un patto tra gli allevatori, che si impegnano a seguire un rigido disciplinare di produzione, e i consumatori, che scegliendo questi prodotti sanno di sostenere un’economia locale, di premiare il lavoro onesto e di portare in tavola qualcosa di genuino e sicuro.

I prodotti di Fattorie Friulane: un assaggio di territorio 🧀🥛

E veniamo alla parte più golosa: i prodotti! La gamma di Fattorie Friulane è un inno alla semplicità e alla bontà delle materie prime. Il protagonista assoluto è il latte 100% friulano, proveniente esclusivamente da piccole aziende del territorio che aderiscono al progetto. È un latte di Alta Qualità, fresco, pastorizzato con delicatezza per mantenerne intatte tutte le proprietà nutritive e il sapore autentico, quello che sa di pascoli, di cura e di benessere animale.

Da questo latte eccezionale nascono i prodotti caseari che trovi sullo shop di Fattorie Friulane, Montasio, latteria, formaggi caprini, frant.. ed altre squisite creatività dei casari.

formaggio montasioI formaggi friulani sono un altro fiore all’occhiello. Dalla caciotta fresca e delicata al salato cremoso morbido e avvolgente, ogni formaggio è il risultato di una lavorazione che rispetta i tempi e i metodi della tradizione casearia friulana. Sono formaggi “vivi”, che cambiano sapore con il passare dei giorni e che raccontano il territorio da cui provengono, non ce ne sono infatti due uguali neanche a cercarli con la massima pazienza! Le forme sono tutte artigianali, e gli ingredienti sono pochi e semplici, tutti provenienti dalla nostra fantastica Regione.

Il progetto è poi esteso anche ad altri prodotti, trovi quindi anche una vasta scelta di salumi, vini, birre, frico e molto altro, sempre su accurata selezione dell’Associazione!🍷😍

Un gioiello in quota: la Malga del Montasio

Per comprendere fino in fondo l’impegno di AAFVG nella valorizzazione del territorio e delle sue tradizioni, non si può non menzionare un luogo magico,  di gestione diretta dell’Associazione: la Malga del Montasio. Situata sull’omonimo altopiano, nel cuore delle Alpi Giulie, questa malga è molto più di un semplice caseificio di montagna. È un simbolo vivente della zootecnia alpina e un presidio di cultura e biodiversità. 🏔️

Malga Montasio sull'Altopiano del Montasio
Malga Montasio sull’omonimo Altopiano

Qui, durante i mesi estivi, le mucche pascolano libere in un ambiente incontaminato, nutrendosi di erbe e fiori alpini che conferiscono al latte un aroma unico e inconfondibile.  In questo scenario da favola, i casari di AAFVG producono, secondo il metodo tradizionale, il re dei formaggi friulani: il Montasio DOP. Visitare la malga, che funziona anche come agriturismo e punto di ristoro, significa vedere con i propri occhi l’intero processo: dalla mungitura alla trasformazione del latte in forme di formaggio che riposeranno poi per mesi, sviluppando il loro sapore caratteristico.

 

Mucche in apleggio sull'altopiano del Montasio
Mucche in apleggio sull’altopiano del Montasio

La Malga del Montasio rappresenta la perfetta sintesi della filosofia AAFVG: custodire le tradizioni (la produzione del formaggio Montasio in alpeggio con il latte quindi delle bovine libere sui pascoli dell’omonimo altopiano), promuovere il territorio (attraverso il turismo sostenibile) e offrire un prodotto di eccellenza assoluta, strettamente legato al suo luogo d’origine. È un’esperienza che consigliamo a tutti, per toccare con mano la passione che anima questa grande Associazione.

I formaggi di Malga Montasio

Formaggio Montasio appena prodotto a Malga montasio
Formaggio Montasio appena prodotto a Malga Montasio

I formaggi prodotti a Malga Montasio, sono in un certo senso prodotti stagionali. La latteria utilizza il latte delle bovine in alpeggio, e gli animali passano su questi pascoli solo le belle stagioni, in quanto con l’arrivo del freddo, tornano nelle stalle nelle aziende dei proprietari. I prodotti caseari pertanto, possono essere disponibili nell’arco di tutto l’anno, ma l’effettiva produzione avviene solo in primavera-estate.

Puoi approfondire su questo articolo la differenza di sapore che puoi trovare assaggiando un formaggio prodotto in Malga e l’importanza di queste modalità di produzione e conservazione delle tradizioni.🐄🧀🏔️

Gli obiettivi per il futuro: tradizione e innovazione mano nella mano

Guardando al futuro, gli obiettivi di AAFVG e del progetto Fattorie Friulane sono chiari e ambiziosi. Per l’associazione, la sfida è continuare a essere il faro per gli allevatori friulani, aiutandoli ad affrontare le nuove sfide globali come il cambiamento climatico e la sostenibilità economica.

Servizio veterinario AAFVG
Servizio veterinario AAFVG

Ciò significa investire ancora di più in ricerca, in tecnologie che riducano l’impatto ambientale e in programmi che tutelino la biodiversità zootecnica, come la salvaguardia delle razze autoctone. L’obiettivo è dimostrare che un allevamento moderno, efficiente e innovativo può e deve essere anche rispettoso dell’ambiente e del benessere animale.

Per Fattorie Friulane, l’obiettivo è crescere, ma in modo sano e coerente con i propri valori. Significa allargare la rete di aziende agricole coinvolte, ampliare la gamma di prodotti (sempre nel segno della qualità e della territorialità) e raggiungere un numero sempre maggiore di consumatori consapevoli. L’ambizione è quella di far diventare il marchio un vero e proprio punto di riferimento per chiunque cerchi non solo cibo, ma una storia vera, un legame con la terra e la garanzia di un modello produttivo etico.

Affumicatura della ricotta, Caseificio Alto But.
Affumicatura della ricotta, Caseificio Alto But.

In conclusione, la prossima volta che vedrai passeggiando al mercato un formaggio che trovi anche su Fattorie Friulane, fermati un istante. Pensa alla grande famiglia di AAFVG che lavora ogni giorno nell’ombra, ai tecnici che controllano la qualità, agli allevatori che si alzano all’alba per accudire i loro animali. Pensa alla filiera corta che garantisce freschezza e un prezzo giusto, e alla Malga del Montasio che profuma di tradizione.

Scegliere questi prodotti non è un semplice acquisto. È un voto di fiducia. È un modo per dire “grazie” a chi preserva il nostro territorio e per sostenere un modello di sviluppo più giusto e sostenibile per tutti. È portare a casa un pezzo autentico di Friuli Venezia Giulia. ✨

Per scoprire tutti i dettagli tecnici, i servizi e la storia completa dell’associazione che ha dato vita a tutto questo, ti invitiamo a visitare il sito ufficiale di AAFVG – Associazione Allevatori del Friuli Venezia Giulia.

È ora di festa, è ora di Strucchi!

Se sei un appassionato di dolci friulani, conoscerai di certo gli Strucchi! Se invece ancora non li conosci, o vuoi approfondire.. questo è l’articolo che fa per te.

Cosa sono gli Strucchi?

Strucchi Giuditta Teresa

Gli Strucchi friulani sono dolci tipici del Friuli-Venezia Giulia, particolarmente diffusi nelle Valli del Natisone e in altre zone della regione. Si tratta di piccoli fagottini ripieni di frutta secca e un mix di liquori, che possono essere bolliti (lessi) o fritti.

Il ripieno degli strucchi, è il medesimo della Gubana, quindi molto ricco e saporito, principalmente a base di Noci, Nocciole, Mandorle, Pinoli, Uvetta ed un mix di liquori tra cui grappa e rum, a seconda del produttore.😗 Oggi, gli strucchi si possono trovare facilmente in tutti i negozi della valle del Natisone e sono proposti come dolci a fine pranzo o come una golosità da gustare in qualsiasi momento.

In che occasioni si mangiano?

Feste e celebrazioni tradizionali

🎁 Natale e festività invernali: Sono spesso preparati durante il periodo natalizio, insieme alla Gubana, come dolce tipico delle feste. Si consumano in occasioni di convivialità, le festività invernali sono infatti il momento perfetto per ritrovarsi e mangiare gli strucchi. Sono serviti come dessert nelle cene e pranzi importanti, accompagnati da un vino dolce o dalla grappa. Sono spesso accompagnati dal celebre Slobowitz, un distilato di prugne dalle origini slovene, dove non va però intinto, va bensì gustato a parte, insieme ai dolci, in quanto il ripieno stesso contiene grappa.

🎭 Carnevale: In alcune zone del Friuli, gli Strucchi fritti vengono preparati come dolci carnevaleschi, un po’ come crostoli e frittelle in altre zone d’Italia, sono dolci piccoli e briosi, si addicono quindi perfettamente ad essere scambiati in occasione del carnevale, o preparati ai bambini come merenda durante le feste!🥰

strucchie. spumante usati coem confetti
Strucchi & Spumante usati come “bomboniera”

💒 Matrimoni e battesimi: Sono serviti come dolce in occasioni familiari importanti, spesso accompagnati da un bicchierino di grappa. Anticamente, in Friuli, in special modo nell’area della Valli del Natisone, erano proprio i veri e propri confetti dei matrimoni, molto richiesti ed apprezzati.👰‍♀️

Sagre e feste popolari

Gli Strucchi, specialmente quelli fritti, sono protagonisti di sagre tradizionali, soprattutto nelle Valli del Natisone e nelle zone di Cividale del Friuli, é un dolce profondamente associato alle feste, alla fortuna e alla convivialità delle persone. Spesso vengono proposti anche in manifestazioni dedicate alla cucina friulana.

Preparazione

Frittura degli strucchi
Frittura degli Strucchi

La preparazione degli strucchi prevede diverse varianti a seconda che si vogliano ottenere strucchi fritti o bolliti.
Ecco i due metodi di preparazione principali:

Strucchi Fritti:
◦ Si prepara una pasta frolla.
◦ Si stende la pasta in una sfoglia sottile,  e si dispone il ripieno a formare dei “ravioloni”(di cui, la tipica forma, ben piena e tondeggiante).
◦ I bordi vengono bagnati con albume sbattuto, ricoperti con altra pasta, pressati e tagliati con una rondella.
◦ Vengono fritti in olio bollente fino a doratura e cosparsi di zucchero a velo, come da tardizione.

asciugatura strucchi
Asciugatura degli Strucchi

Strucchi Lessi o Bolliti:
◦ L’impasto è realizzato con patate, farina, burro e zucchero.
◦ Si stende l’impasto a formare dischi di circa 6 cm di diametro e 3-4 mm di spessore.
◦ Al centro si pone il ripieno, sempre analogo a quello della gubana, e si piega la pasta a metà, sigillando i bordi e dando la forma tipica con le “orecchie”.
◦ Vengono lessati in acqua bollente salata e scolati quando vengono a galla.
◦ Si condiscono con burro fuso, zucchero a velo e cannella.

Abbinamenti

Sono dolci piccoli, ma dal carattere brioso e con un ripieno ricco e pieno di sapori, proprio come la Gubana. Sono perfetti abbinati al celebre Slibowitz, gustato a parte, le note fruttate e leggermente ammandorlate del distillato si armonizzano con i sentori di frutta secca presenti nel ripieno degli strucchi, mentre l’alcool deciso della grappa di prugne pulisce il palato dal ricco ripieno di noci e uvetta, lasciando una piacevole sensazione di calore. Un abbinamento intenso e autentico, che racconta la tradizione e il carattere della cucina friulana.🥰

Per i palati che preferiscono un gusto un po’ più “soft”, si consiglia l’abbinamento con vini spumanti dolci, in particolare una buona Ribolla Brut, è un incontro tra dolcezza e freschezza, perfetto quindi per chi cerca un contrasto equilibrato e raffinato. La vivacità delle bollicine e la spiccata acidità della Ribolla Gialla contrastano e alleggeriscono la dolcezza e l’opulenza del ripieno degli strucchi. Se gli strucchi sono fritti, l’effervescenza dello spumante aiuta a sgrassare il palato, rendendo l’abbinamento ancora più piacevole.🥂

Giuditta Teresa

Fattorie Friulane, propone i deliziosi strucchi della dolciaria Giuditta Teresa, situata d Azzida, un piccolo borgo nella Valli del Natisone. Producono principalmente Gubane, e dolci analoghi, come il Cuor di Gubana, le Gemme di Gubana, ed altre leccornie di qualità artigianale!

Vuoi approfondire? Guarda il video!

 

Tocai, o Friulano? Storia e caratteristiche di un bianco unico

Origine del Nome

Il Tocai e il Friulano sono due nomi per lo stesso vitigno a bacca bianca autoctono del Friuli-Venezia Giulia, il cui nome è stato cambiato a causa di una disputa con l’Ungheria. Ecco le origini dei due nomi:

Tocai

Questo è il nome storico del vitigno e del vino prodotto in Friuli-Venezia Giulia. Il nome “Tocai” era usato per indicare il vitigno e il vino, ma è stato modificato per evitare confusione con il vino ungherese Tokaji. La disputa sul nome è nata a causa della somiglianza con il nome del vino ungherese, nonostante si tratti di vini completamente diversi.🤯

Il Tocai Friulano è un vino bianco secco, mentre il Tokaji ungherese è un vino dolce da dessert.🥂 Per evitare confusione con altre varietà simili coltivate in Italia, si aggiunse la dicitura “Tocai Friulano“. L’Ungheria ha vinto la battaglia legale sul nome, poiché il Tokaji ungherese è il vino più famoso della nazione e il nome richiama la regione di produzione (Tokaj-Hegyalja), mentre il Tocai Friulano prendeva il nome dal solo vitigno, a parità di importanza, se così quindi possiamo dire, quello ungherese ha prevalso su quello friulano.😕

◦ Nel 2003 è iniziata la battaglia legale che ha portato alla cancellazione del nome “Tocai Friulano” per il vino e poi dall’elenco nazionale dei vitigni.
◦ Dal 2008, non è più consentito usare il nome Tocai sulle etichette.

Friulano

Questo invece, è il nome attuale del vitigno, e di conseguenza del vino prodotto in Friuli-Venezia Giulia. Il nome “Friulano” è stato quindi scelto per sostituire il nome “Tocai” a seguito della disputa con l’Ungheria. Fa riferimento quindi esclusivamente ai vini bianchi prodotti con questo vitigno in Friuli.
Nonostante il cambio di nome, il vitigno e le sue caratteristiche sono rimaste le stesse.

In Veneto, il vino derivato da questo vitigno è stato rinominato semplicemente “Tai”, un etimo di origine friulane, che letteralmente significa “taglio”.🧐

Il Vitigno

Uve Friulano di gaspero flavia e umberto
Uve di Friulano, Az. Di Gaspero

Il Friulano, è un vitigno a bacca bianca che si distingue per le sue caratteristiche uniche sia nella coltivazione che nel vino che produce. I tralci di questa vite sono legnosi e scuri, con gemme piccole e appiattite. Le foglie sono di dimensioni medie, di forma arrotondata con tre o cinque lobi e una superficie inferiore liscia.

I grappoli sono di grandezza media, con una forma tronco-piramidale, alati e di media compattezza. Gli acini sono rotondi, a volte leggermente ovali, con una buccia verde-gialla ricoperta di pruina e uno o due semi di medie dimensioni.

La maturazione di questo vitigno è considerata medio-precoce, con la vendemmia che solitamente avviene all’inizio di settembre o nella seconda decade.🍇

 

Le caratteristiche del Vino

Il vino che si ottiene dal vitigno Friulano è caratterizzato da un colore giallo paglierino, spesso con sfumature verdoline.
Al naso, si percepisce un profumo delicato e caratteristico, con note di fiori di campo e mela verde, e una tipica nota di mandorla amara. Alcuni descrivono il profumo con sentori di fiori di mandorlo, camomilla, biancospino e acacia, oltre a note di frutta matura.🍇

Friulano Vendrame

Al palato, il Friulano si presenta con un sapore asciutto, intenso e vellutato, con un netto sentore di mandorla amara, accompagnato da una buona sapidità, morbidezza e una piacevole freschezza. Il vino ha una buona struttura e un equilibrio armonico. La sua gradazione alcolica si aggira tra i 12.5% e il 13.5%.
La vinificazione del Friulano prevede la diraspatura e la pigiatura delle uve. Il mosto viene lasciato a macerare a contatto con le bucce per circa 12 ore, o anche per una notte, e alcuni produttori ricorrono alla criomacerazione per alcuni giorni. Successivamente, si procede con una pressatura soffice e la fermentazione avviene in vasche di acciaio inox a temperatura controllata, che può variare tra i 12°C e i 18°C. Il vino viene lasciato maturare sulle fecce fini, con frequenti rimescolamenti (bâtonnage) per circa sei mesi.🧐

L’affinamento avviene solitamente in acciaio, e in alcuni casi, in bottiglia.
In sintesi, il vitigno Friulano produce un vino bianco di grande versatilità, con una sua precisa identità organolettica e una storia che affonda le radici nel territorio del Friuli Venezia Giulia.

 

Abbinamenti

Il Friulano è un vino bianco versatile che si abbina bene a una varietà di cibi, grazie alla sua acidità, sapidità e struttura. Ecco alcuni abbinamenti ideali:

vino friulano e abbinamenti

Antipasti: Il Friulano è un ottimo vino da aperitivo e si sposa bene con antipasti magri. Si abbina perfettamente con il prosciutto crudo di San Daniele DOP, salumi e insaccati in genere, e altri antipasti, inclusi quelli a base di pesce.🐟
Primi Piatti: È un vino adatto ad accompagnare minestre e zuppe, inclusi piatti di pasta e primi piatti vegetariani. Si abbina bene anche con sformati di verdure e primi piatti cotti al forno.
Secondi Piatti: Il Friulano si abbina bene con carni bianche, come il pollo e il tacchino, ed è ottimo con il pesce, i molluschi e i crostacei. È perfetto con il pesce leggero e con il pesce ricco. Si abbina bene anche con le fritture di pesce e verdure, inclusi i fiori cucinati in pastella. Un abbinamento consigliato è con l’insalata fredda di faraona bollita.
Formaggi: Il Friulano si sposa bene con i formaggi freschi come il latteria fresco e il Montasio DOP, e con formaggi da pasto. In generale, si abbina bene sia con i formaggi freschi che con quelli di media stagionatura.🧀
Piatti Tipici Regionali: Il Friulano si abbina bene anche con piatti tipici della regione, come il frico, sia quello di patate che quello croccante, la polenta, i cjarsons carnici e il brodetto di pesce alla gradese.🥟

In generale, il Friulano è un vino versatile che può accompagnare un pasto dall’inizio alla fine, e si adatta bene anche ai pasti quotidiani, come il “tajut” (bicchiere di vino) da bere in compagnia. La sua freschezza e acidità lo rendono adatto a pulire la bocca, mentre la sua struttura gli permette di sostenere anche piatti più strutturati.
Le note di mandorla amara e gli aromi floreali e fruttati del Friulano lo rendono un ottimo compagno per una vasta gamma di piatti, dai sapori delicati a quelli più intensi.

 

frico piva enzo

Che origini ha il Frico Friulano?

Il frico nella regione Friuli è un passaggio obbligato, quasi un rito di iniziazione.. un piatto tipico alla scoperta di una tradizione storica dalle origini antiche, scopriamole insieme!

Le origini

Le origini storiche del frico friulano sono in parte incerte, ma diverse fonti suggeriscono che sia un piatto nato dalla tradizione contadina friulana, probabilmente nasce intorno al XV secolo.
Sebbene gli ingredienti siano simili, non è chiaro se questa ricetta fosse effettivamente il frico come lo conosciamo oggi.
Alcune fonti ipotizzano che il frico, insieme alla polenta, fosse un pasto tipico dei contadini friulani, in particolare nella zona della Carnia. La versione croccante, che approfondiamo sotto, del frico potrebbe essere stata il cibo ideale per i boscaioli, in quanto facilmente trasportabile durante il lavoro in montagna.

strissulis

L’utilizzo degli “strissulis“, ritagli di formaggio avanzati dalla produzione delle forme, evidenzia la natura “povera” del piatto, nato per evitare sprechi.

Ancora oggi gli “strissulis” vengono utilizzati per preparare deliziose varianti di frico.

 

 

Le prime testimonianze del frico friulano risalgono alla metà del XV secolo. Il maestro Martino da Como, cuoco al servizio del patriarca di Aquileia, descrive per primo questo piatto nella sua opera “De Arte Coquinaria”, chiamandolo “caso in patellecte”. La ricetta descritta da Martino da Como prevede l’utilizzo di formaggio grasso non troppo stagionato, tagliato a fette o a bocconcini. Il formaggio viene poi cotto in padella con burro o strutto e, una volta sciolto, viene condito con zucchero e cannella.

Un’altra storia collega le origini del frico a Sant’Ermacora, patrono di Udine. Si narra che, durante una visita in Carnia, il Santo chiese ospitalità a una famiglia di pastori che gli offrì un pasto frugale a base di polenta, siero e formaggio. Sant’Ermacora suggerì di riscaldare il siero e aggiungere caglio, aceto e ricotta, creando così un piatto precursore del frico. Non esiste una ricetta unica e definitiva per il frico friulano. Ogni zona, famiglia e persino ogni cuoco custodisce la propria versione, tramandata di generazione in generazione. Tuttavia, gli ingredienti base rimangono il formaggio, preferibilmente Montasio o latteria, patate ed arricchendo con cipolle, queste ultime, a piacere.

Dove nasce?

carniaIl frico, come accennato sopra, nasce sulle montagne della Carnia, una regione prevalentemente montuosa del Friuli Venezia Giulia, in provincia di Udine. La sua nascita in questa zona è legata alla necessità di evitare gli sprechi alimentari, in particolare dei ritagli di formaggio che avanzavano dalla produzione delle forme. Il frico era quindi un piatto povero, nato proprio per utilizzare gli scarti.

 

La prima testimonianza scritta di questo piatto pare risalga alla metà del Quattrocento, nell’opera “De Arte Coquinaria” di Maestro Martino, cuoco del Patriarca di Aquileia. Il frico è diffuso anche nella vicina Slovenia e in Carinzia, dove prende il nome di frika.

Perché si chiama così?

Il nome “frico” sembra derivare dalla parola francese “fricot“, che si riferiva a un piatto a base di verdure cotte. Esistono piatti simili al fricot in Romagna, come il “friccò”, il “fricò”, il “fricandò” o la “fricassea di verdure”, che consistono in verdure miste tagliate a pezzi e cotte in padella. Inizialmente, il piatto friulano era chiamato “fricò”, con l’accento sull’ultima sillaba. Il nome è poi cambiato in “frico” tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando la lingua italiana venne introdotta nel friulano parlato e scritto, portando all’eliminazione delle parole con l’accento tonico sull’ultima sillaba.

Qual è la differenza tra frico morbido e frico croccante?

La principale differenza tra frico morbido e frico croccante sta nella consistenza e nel metodo di cottura. Il frico morbido, come quello descritto nella fonte, è un tortino di patate e formaggio. Si cuoce una miscela di formaggi di latteria con diverse stagionature insieme alle patate fino a formare un tortino.  Il frico croccante, invece, è una cialda di formaggio grattugiato. Per prepararlo, si frigge il formaggio grattugiato in olio bollente fino a farlo diventare croccante.

frico croccante piva enzo Frico Croccante, Piva Enzo.   frico coderno Frico “Morbido”, Latteria di Coderno

I prodotti biologici

Cosa sono i prodotti biologici? Possiamo trovare la certificazione “bio” in vari prodotti alimentari, come frutta e verdura, formaggi, ma anche vini e birre.

Leggi l’articolo e scopri il mondo del biologico e i prodotti che puoi trovare sul nostro sito con questa certificazione.

La certificazione biologica

Relativamente agli alimenti, il biologico definisce i prodotti alimentari che hanno acquisito la certificazione bio, che è riconosciuta dall’Unione Europea. Questi prodotti sono creati seguendo le regole imposte dalla normativa europea ed italiana che stabiliscono le modalità di produzione in tutte le fasi.

I prodotti biologici sono caratterizzati dal fatto che sono realizzati senza l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi, come ad esempio i pesticidi, e senza gli OGM.
Questa categoria di alimenti è in possesso di una certificazione, regolata dalla normativa europea Reg. CE 848/18 che garantisce la conformità delle produzioni ottenute con metodo biologico.

L’agricoltura biologica
Per acquisire la certificazione, i prodotti devono seguire le regole di produzione del bio sin dalle prime fasi di produzione dell’alimento.

L’agricoltura biologica ha l’obiettivo di produrre tramite processi naturali, con un impatto ambientale limitato e proteggendo l’ecosistema.

Cosa significa coltivare in modo biologico? Coltivare seguendo le regole del bio significa:

  • migliorare e incrementare la fertilità del suolo;
  • escludere l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi, come i pesticidi e i diserbanti;
  • conservare la biodiversità e l’equilibrio ecologico;
  • conservare la qualità delle acque;
  • prevedere la rotazione delle colture.

Scopri di più sul sito della Commissione Europea, qui.

Come riconoscere i prodotti biologici?
logo biologico eu organic logoMolto semplicemente, basterà osservare l’etichetta dell’alimento per cercare il logo a forma di foglia fatta di stelle su sfondo verde e le diciture relative alla regolamentazione europea.

I prodotti biologici di Fattorie Friulane

Fra le varie certificazioni e denominazioni che trovi sul nostro sito, c’è anche quella biologica!

Infatti, se stai cercando dei prodotti creati direttamente da agricoltori, latterie e produttori del Friuli Venezia Giulia, che siano anche certificati bio, ti possiamo accontentare! Sul sito trovi buonissimi formaggi, birre, vini e verdure sott’olio che fanno parte di questa categoria. Scoprili di seguito!

latteria fresco bio con latte fienoIl Montasio DOP e il Latteria bio e Latte Fieno stg
Questi formaggi sono prodotti dall’Azienda Agricola biologica La Sisile. Questa azienda a conduzione familiare ha effettuato i processi di conversione per diventare biologica già nel 2014, per poi ottenere la certificazione bio nel 2016.

Inoltre, nel 2019 è stata la prima azienda in Friuli Venezia Giulia ad ottenere la certificazione Latte Fieno STG (Specialità Tradizionale Garantita).

Il Montasio DOP e il Latteria, infatti, sono prodotti anche con un tipo di latte certificato, che si ottiene con una particolare alimentazione delle bovine, composta soprattutto da fieno.

Il risultato è un formaggio unico, dal sapore delicato e aromatico, che ricorda il latte fresco e gli aromi del mangime delle mucche.

Montasio e Latteria sono ottimi per fare il famoso Frico friulano, come formaggi da tavola, con miele e composte e nelle ricette.
Provali qui!

Le birre bio
Fra i vari prodotti biologici, trovi anche le birre artigianali del Birrificio Foràn, nello specifico:

  • la St. Bernarda, una birra artigianale sia biologica che senza glutine, che è stata premiata al prestigioso Concours International des Produits Biologiques et en Conversion “Amphore” in Francia, che le ha assegnato il primo posto nella sua categoria, grazie al suo sapore ricco e complesso. Inoltre, ha vinto il primo premio anche nell’ambito del World Gluten Free Beer Award. È ottima da abbinare a carni rosse o al forno, ma anche a dolci secchi e frutta secca;
  • la B.O.N.A., una helles biologica e senza glutine semplice e fresca, con un aroma tra il floreale e il fruttato molto delicato. Si presta agli abbinamenti con cibi leggeri e carni grigliate;
  • la Lady White, una birra che unisce lo stile “blanche” e l’”ipa” È molto equilibrata, caratterizzata dal sentore di luppolo che richiama il pompelmo rosa e l’albicocca ed è ottima con primi piatti di carne e pesce. La Lady White è stata premiata dal Concours International des Produits Biologiques et en Conversion “Amphore” in Francia, che le ha assegnato l’argento nella sua categoria.

composta di peperoni rossi bioLe verdure sott’olio di Casato Bertoia
La famiglia Bertoia, erede di secoli di tradizione, produce nel rispetto della natura e dell’ambiente, mettendo in pratica un’agricoltura sostenibile secondo i protocolli della certificazione biologica.

Tra i prodotti di questa azienda sul nostro sito puoi trovare:

Scopri tutte le verdure bio sul sito!

I vini biologici
Se sei un amante dei vini friulani, sul nostro sito puoi trovarne diversi certificati bio:

  • Èthos di Forchir, un vino IGT bianco, dal profumo fruttato di mela e pera, che si presenta sapido e fresco al palato. È ottimo con il pesce e con la cucina vegana e vegetariana;
  • Ribolla Gialla Spumante Extra Dry di Cascina Lavaroni, un vino unico della tradizione friulana, avvolgente e frizzante;
  • Refosco dal Peduncolo Rosso di Cascina Lavaroni, re dei vini rossi friulani, dal profumo intenso e gradevole, sapido e di buon corpo al palato.
  • Verduzzo Friulano di Cascina Lavaroni, elegante vino autoctono simbolo del territorio, dal colore giallo con riflessi verdognoli. Il profumo è ricco, ampio e persistente e al gusto è sapido, con sentore di mandorla amara.

Infine… la Spirulina! La conosci? È una microalga nota come Superfood, grazie al suo alto contenuto di sostanze nutritive, quali proteine vegetali, vitamine, sali minerali, antiossidanti e fitonutrienti. Sul nostro sito la trovi biologica, prodotta da Spiripau!

Come puoi vedere, se ti piace mangiare biologico, puoi trovare tante opzioni anche su Fattorie Friulane! Dunque, buon appetito!

La Spirulina: scopri il superfood

In questo articolo parliamo di un superfood molto conosciuto…la Spirulina. Di che cosa si tratta? È un’alga dal colore verde-blu, nota per il suo elevato contenuto di sostanze nutritive.

Leggi questo articolo per scoprire cos’è la Spirulina, quali sono le sue proprietà, e come viene coltivata!

La Spirulina

Spirulina Fattorie Friulane SfondoPrima di tutto, abbiamo detto che si tratta di un superfood, ma cosa significa esattamente?
Con il termine “superfood” si intende un prodotto alimentare particolarmente ricco di nutrienti. I superfood sono molto ricercati per le loro proprietà e, anche se il termine è relativamente recente, in realtà racchiude diversi alimenti utilizzati già da moltissimi anni!

Questa alga, infatti, è utilizzata già da secoli. Veniva consumata sia dagli Aztechi e dalle altre civiltà precolombiane, sia in Ciad, dove veniva coltivata in stagni e piccoli laghi.

Perché la Spirulina è un superfood?
La Spirulina è una microalga dalla forma a spirale e colore verde-azzurro, che ha uno straordinario contenuto di sostanze nutritive, quali:

  • proteine vegetali;
  • vitamine A, B1, B2, B5, B7, B9, B12, E, D, K;
  • sali minerali, come ferro, magnesio, fosforo, calcio, potassio e zinco;
  • antiossidanti, quali il B-carotene, la clorofilla, la ficocianina, la luteina, la zeaxantina;
  • fitonutrienti.

Questo superfood è energizzante e davvero ricco di proprietà benefiche per la salute, naturalmente se viene assunta come integratore ad una dieta sana ed equilibrata.

Spiripau
spiripauPrima di proseguire, ci teniamo a presentarti il produttore Spiripau, che produce Spirulina biologica e 100% prodotta in Italia.

Questo brand aziendale nasce nel 2021, dall’azienda storica Paulitti Nicola, fondata nel 1992.
Il progetto Spiripau comincia molto prima della sua nascita, con l’arrivo dei tre figli nel 2008 in azienda, che cambia il nome in Società Agricola Paulitti. In questo momento inizia lo studio verso un progetto di sostenibilità, con l’obiettivo di introdurre energie rinnovabili nella produzione di piante da fiore.

Successivamente, nel 2010, questo progetto diventa concreto, grazie all’installazione di un impianto fotovoltaico e di una caldaia a biomassa, che fanno diventare l’azienda autosufficiente dal punto di vista energetico.

In seguito, nel 2021 nasce il brand aziendale Spiripau e parte delle serre vengono riconvertite per l’installazione di strutture e macchinari all’avanguardia, per coltivare e lavorare l’alga Spirulina ad uso alimentare.

La produzione

Scopriamo ora la produzione della Spirulina di Spiripau, che si impegna ad utilizzare solo nutrimenti certificati di natura vegetale, con un’attenzione particolare alla sostenibilità.

Infatti, la coltivazione di questa microalga richiede una quantità d’acqua molto limitata. Per intenderci, 1/50 rispetto al grano e addirittura 1/1000 rispetto alla carne di manzo. Inoltre, per ogni chilo di Spirulina che viene prodotta, sono catturati dall’atmosfera 2kg di CO2 e viene rilasciato ossigeno grazie alla fotosintesi clorofilliana.

La produzione di Spiripau non causa inquinamento, erosione del terreno o contaminazione dell’acqua, in quanto non sono utilizzati pesticidi o diserbanti.

coltivazione spirulina spiripau
Coltivazione della Spirulina, Spiripau

Le fasi di produzione
La prima fase è quella della coltivazione, che avviene in vasche dotate di una pala, che mantiene l’acqua in movimento continuo, per garantire l’esposizione alla luce e la distribuzione dei nutrienti.

 

 

 

 

 

 

trafilatura spirulina spiripau
Trafilatura della Spirulina, Spiripau

Successivamente, la Spirulina viene raccolta, aspirando l’acqua, che viene rimessa in vasca in seguito, così da non creare sprechi.

La terza fase è quella della pressatura dell’alga, per ridurre la quantità di umidità.

Gli ultimi due step sono la trafilatura, in cui la Spirulina viene inserita in una macchina apposita per creare dei filamenti sottili e l’essiccazione, che avviene a bassa temperatura per mantenere tutti i nutrienti dell’alga.

Scopri di più sulla lavorazione della Spirulina sul sito di Spiripau!

I prodotti alla Spirulina

Se anche tu vuoi beneficiare delle sue proprietà, continua a leggere per scoprire in quali formati la puoi trovare!

Sul nostro sito trovi questo integratore vegetale, biologico, in diverse versioni:

  • In polvere, che può essere sciolta nelle bevande come i frullati di frutta e verdura, i succhi, le spremute o semplicemente in acqua. Può anche essere utilizzata per arricchire e colorare gli impasti e le creme.
  • In capsule, da assumere al mattino, durante la colazione.
  • In stick, che possono essere consumati tali e quali oppure aggiunti al tuo yogurt preferito, ai frullati di frutta, alle insalate e alle macedonie.

In conclusione, la Spirulina è un superfood utilizzato fin dall’antichità per le sue proprietà nutrizionali, dalla produzione particolarmente ecologica. Ora che la conosci non ti resta che provarla, la trovi qui!

Scopri il Frico Friulano: i formaggi da utilizzare

Uno dei piatti della tradizione Friulana più conosciuti e più amati è senza dubbio il Frico. Se non lo conosci, oppure se sei curioso di scoprire di più sugli ingredienti usati per prepararlo, leggi questo articolo!

Il Frico

Il Frico è il piatto della tradizione friulana per antonomasia, che nasce nella Carnia come piatto povero e che si prepara con ingredienti semplici e facilmente reperibili, quali le patate e il formaggio.

È un piatto sostanzioso e calorico, perfetto per fornire l’energia per affrontare una lunga giornata, specialmente in montagna.
Si prepara con formaggi di varia stagionatura, solitamente il Montasio DOP e il Latteria, a cui sono aggiunte le patate ed, eventualmente, altri ingredienti come lo speck o la cipolla.

Da tradizione, si utilizzavano le strissulis di formaggio, ovvero i ritagli ricavati quando il casaro arrotonda le forme. Oggi, invece, si preferisce utilizzare il formaggio tagliato in pezzi perché conferisce un sapore più deciso al piatto. Altrimenti, si possono utilizzare insieme le strissulis e i pezzi di formaggio per avere un mix di formaggi freschi e saporiti.

Ci sono varie versioni di Frico e ognuno ha la sua ricetta personale! Anche noi abbiamo la nostra, preparata dalla chef Lorena De Sabata.
Guarda il video e scopri la ricetta del Frico alla carnica a cui abbiamo aggiunto un tocco di fantasia in più con i semi di zucca!

Qualche curiosità sulle origini…
La ricetta è conosciuta fin dal ‘400 e se ne può trovare una versione nel Libro de Arte Coquinaria del maestro Martino da Como, che fu al servizio del Patriarca di Aquileia. Possiamo affermare, dunque, che si tratta di un piatto amato da tantissimi anni!

Una curiosità sul nome…
Non si dice Fricò, ma Frico. Infatti, il termine friulano, per effetto della contaminazione della lingua con l’italiano, ha perso l’accento anche nella dizione comune utilizzata nella regione.

I tipi di Frico

Si possono distinguere principalmente due tipi di Frico, quello friabile e quello morbido.

Il Frico friabile o croccante
Questo tipo di piatto è preparato con l’utilizzo esclusivo del formaggio, senza l’aggiunta delle patate.
Il risultato è, appunto, un Frico più sottile dalla consistenza croccante, simile ad una cialda.

Frico alla carnica con i semi di zucca ricetta chefIl Frico morbido
Il Frico morbido, invece, prevede l’utilizzo delle patate, che gli conferiscono la morbidezza.

Questa tipologia può essere cucinata in varie versioni, ad esempio con l’aggiunta di cipolla, speck, erbette e così via, a discrezione di chi lo sta preparando.

Se sei curioso di assaggiarlo, sul nostro sito puoi trovarlo sia nella versione classica con patate e formaggi, che con la cipolla, lo speck o la salsiccia.
Sono tutti preparati dalle latterie della regione.

I formaggi per fare il Frico

formaggi principali utilizzati per preparare il frico friulano sono:

1. Montasio & Latteria- È il formaggio tradizionale per eccellenza. Può essere usato nelle sue diverse stagionature:

Fresco (più morbido e delicato)

Mezzano (con un gusto più marcato)

Stagionato (più saporito e adatto a un frico più croccante)

Questi formaggi, specialmente il Montasio, si sciolgono bene e creano la caratteristica crosta dorata del frico. A seconda della variante del frico, possono essere aggiunti altri ingredienti come patate, cipolle o erbe aromatiche.

Scopri le denominazioni dei prodotti

Sempre più italiani scelgono di portare sulla propria tavola prodotti a marchio DOP, ma cosa significa esattamente? Si tratta di una delle principali denominazioni che tutelano la qualità dei prodotti alimentari e la regione Friuli Venezia Giulia di certo non ne è sprovvista… anzi!

Leggi questo articolo se vuoi sapere il significato delle varie denominazioni, quali DOP, IGP, STG e scopri le bontà della regione che detengono questi marchi collettivi.

Le denominazioni principali

Prima di tutto, è importante specificare che stiamo parlando di marchi collettivi di denominazione di origine e di indicazione geografica.

Queste denominazioni nascono per tutelare i prodotti tipici del territorio e sono riconosciuti dall’Unione Europea. In questo ambito, l’Italia si posiziona come il paese europeo con il maggior numero di prodotti DOP, IGP ed STG, con ben 838 prodotti che appartengono a queste categorie.

D’altronde, sappiamo bene che i nostri prodotti sono amati ed esportati in tutto il mondo e queste denominazioni hanno anche lo scopo di proteggere il “made in Italy” da eventuali contraffazioni, dando valore e riconoscimento alla qualità dei prodotti agroalimentari e al territorio di provenienza.

Gli obiettivi
Prima di vedere più in dettaglio ognuna di esse, scopriamo i loro obiettivi principali, come recepito dalla legislazione italiana (vedi il sito del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste):

  • hanno lo scopo di tutelare la qualità dei prodotti agroalimentari;
  • salvaguardano i metodi di produzione;
  • forniscono ai consumatori informazioni chiare sulle caratteristiche dei prodotti.

Questi prodotti, riconosciuti dall’Unione Europea, garantiscono standard di qualità attraverso disciplinari di produzione e sono facilmente identificabili per il consumatore grazie al marchio posto sul prodotto.

DOP, IGP, STG

A questo punto, scopriamo nel dettaglio cosa significa ciascuna di queste denominazioni.

Logo DOPDOP
DOP è l’acronimo di Denominazione di Origine Protetta e identifica un prodotto le cui caratteristiche sono strettamente legate al territorio e alle fasi di produzione, il che significa che quel prodotto è originario ed è integralmente lavorato in un particolare ambiente geograficamente delimitato.

 

 

logo igp

IGP
IGP è l’acronimo di Indicazione Geografica Protetta. In questo caso si certifica che il prodotto è originario di una specifica area geografica, nella quale sono effettuate una o più fasi di lavorazione, ma non tutte.

 

STG
STG è l’acronimo di Specialità Tradizionale Garantita. Ciò che rende un prodotto STG sono le specifiche materie prime utilizzate tradizionalmente per produrlo o la ricetta tipica che è ‘tradizionale’ perché esiste da almeno trent’anni.
In questo caso si accetta che il prodotto possa essere preparato anche in un altro Paese dell’Unione Europea, ma s’impone che per la preparazione si debba seguire uno specifico disciplinare di produzione e che la denominazione STG debba essere rilasciata da un ente di controllo accreditato.

DOC e IGT
Oltre a quelle sopra citate, è possibile trovare sulle etichette dei vini italiani anche le denominazioni nazionali DOC e IGT, che, dal 2010 sono state ricomprese nella classificazione europea.

Vediamo il significato di questi acronimi riferiti ai vini:

  • DOC sta per Denominazione di Origine Controllata;
  • IGT sta per Indicazione Geografica Tipica.

docUn vino è denominato DOC se rispetta uno specifico disciplinare e se la sua qualità e caratteristiche specifiche sono strettamente legate ad un luogo delimitato.
Nel caso di vini ‘rinomati’ si può utilizzare anche l’acronimo DOCG (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita), che si riferisce ad un vino riconosciuto DOC da “almeno 7 anni”.
Da notare che queste ultime menzioni tradizionali sono “utilizzate dall’Italia per i prodotti vitivinicoli a DOP”. Scopri di più.

Quanto alla denominazione IGT, questa può essere utilizzata per un vino che rispetti comunque requisiti specifici, però si concede che le aree geografiche di origine siano più ampie rispetto a quelle di un vino DOC.

Va anche precisato che la menzione tradizionale IGT è utilizzata dall’Italia per prodotti vitivinicoli che siano IGP.

I prodotti del Friuli Venezia Giulia

In Friuli Venezia Giulia non mancano di certo i prodotti denominati e riconosciuti come DOP, IGP, STG e così via! Scopriamo di seguito alcuni di questi buonissimi prodotti.

montasio dop frescoIl Montasio DOP. Come possiamo cominciare la lista se non con il nostro amatissimo Montasio, il formaggio della tradizione nato nell’omonimo altopiano delle Alpi Giulie? Lo trovi sul nostro sito, prodotto dalle latterie friulane sia fresco che mezzano, stagionato o stravecchio.

 

 

san daniele dopIl prosciutto di San Daniele DOP, un’eccellenza friulana unica, prodotto esclusivamente con carne di suino, sale marino e il microclima particolare di San Daniele. Puoi trovarlo sul nostro sito, creato dagli esperti prosciuttifici della regione.

 

 

L’olio Tergeste DOP, un olio d’oliva di ottima qualità dal gusto ‘verde’, tanto delicato quanto avvolgente. Assaggia l’olio Tergeste DOP di Parovel qui.

 

 

 

pitina igpLa Pitina IGP, un salume friulano dalla storia antica ricca di tradizione e basata sul recupero. Se non l’hai mai provata, ti consigliamo di farlo! È un prodotto davvero inimitabile. Provala sul nostro sito, prodotta da Agriturismo Borgo Titol.

La certificazione BIO

Concludiamo questo articolo parlando di una certificazione che è possibile trovare sulle etichette dei prodotti alimentari, ovvero la certificazione biologica.

I prodotti BIO devono seguire rigide regole di produzione imposte dalla normativa europea ed italiana e sono realizzati senza l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi, come ad esempio i pesticidi, e senza OGM.

Se stai cercando dei prodotti friulani biologici, ti possiamo accontentare! Infatti, sul nostro sito puoi trovare diversi formaggi, birre e verdure sott’olio bio… per tutti i gusti!

A questo punto conosci le denominazioni principali e non ti resta che assaggiare gli ottimi prodotti tipici, che la regione ha da offrire!

Il Latte d’asina nella cosmesi

In questo articolo parliamo di un latte particolare, usato fin dall’antichità sia nell’ambito alimentare che in quello cosmetico per le sue proprietà uniche. Si tratta del latte d’asina, ovvero del latte prodotto dalla specie asinina. Se sei curioso di scoprire le sue caratteristiche e i benefici che ha per la pelle questo articolo è adatto a te!

Il latte d’asina nella storia

Quando parliamo di latte, siamo abituati a riferirci a quello bovino, o caprino in alcuni casi, ma hai mai sentito parlare del latte d’asina?

Fu Ippocrate, il padre della medicina, a descrivere i benefici per la salute del latte di asina nel IV secolo a.C.. A seguire, Plinio Il Vecchio lo introdusse nella sua opera Naturalis Historia nel I secolo d.C., descrivendo le sue proprietà benefiche sia per la salute che per la cura della pelle.

Fin dall’antichità, questo latte è stato utilizzato come alimento, come rimedio comune e come elisir di bellezza.

Il latte d’asina viene ancora oggi utilizzato per creare formaggi e prodotti cosmetici, quali saponi e creme.

Una curiosità interessante…
Si narra che Cleopatra e anche Poppea, la seconda moglie dell’imperatore romano Nerone, facessero il bagno nel latte di asina per mantenere la pelle giovane e idratata.

Anche se non si può di certo fare come Cleopatra e Poppea e riempire una vasca intera di latte d’asina, è comunque possibile godere delle sue eccellenti proprietà cosmetiche. Se vuoi scoprire come, continua a leggere.

Le proprietà cosmetiche del latte d’asina

Il latte d’asina è un prodotto con tante proprietà, che si contraddistingue per i suoi innumerevoli benefici.

Infatti, i principali ingredienti attivi agiscono come antiossidanti, proteggendo la pelle dai radicali liberi, che ne causano l’invecchiamento.

Inoltre, il retinolo, che è presente in grandi quantità nel latte di asina, accelera la produzione del collagene, mantenendo le fibre della pelle elastiche.

Anche se oggi è più difficile trovare questo latte nella grande distribuzione, è possibile trovare alimenti e cosmetici creati da alcuni piccoli produttori, che ne portano avanti la produzione con cura.

Se sei curioso di provare sulla tua pelle le qualità di questo latte, sul nostro sito puoi trovare i meravigliosi saponi al latte di asina prodotti dall’azienda Gli Asini di Manute.

Sono presenti diverse tipologie di sapone, tutti naturali e artigianali, suddivisi in base alle necessità della pelle. Ecco cosa puoi trovare:

sapone latte d'asina e miele• Il sapone latte d’asina e miele è ottimo per rigenerare l’epidermide. È caratterizzato dal suo profumo intenso ma non invadente, contraddistinto dalla naturale dolcezza e delicatezza del miele. Lascia la pelle morbida al tatto e la protegge dall’aggressione di agenti esterni. Nella lavorazione del sapone viene utilizzato il miele puro, scoprilo qui.

 

 

 

sapone latte d'asina e oleolito• Il sapone latte d’asina e oleolito di fieno è perfetto per le pelli più delicate, anche quelle dei neonati. È prodotto con l’oleolito di fieno, ovvero un infuso di fieno selezionato, per estrarre tutte le proprietà delle piante tagliate nei dintorni dell’azienda. Si tratta di un prodotto neutro, adatto a chi ha problemi di allergie, che nutre la pelle secca, lasciandola morbida e vellutata. Scoprilo qui.

 

 

 

sapone latte d'asina e cioccolato• Il sapone latte d’asina e cioccolato fondente è ideale per regalarsi un momento di dolcezza. Viene prodotto con il cioccolato puro che, grazie al contenuto di flavonoidi, previene danneggiamenti delle cellule cutanee, l’invecchiamento della pelle e la formazione di rughe. Questo sapone è anche perfetto per chi ama i profumi golosi, quasi da mangiare! Lo trovi qui.

 

 

 

sapone latte d'asina e malva• Il sapone latte d’asina e malva è adatto anche alla pelle grassa, con irritazioni cutanee o impurità. Lascia la pelle liscia e profumata… come un fiore! Nella lavorazione viene impiegata la pianta essiccata. Provalo qui.

 

 

 

 

Questi saponi sono tutti naturali ed artigianali, “fatti come una volta”, utilizzando il latte di asina puro, non liofilizzato, per mantenere tutte le sue proprietà. Inoltre, possono essere utilizzati sia sulle mani, che sul viso e sul corpo.

La produzione

latte d'asina crudoSappiamo bene che il produttore fa davvero la differenza! Per questo, vogliamo presentarti l’azienda Gli Asini di Manute, che si impegna con tanto amore e dedizione per creare dei prodotti naturali e di qualità.

L’azienda, situata a Rive d’Arcano, in provincia di Udine, è immersa nel panorama delle colline del medio Friuli. Gli Asini di Manute alleva asine di razza Romagnola, una razza che è purtroppo in via di estinzione e si occupa sia della produzione che della trasformazione del latte.

Questo tipo di latte, essendo il più simile a quello materno, è indicato anche per i neonati e per tutte le età, grazie alle sue caratteristiche organolettiche uniche. Con il latte d’asina l’azienda crea saponi naturali e formaggi molto particolari e fuori dal comune.

Il benessere degli animali è una delle basi della filosofia de Gli Asini di Manute. Infatti, le asine sono allevate in totale libertà, cibandosi di erba del pascolo a disposizione 24 ore su 24, con foraggi e paglia di produzione propria ed evitando mangimi, farine o altri tipi di integrazione alimentare.

La mungitura viene effettuata una volta al giorno e la media giornaliera è di 1 litro di latte ad asina, mentre il restante latte che viene prodotto nel corso della giornata va tutto al puledro.

asini di manute

Il risultato di queste attenzioni è un prodotto naturale e di qualità, creato nel rispetto degli animali.

 

 

 

I saponi al latte d’asina sono un’aggiunta davvero unica alla tua routine quotidiana. Puoi utilizzarli la sera, come trattamento purificante e rilassante, ideale per dedicare un momento di fine giornata a sé stessi. Se vuoi puoi anche accompagnare il trattamento a un bicchiere di vino delicato, come un Sauvignon Blanc o uno Chardonnay, oppure uno spumantizzato come il Ribolla Brut, o un Prosecco!

I saponi sono ottimi anche da usare la mattina, per cominciare la giornata al meglio, dopo una buona colazione a base di biscotti artigianali.

Concediti un momento per te stesso, tra i profumi naturali e inebrianti dei saponi artigianali e la sensazione di morbidezza sulla pelle… è impossibile non sentirsi coccolati.

La Birra artigianale: curiosità e abbinamenti

Cosa c’è di meglio di una bella birra fresca, da gustare insieme agli amici per iniziare la serata? Oppure da accompagnare a un ottimo pasto? Una buona birra può davvero fare la differenza.

Se sei un’amante della birra artigianale, oppure se sei semplicemente curioso, questo articolo fa per te!

agribirrificio villa chazil
Produzione birra artigianale Agribirrificio Villa Chazil

luppolo agribirrificio villa chazil
Luppolo Agribirrificio Villa Chazil

Come si produce la birra

Partiamo dalla produzione di questa bevanda, dalle origini così antiche che si pensa risalire addirittura a 5000 anni fa!

Per parlare della sua produzione, ovvero della birrificazione, è necessario prima introdurre gli ingredienti che compongono la bevanda, ovvero:

  • i cereali, solitamente si usa l’orzo, che vengono trasformati in malto attraverso il processo di germinazione chiamato maltazione;
  • il luppolo, una pianta che viene essiccata e macinata e che conferisce il tipico aroma e il sapore amaro;
  • il lievito, che trasforma il mosto in birra;
  • l’acqua, che, avendo un contenuto di sali minerali diverso in base alla regione, ne definisce il tipo di carattere.

A questo punto possiamo passare alle fasi della birrificazione.

  • Il primo step è quello della maltazione dei cereali, per produrre il malto. Può essere fatto con tutti i cereali, ma solitamente viene preferito l’orzo.
    Il cereale scelto è mescolato con acqua tiepida in vasche di macerazione, così comincia il processo di germinazione. In questa prima fase di produzione, inoltre, l’amido del cereale si trasforma in zuccheri semplici.
  • Il secondo step è quello della macinazione del chicco di cereale, che facilita l’assorbimento dell’acqua, che si mescola con gli zuccheri estratti dal malto.
  • Il terzo step è l’ammostamento. In questa fase il malto essiccato e macinato è mescolato con acqua per avviare il processo volto all’ottenimento del mosto, che converte gli amidi, rilasciati durante la fase di maltificazione, in zuccheri che possono essere fermentati.
  • A questo punto si passa alla cottura del mosto, che è trasferito in un bollitore. Successivamente, ad esso sono aggiunti il luppolo ed eventuali altri ingredienti aromatici.
  • A seguire, il mosto è filtrato, solitamente all’interno di un tino chiamato “centrifuga” per separare le particelle solide del mosto.
  • In seguito, il mosto filtrato viene lasciato raffreddare. In questa fase, è molto importante raffreddare velocemente il mosto, in modo tale che possa raggiungere un livello di temperatura che consenta al lievito di essere aggiunto. Infatti, quest’ultimo non può svilupparsi ad alte temperature.
  • Lo step seguente è quello della fermentazione, che avviene in più fasi. Il suo scopo è quello di trasformare gli zuccheri del mosto in alcol, anidride carbonica, la responsabile della schiuma, e sostanze aromatiche.
  • A questo punto avviene la maturazione o seconda fermentazione, che è infatti l’ultima fase della fermentazione. In questo step la birra è lasciata maturare in grandi tini a basse temperature.
  • A seguire, c’è lo step della filtrazione, che permette alla bevanda di diventare più limpida e trasparente. Questo passaggio non riguarda naturalmente le birre non filtrate, che appaiono infatti più torbide.
  • Tra gli ultimi passaggi della produzione, avviene la pastorizzazione, che, come nel caso della filtrazione, non avviene per tutte le birre. Con questo processo la birra è riscaldata ad alte temperature, per uccidere alcuni microrganismi presenti in essa ed essere conservata più a lungo.
  • Infine, a seguito di un accurato controllo di tutte le caratteristiche organolettiche, avviene l’imbottigliamento.

Forse a questo punto ti starai chiedendo, qual è la differenza tra una birra pastorizzata e una non pastorizzata?
La pastorizzazione è un procedimento volto ad eliminare alcuni microrganismi, attraverso il riscaldamento ad alte temperature. Grazie alla pastorizzazione la birra può essere conservata più a lungo, infatti, questa è una scelta che spesso viene fatta per le birre industriali, che devono durare di più.
I birrifici artigianali, però, scelgono di non pastorizzare le proprie birre, proprio per mantenere intatte tutte le sue caratteristiche e proprietà organolettiche.

Un’altra domanda che potrebbe esserti insorta potrebbe riguardare la differenza tra alta fermentazione e bassa fermentazione.
Prima di tutto la differenza risiede nel tipo di lieviti usati, quelli per la bassa fermentazione necessitano di temperature più basse, mentre quelli per l’alta fermentazione hanno bisogno di temperature più alte.
Per quanto riguarda le caratteristiche specifiche che questi tipi di fermentazione conferiscono alle birre, quelle a bassa fermentazione hanno un corpo più leggero e fresco e un sapore più delicato. Al contrario, quelle ad alta fermentazione sono più corpose e presentano aromi più speziati.

Non ce n’è una meglio dell’altra, va in base ai gusti personali!

Scopri di più in questo video in cui Birrificio Foràn illustra le varie fasi della produzione.

La birra senza glutine

Abbiamo detto che per produrre la birra viene utilizzato soprattutto il malto d’orzo, ma se ne cerchi una senza glutine, niente paura! Esistono anche loro.

Nella produzione di birre senza glutine sono solitamente utilizzati cereali che non contengono il glutine, come il riso o il mais, altrimenti sono prodotte “deglutinando” la bevanda, ovvero rimuovendo il glutine e rendendola “gluten removed” grazie all’utilizzo di enzimi specifici.

Sul nostro sito puoi trovare vari tipi di birra artigianale friulana senza glutine, ti basta cliccare qui!

Gli stili di birra

Nella scelta della birra più adatta da acquistare per una cena, un aperitivo o, perché no, anche solo da degustare per un momento di relax, avrai sicuramente pensato almeno una volta “quale stile dovrei scegliere?”.
Ovviamente, non c’è una regola generale, perché il gusto personale è sempre ciò che conta di più. In alcuni casi, però, può essere d’aiuto conoscere gli abbinamenti migliori per degustarla al meglio.

Prima di tutto, con stili di birre si intendono le diverse categorizzazioni delle birre secondo varie caratteristiche, come ad esempio il gusto, l’aroma, il colore o lo specifico metodo di produzione utilizzato.

Alcuni esempi possono essere lo stile Blanche, Lager, IPA, Stout e così via.

Continua a leggere per scoprire come goderti al meglio le tue birre preferite!

birrificio foran
Birre artigianali Birrificio Foràn

Quale birra scegliere e abbinamenti

Nel nostro negozio online di Fattorie Friulane trovi diversi tipi di birra artigianale friulana e, con essi, un consiglio su come abbinarle!

Una curiosità sulla birra artigianale
Lo sapevi che per essere definita artigianale, deve avere determinate caratteristiche?
Secondo la Gazzetta Ufficiale “si definisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione.”

Ecco qualche spunto, direttamente dal nostro negozio online e dai nostri produttori, per trovare le birre più adatte a te e scoprire come degustarle al meglio!

Cosa scegliere se…

ti piacciono le birre rosse
Prova la Sole Rosso in stile Irish Red Ale di Agribirrificio Villa Chazil. Ti consigliamo di berla insieme a qualche fetta di prosciutto di San Daniele per un abbinamento perfetto!
Prova anche la Birra Agricola SEO di La Fattoria di Pavia, una birra rossa, di malto d’orzo, rifermentata in bottiglia. Da assaggiare insieme ad arrosti, selvaggina, frico e polenta o Montasio DOP.

cerchi una birra chiara
In questo caso puoi scegliere la Blanche Arméria di Birrificio Foràn, una birra bianca ad alta fermentazione, con una schiuma ricca, che puoi bere insieme a pesce alla griglia, sushi, carni bianche e formaggi stagionati.

vuoi una birra misteriosa o particolare
Non possiamo che consigliarti la Code Buie di Agribirrificio Villa Chazil, che utilizza la canapa sativa invece del luppolo. Da accostare a un formaggio Latteria prodotto con latte fieno per esaltarne al meglio il gusto!
Assolutamente da scoprire anche la Stout Enigma C327 di Birrificio Foràn, una birra scura ad alta fermentazione il cui nome è esso stesso l’enigma. Da abbinare a carni rosse grigliate, formaggi stagionati e frutti di mare.

stai cercando una birra senza glutine
Le B.O.N.A., Lady White e St. Bernarda di Birrificio Foràn sono ottime se cerchi birre certificate senza glutine e anche biologiche! Le ultime due hanno anche ricevuto una medaglia di riconoscimento dal concorso internazionale di prodotti biologici di Limas in Francia “Concours International des Produits Biologiques et en conversion”.
Trovi anche la Birra Lussari di La Fattoria di Pavia, rifermentata in bottiglia e perfetta con cibi piccanti e speziati.

birra artigianale friulana foran
Birra artigianale Birrificio Foràn

Le birre che trovi sul nostro sito sono prodotte in Friuli da birrifici artigianali, che coltivano direttamente i cereali e si occupano della cura di tutta la filiera di produzione, dalla terra al prodotto finale. Sono davvero tutte da scoprire!

A questo punto probabilmente ti sarà venuta voglia di bere una bella birra artigianale friulana…comincia a degustare qui!